La dodicesima edizione della più grande festa pugliese dedicata alla terra e all’ambiente nel segno di uno dei maggiori problemi del nostro tempo: le migrazioni climatiche. Fino al 31 agosto una lunga e ricchissima notte costellata di incontri, confronti, giochi, installazioni artistiche, spettacoli teatrali e mostre fotografiche per portare alla luce, ricordando Italo Calvino, in mezzo all’inferno quel che inferno non è. Dall’insegnamento di esperienze straordinarie, come quella che ha fermato l’avanzata del deserto del Sahel – con metodi e tecniche naturali frutto di culture tradizionali – la Notte Verde di Castiglione d’Otranto rilancia la spinta per ripensare in profondità la resistenza al saccheggio che estrae valore dalla vita e la relazione tra territori e comunità

Quella di Castiglione d’Otranto, qualche decina di chilometri a sud di Lecce, è la più grande festa pugliese dedicata alla terra e all’ambiente. Si chiama La Notte Verde, ed è una notte lunga quanto costellata di racconti, incontri, confronti ed eventi di formazione, gioco e festa in comune. Cominciata con l’anticipazione del 28 agosto – quando si è preso a ragionare sul futuro dell’agricoltura naturale e della relazione tra territori e comunità in una regione, quella del Sud del Salento, dove l’incuria e l’abbandono della terra, con conseguente esposizione al rischio di desertificazione, sono problemi seri e antichi – troverà il suo culmine nell’appuntamento serale di giovedì 31. Che è intitolato “Non moriremo deserto. La resistenza dei popoli e le migrazioni climatiche“, un intenso dialogo tra Virginia Meo, presidente del Gruppo umana solidarietà (GUS) e Loukmane Sawadogo, l’ospite d’eccezione di questa XII edizione della Notte Verde.
Loukmane è il figlio di un contadino del Burkina Faso, noto ormai in tutto il mondo come “l’uomo che ha fermato il deserto”. Per oltre 40 anni ha piantato alberi con una tecnica ancestrale, quella delle fosse zai, dove nulla si immagina che dovrebbe crescere. Quando Yacouba Sawadogo ha cominciato la sua impresa, nel 1974, veniva osteggiato e deriso persino dai capi-villaggio della provincia burkinabé di Yatenga. Oggi, superati gli ottant’anni, il coraggio e la tenacia della sua resistenza – ha salvato dal deserto più di 40 ettari di terreno – non sono più un miracolo ma un esempio, straordinario quanto illuminante, per il mondo intero. Lo testimoniano, tra le altre cose, il Right Livelihood Award, una sorta di Nobel alternativo, ottenuto nel 2018 e il titolo di “Campione della terra” che il Programma dell’Onu per l’ambiente gli ha conferito nel 2020. Loukmane Sawadogo, ospite del Gus nel suo viaggio in Italia, naturalmente, alla guida dell’associazione Arbres et Arbustes, sta camminando nel solco del sentiero tracciato dal padre.
La partecipazione di Sawadogo alla Notte Verde di Castiglione d’Otranto illustra alla perfezione un evento nato per portare alla luce chi e cosa, in mezzo all’inferno, inferno non è, un’espressione che affonda le sue radici in una citazione tratta da “Le città invisibili” di Italo Calvino. Ed è proprio a Calvino , nel centesimo anniversario della nascita, che è dedicata la XII edizione, “un precursore della formazione di una coscienza ecologica in Italia, poiché con raffinatezza è stato capace di cogliere e denunciare la degradazione ambientale in corso negli anni del boom economico e di mettere in relazione il malessere esistenziale con una natura precaria e corrotta da scelte umane votate unicamente al profitto”, spiega con efficacia e lucidità la bella brochure che introduce e contiene il programma della festa salentina.

C’è un enorme lavoro di ricerca, confronto, apertura all’accoglienza e all’intreccio culturale così come alla lettura critica della realtà e dei nessi tra i grandi fenomeni del nostro tempo – le migrazioni, le conseguenze dei cambiamenti climatici, certo, ma anche molto altro – alla base dell’impegno quotidiano della coalizione dei soggetti associativi che promuove la Notte Verde. Un impegno “fondato sul rifiuto di un sistema capitalistico che scarica le sue storture su chi è meno forte e più esposto sui territori da cui estrae ricchezza per portarla altrove, a beneficio di pochi e nelle tasche solo di alcuni, alimentando squilibri ambientali e sociali di portata epocale“, si afferma ancora nella brochure. Un sistema che però, sarà bene precisarlo, è anche capace di mutuare il “nostro” lessico (“biologico”, “sostenibile”, ecc.) e di appropriarsi di pratiche virtuose svuotandole di senso per piegarle poi alla speculazione come nel caso delle riforestazioni che promuove il greenwashing.

Di tutto questo e di molte altre cose ancora si parla, senza dimenticare i piaceri del fare e dello stare insieme, in queste intense e piacevoli giornate salentine. Dalla creazione di economie comunitarie alla cooperazione tra contadini; dai laboratori per i ragazzi che avvicinano al concetto di ecologia tra giochi, profumi e silenzi allo spettacolo di burattini del “Piccolo teatro del Pane”; dalla mostra fotografica intitolata “Capitalocene. Immagini della crisi climatica in Italia” di Michele Lapini all’installazione “Vinculum” di Luigi Coppola sulla facciata di Palazzo Bacile.
In una fine estate segnata, anche in Italia, da sempre più ricorrenti “fenomeni estremi”, quello che arriva dalla Notte salentina, terra ormai assai esposta agli stereotipi generati dal turismo di massa e dallo stillicidio degli sbarchi, è davvero un bel segnale. Lo regalano, soprattutto, lunghi e faticosi percorsi di reciproco aiuto e auto-organizzazione delle reti locali, i soli capaci di far fronte davvero ai bisogni effettivi nati dall’esclusione sociale. Non si tratta solo di porre rimedio alla mancanza di servizi ma di rovesciare situazioni di debolezza in genere consegnate a logiche emergenziali cronicizzate trasformandole in occasioni, talvolta perfino di festa, per sperimentare condivisione e autogestione coltivando speranze. In questo senso, l’insegnamento di esperienze come quelle “dell’uomo che fermò il deserto” e di chi continua la sua avventura sono di straordinaria importanza. Anche perché conosciamo bene l’insaziabile brama di potere e di accumulazione di coloro che, come avrebbe forse detto Calvino, dalla diffusione di quei saperi avrebbero solo da perdere.
Qui la brochure con il programma completo:
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