Centinaia di persone dalla Sicilia a Bolzano, da Torino al Friuli e all’Albania. Movimenti, associazioni, giuristi, semplici cittadinə interessatə. Una lunga e intensa giornata (domenica 13 ottobre, a Bologna) di incontro e di discussione, di assemblee aperte e approfondimenti tematici (monitoraggio e pratiche di supporto; salute; processi di irregolarizzazione; esternalizzazione e Albania: questi i quattro tavoli) che ha sancito la necessità di continuare con forza questo percorso, stringendo nuove alleanze e instaurando complicità con tutte le soggettività che vogliono fermare il sistema dei CPR e della detenzione amministrativa.
Un sistema che il governo Meloni sta rafforzando con ferocia proponendo nuove aperture dei lager del nostro tempo, nei nostri territori come in Albania.
Proprio di fronte alle prime deportazioni in corso verso i centri in Albania sentiamo il dovere di esprimerci pubblicamente e chiamare tutta la società ad opporsi a questo accordo. Non possiamo accettare inermi un altro attacco alla libertà di movimento e permettere che questo diventi un modello replicato in tutta Europa perché, come abbiamo riportato nel nostro appello alla giornata di ieri, crediamo che l’Italia e l’Europa rappresentino terra di speranza in cui vivere una vita migliore, dove godere di libertà frutto di lotte passate e presenti. Solo così possiamo costruire un futuro più giusto ed equo per tutti e tutte.
Siamo usciti da questa giornata con la necessità di continuare a discutere ma soprattutto di organizzarci. Due le proposte principali emerse, tra le tante da portare avanti: la convinzione della necessità di una 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐮𝐬𝐚 con e a supporto dei territori che lottano, in solidarietà con le persone recluse, per la chiusura dei CPR e contro nuove aperture, pensando anche a una giornata di protesta diffusa collettiva; la costruzione di una 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬-𝐚𝐝𝐫𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚, 𝐝𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐢 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐛𝐚𝐧𝐞𝐬𝐢 𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐄𝐮𝐫𝐨𝐩𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐥𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐢𝐠𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢 che lottano contro la violenza delle frontiere, che in Albania si oppongono all’accordo di esternalizzazione, nodo cruciale per un’Europa democratica. Una mobilitazione che arrivi sotto l’ambasciata italiana a Tirana per poi spostarsi sotto le strutture a Lezhe che l’accordo Rama-Meloni ha reso vere e proprie colonie detentive.
Il processo di opposizione contro la barbarie dei CPR continuerà a essere largo, radicale (in nessun modo per noi possono essere riformati) e, siamo convintx, fondante per un’Europa e un mondo di ponti e non di fili spinati, contro le derive di questa Europa securitaria e dei nazionalismi crescenti.
𝐋𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐯𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝟑 𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐞 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞, creando alleanze e complicità con chiunque contrasti l’esistenza e la nascita di questi luoghi, simbolo di un razzismo istituzionale irriformabile.
[Assemblea nazionale No Cpr]
Lascia un commento