La cooperativa “Altra Economia” lancia una campagna di ricapitalizzazione. È un momento decisivo per la continuità di una rivista e di una casa editrice che hanno una lunga storia alle spalle e un lungo cammino da percorrere. Un cammino difficile quanto necessario per garantire un futuro plurale all’informazione indipendente e una riserva di notizie, approfondimenti e inchieste. L’editoriale del direttore spiega perché è oggi che questo racconto del mondo va messo in sicurezza
“Too big to fail”, troppo grande per fallire. Ricordate l’espressione? Deve il suo successo a un fallimento, quello della “grande recessione” scoppiata negli Stati Uniti a partire dal 2006-2007 per la crisi dei mutui subprime, poi propagatasi come una pandemia. Troppo grandi per fallire furono ritenute all’epoca alcune banche, anche quelle senza scrupoli, salvate dai governi. “È la fine del capitalismo”, si disse. Era il capitalismo, fine.
Proprio in mezzo a quella crisi, il 30 giugno 2007, è nata la cooperativa “Altra Economia”, editore di questa rivista e dei libri, garanzia della nostra indipendenza. Gli scopi che si erano dati i soci fondatori sono un vaccino per l’oggi, sotto le sberle del virus. Qualche esempio. “Dare spazio a un’altra concezione dell’economia che, a partire dai bisogni insoddisfatti dei poveri del mondo e dalla responsabilità verso le generazioni future, si orienta verso la sobrietà e la giustizia”. Oppure “dare visibilità e spazio a stili di vita e iniziative produttive, commerciali e finanziarie ispirate ai principi di sobrietà, equità, sostenibilità, partecipazione e solidarietà”. Con lo sguardo rivolto “ai temi del commercio equo e solidale, della finanza etica, della cooperazione internazionale e alle diverse forme di economie popolari al Sud e al Nord del mondo”. Dove “l’idea di benessere dipenda meno dalle proprietà e dai consumi e dove sia invece rivalutato il senso della qualità della vita, di un ambiente sano, delle relazioni affettive e sociali, del bene comune”. Stando attenti ai “destini di interi popoli e nazioni, là dove i poteri forti operano nella dimenticanza o nel disprezzo”.
Opponendosi al pensiero unico, facendo “emergere gli interessi di parte dietro le ideologie economiche dominanti”. Mettendo sotto la lente le multinazionali, “perché là dove le dimensioni, gli interessi e il potere economico sono più grandi, le ricadute sono spesso sconvolgenti ed è più frequente che i crimini contro l’uomo e l’ambiente passino sotto silenzio”. Illuminando le scelte dei consumatori, raccontando la “storia sociale, ambientale e commerciale dei prodotti”, scegliendo la pubblicità e facendo “prendere coscienza del potere reale che è insito nei nostri gesti quotidiani e della responsabilità che ne deriva”. Dando voce a chi si oppone alle “scelte economiche delle imprese e dei centri di potere che attentano ai diritti umani, sociali e politici”.
A quelle idee vogliamo bene in tanti: la cooperativa conta oggi oltre 650 soci, di cui otto lavoratori, proprietari di un’informazione indipendente nel contenuto e nella forma. Le grandi crisi segnano però in modo beffardo il percorso di Altra Economia. Nella “precedente” siamo nati, in questa appena scoppiata ci ritroviamo con il fiato corto, troppo corto.
E il rischio concreto è che nel momento spartiacque, la nostra cooperativa, mai così necessaria, possa fermarsi. Con il capitale attuale potremmo infatti non assorbire l’impatto di anni difficili, quelli che ci siamo lasciati alle spalle e quelli che ci aspettano.
Addolcire la questione non sarebbe corretto nei confronti di quelle idee così chiare: per esserci domani Altra Economia deve ricapitalizzarsi adesso, trasformando la sua fisiologica fragilità in piccola forza. Per farlo occorrono “mille azioni”. Sul piano economico abbiamo in testa un progetto triennale di rilancio. Ma l’urgenza oggi è su quello patrimoniale: se non ci mettiamo al riparo subito non avremo il tempo per ripartire. Per questo vi chiediamo di partecipare alla nostra campagna straordinaria di ricapitalizzazione. Tutte le informazioni e le modalità sono qui: soci.altreconomia.it.
La quota minima è 50 euro (per le persone fisiche). A chi ci legge – da una vita o da oggi – e non è ancora socio diciamo “il momento è ora”, a chi lo è già proponiamo uno scatto ulteriore, quello di portare nuova linfa aumentando la propria quota o attivandosi per raccogliere donazioni da terzi, da versare poi come capitale sociale.
Se nei prossimi mesi non dovessimo riuscirci, avremo perso tutti una cosa bella, a partire da quel modo di leggere, raccontare, desiderare il mondo. Avremo perso la voce. Insieme però possiamo farcela: in fondo, Altreconomia è troppo grande per fallire.
Lorenzo dice
L’informazione indipendente in Italia è una rarità. Altreconomia fa da vent’anni un lavoro di inchiesta e documentazione di alto valore professionale. È un bene comune delle economie solidali. Diventiamo soci