Certo, il paesaggio, una delle ricchezze più straordinarie dell’angolo di mondo in cui viviamo, va strenuamente difeso dalle mire predatorie di chi pensa solo ad accumulare profitti e dalle deturpazioni che non cessano di minacciarlo. Siamo certi, tuttavia, che per una tutela efficace ci sia proprio bisogno di un Piano? Lo scorso anno solo la Toscana e la Puglia, tra le venti regioni italiane, hanno completato e presentato i loro, eppure i Piani territoriali sono del tutto indispensabili a comprenderlo, ad analizzarlo e leggerlo in profondità, il paesaggio. Che non è una rappresentazione modellistica e non si può rinchiudere negli spazi di un museo ma vive nella nostra epoca, esposto ai venti della storia del mondo. La tutela di un paesaggio comincia e non si esaurisce nel vincolo. La pianificazione del paesaggio può diventare in Italia una fertile officina in cui scoprire come le dinamiche del mercato possono essere piegate e impiegate in un disegno in cui torna a primeggiare l’umana progettualità
di Piero Bevilacqua
Come ben sanno le persone colte d’Europa e dei vari paesi del mondo, l’Italia eredita, con poco merito dei contemporanei, un patrimonio di inestimabile valore: il suo paesaggio. E forse occorrerebbe aggiungere che questo, subito dopo la tradizione culinaria, costituisce il connotato identitario più spiccato del nostro Paese, quello che ne fa appunto il Bel paese e che nell’immaginario internazionale fa dell’Italia, l’Italia. Eppure quanta fatica per le ristrette avanguardie nazionali, che sono consapevoli di questa eredità unica al mondo, di tutelarlo, di sottrarlo ai miopi appetiti della classe dirigente della nostra epoca, priva di progetti e cultura, che vorrebbe ricavarne soldi e legna da bruciare nel misero focolare della crescita.
Ma si tratta per lo più di norme, sforzo di una progettualità avanzata, prive di supporti economici adeguati, di cogenza giuridica e di impulso economico, soprattutto svincolate dalle politiche generali dell’Unione. Basti pensare che nei programmi della Commissione Europea, in tutte le sue numerose aree di intervento, il tema paesaggio non compare mai. Mentre le politiche agricole comunitarie, appaiono del tutto scollegate dalle dinamiche di tutela e pianificazione dei paesaggi rurali, che tanto peso hanno nel profilo identitario del paesaggio italiano ed europeo.
Su questi temi e soprattutto sulle strategie che hanno ispirato l’elaborazione del piano paesaggistico della Toscana, ritorna ora un prezioso volume, destinato a costituire un punto di riferimento imprescindibile per tutti i futuri interventi sul paesaggio, in Italia come negli altri paesi. Si tratta del testo, a cura di Anna Marson, che è stata assessore all’Urbanistica e pianificazione territoriale nella precedente giunta della regione Toscana, e ha avuto un ruolo fondamentale per la sua approvazione: La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il piano della Toscana, Prefazione di Enrico Rossi, Laterza, 2016, €34.
E’ bello il paesaggio consolidato che rimanda ad organizzazioni socio culturali stabili e fa sognare di vivere quella stabilità, quella sicurezza, quella sensatezza del rapporto comunità / territorio. Un epoca di trasformazione costante difficilmente può dar luogo a paesaggi verificati e stabili. Possiamo arricchire il territorio di piante, ma non per questo riusciremo a fare paesaggi belli. Vivere la trasformazione non è semplice, ma se fatto con consapevolezza può essere emozionante.