C’è bisogno di occhi da bambino per osare immaginare ciò che ancora non è, un Mediterraneo senza frontiere. A due mesi dal festival di cultura e cittadinanza che si tiene in Sicilia da tre anni, SabirFest, cui partecipa una comunità di persone diverse proveniente da 20 paesi differenti, si discute di come possa prendere corpo un grande progetto sociale, culturale e politico. E’ alla ricerca di un processo costituente dal basso per un Mediterraneo libero e unito che sia capace di coinvolgere, appassionare e interrogare molte piazze fisiche e virtuali, tutte quelle che si riuscirà insieme a raggiungere
di Gianluca Solera
Sono passati due mesi dalla chiusura di SabirFest 2017 (5 – 8 ottobre 2017), il festival di cultura e cittadinanza mediterranea che si tiene in Sicilia dal 2014, e di cui sono co-fondatore. Molte sono state le emozioni vissute, e molte le cose dette, soprattutto ai dialoghi sulla cittadinanza mediterranea, pietra angolare del festival, che riuniscono attivisti, pensatori, artisti e operatori della società civile da più di venti paesi, e che vanno sotto il nome di “comunità Sabir Maydan”. In questa nota ve ne racconto alcune.
Quest’anno, abbiamo sperimentato cose nuove e aperto nuovi percorsi. Innanzitutto, SabirFest ha per la prima volta toccato tre città, Messina, Catania e Reggio Calabria, con circa cento eventi distribuiti sui tre territori. Abbiamo quindi dato corpo all’idea iniziale dei fondatori, ovvero di creare un “festival dello Stretto” come spazio simbolico di incontro tra le due Rive del Mediterraneo. La strada è tracciata, e d’ora in poi Sicilia e Calabria lavoreranno insieme, mettendo insieme in un contenitore culturale le loro energie in favore di un riavvicinamento tra i popoli e le genti delle tante rive di questo mare.
SabirFest 2017 ci ha anche dato l’opportunità di tenere un “Sabir Off” a Napoli grazie alla collaborazione stretta con Cantiere Giovani di Frattamaggiore. L’evento si è concentrato sulle pratiche di accoglienza in Italia, ispirandosi al tema dell’ospitalità, che è stato l’argomento trasversale a tutto il SabirFest di quest’anno, il cui slogan è stato appunto: “(S)cortesie per gli ospiti”. Chiusa l’edizione 2017, la nostra ambizione è di moltiplicare gli spazi festival / forum di dialogo, creazione e riflessione strategica attraverso una rete trans-mediterranea di eventi “SabirFest”. Questa rete dovrebbe allargarsi l’anno prossimo a Tangeri (Marocco) e Opatje Selo (Slovenia), grazie all’interesse e alla disponibilità dei membri della comunità Sabir Maydan.
Cento eventi e un centinaio di ospiti, si diceva. Al di là dei numeri, SabirFest 2017 è stata l’occasione per lanciare finalmente il pre-Manifesto per la Cittadinanza mediterranea. Questo documento, frutto di un lavoro redazionale collettivo, è il messaggio politico della comunità Sabir Maydan, che ambisce a promuovere un Mediterraneo libero e unito, dunque a rovesciare una narrativa che ci vuole divisi, diversi e in contrasto. In altre parole, il pre-Manifesto è il nostro progetto sociale, culturale e politico per il Mediterraneo. Iniziato alla fine del 2015, questo lavoro collettivo si interruppe per riprendere il suo corso e arrivare a quello che abbiamo definito un “pre-Manifesto” da discutere su tutte le piazze fisiche e virtuali che possiamo raggiungere. In un vero e proprio esercizio costituente dal basso, vogliamo coinvolgere gruppi e associazioni disponibili a aprire un dibattito pubblico sul Mediterraneo che vogliamo.
È questo un esercizio che abbiamo sperimentato sul campo già durante SabirFest 2017, organizzando due sessioni aperte sul progetto di manifesto a Catania (con docenti e studenti universitari) e a Messina (con gli attivisti Sabir Maydan e gli organizzatori di SabirFest), e tre eventi sul territorio che abbiamo nominato “esercizi di ospitalità”. Questi ultimi ci hanno permesso di confrontarci su alcune delle tesi del progetto di manifesto con realtà locali che rappresentano questioni aperte proprie di questa regione: uno con i ragazzi del carcere minorile di Acireale (CT) su diritti di cittadinanza e riconoscimento culturale; uno con gli operatori dell’accoglienza di migranti e rifugiati a Messina sulla solidarietà; ed uno con la Camera di commercio di Reggio Calabria su sviluppo, prospettive economiche e frontiere.
Il pre-Manifesto è disponibile in italiano e inglese, ed è in corso di traduzione in arabo, serbo-croato e francese. È nostra intenzione disporre di più versioni linguistiche per moltiplicare le opportunità di confronto e consultazione. Il testo del pre-manifesto è disponibile qui.
Sabir Maydan vuole anche promuovere strumenti complementari e capaci di giocare un ruolo portante a livello di pensiero strategico, mobilizzazione, comunicazione e supporto ai gruppi locali che agiscono in favore di un Mediterraneo libero e unito. Già l’anno scorso, gli attivisti Sabir Maydan ne hanno parlato insieme (vedasi le conclusioni di SabirFest 2016 ). Se vogliamo immaginare un vero processo costituente dal basso, dobbiamo pensare oltre al messaggio politico anche alle forze che possiamo mettere in campo, che possano rappresentare gli involucri di un’architettura istituzionale trans-mediterranea volontaria e auto-organizzata. Se la nostra classe politica trova più redditizio speculare sulle chimere del nazionalismo o sogna di cancellare la stagione della Primavera araba e dei movimenti anti-austerità, noi vogliamo anticipare i tempi del Mediterraneo necessario, che ancora non c’è, ma che deve essere, pena il conflitto permanente in tutte le sue manifestazioni e il disfacimento delle democrazie. Se mi permettete la metafora, è come se dovessimo creare un governo-ombra del Mediterraneo, anche se un governo legittimo non esiste ancora. E per fare questo, di cosa abbiamo bisogno dunque?
Innanzitutto di uno strumento di informazione di respiro trans-mediterraneo, che racconti le cattive, ma anche le buone cose di questa regione, e lo faccia in più lingue, per offrire un racconto diverso, nonché fatti ed analisi che contribuiscano a fare maturare la consapevolezza di avere un destino comune. Subito dopo SabirFest 2017, abbiamo ricevuto almeno un paio di proposte per fare un media online, e ci dobbiamo lavorare. Poi abbiamo bisogno di formare i nuovi “cittadini mediterranei”, che vogliamo attivi e coraggiosi. Per questo, abbiamo pensato ad un istituto per la cittadinanza attiva nel Mediterraneo, che scambi saperi, pratiche e risorse tra gruppi di attivisti della regione, e che colleghi l’attivismo di terreno con la ricerca accademica e la comunità intellettuale e scientifica. Su questo, dopo un tentativo di ricerca fondi abortito negli anni scorsi, siamo ancora indietro. Infine, abbiamo bisogno: di campagne trans-mediterranee che coinvolgano cittadini e cittadine delle due sponde su questioni prioritarie di interesse comune, perché si cominci a fare politica al di là delle frontiere senza restare eurocentrici, mettendo in risalto come le stesse contraddizioni attraversino contemporaneamente i territori delle due sponde; e di incubatori per generare impresa e lavoro senza distruggere i nostri paesaggi, impoverire le nostre comunità o snaturare le nostre radici culturali, spostando il baricentro dell’innovazione economica sul Mediterraneo. Forse un portale per promuovere micro-iniziative per lo sviluppo locale e il lavoro nell’economia sociale e solidale?
La messe è abbondante, ma gli operai sono ancora pochi o dispersi. Godiamoci però almeno una buona notizia: Özlem Dalkıran, membro di Helsinki Citizens’ Assembly Turkey, uno degli organismi della comunità Sabir Maydan, è libera. Arrestata dal regime turco durante una riunione tra difensori dei diritti umani nel luglio di quest’anno, ha ottenuto la libertà condizionale a fine ottobre dopo una lunga battaglia giuridica. L’edizione 2017 di SabirFest era stata dedicata proprio a Özlem, a padre Paolo Dall’Oglio e alle persone morte tentando di attraversare il mar Mediterraneo.
Purtroppo, ci sono altri amici, ai quali sono state dedicate le edizioni passate di SabirFest, e che si trovano ancora in galera, come il blogger egiziano Alaa Abdelfattah o il giornalista egiziano Ismail Iskandarany. A nome di tutte le amiche e di tutti gli amici di SabirFest e della comunità SabirMaydan, chiediamo ancora una volta la loro liberazione immediata! Ultima cosa: il fumetto che accompagna questo resoconto ci è stato donato dall’artista siriana Diala Brisly, che ha voluto così interpretare il manifesto per la cittadinanza mediterranea. Occhi da bambino, ecco cosa ci vuole per osare immaginare ciò che ancora non è, un Mediterraneo senza frontiere.
Note
a) Il programma completo di SabirFest 2017 è disponibile qui.
b) Lisa Ariemma, membro del movimento No TAV, racconta in un bellissimo articolo che cosa è stato SabirFest 2017 per lei.
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