di Rota fixa*
Domani mi imbarco per Osaka e lascio Shanghai, che insieme a Pechino è stata la mia unica esperienza cinese. Propongo dunque qualche mia impressione sullo stato dello spostamento personale nelle due più grandi città cinesi.
1) La bici, qui, è un mezzo assolutamente normale, né meno né più degli altri. La prova è che le è vietato l’accesso nelle aree pedonalizzate come se fosse un’automobile; ma ha uno spazio indicato -e a volte protetto, per l’intrinseca fragilità dell’insieme uomo/mezzo- su ogni lato di ogni strada. Spazi che valgono anche per i motorino, i tricicli e i carretti, sempre per lo stesso motivo.
2) La bici può quasi tutto, come i taxi peraltro (che però non usano il controsenso perché larghi). Ha solo un predatore naturale, l’autobus, che domina incontrastato le strade. I taxi inoltre seguono le stesse regole di traiettoria delle bici e bisogna evitare di intersecarsi.
3) Andare di notte senza luci è normale e gli altri se lo aspettano. Questo perché il numero immenso di motorini elettrici lo favorisce: hanno l’abitudine di non accendere le luci per risparmiare energia. È un dato di fatto compreso e avallato da tutti, e le luci diventano d’un tratto inutili.
4) Il rispetto automobilistico per le bici è piuttosto alto. Non come in Svizzera o nei paesi del nord Europa, ma simile anche se diverso. Deriva, secondo la mia sensazione, non da una nuova educazione stradale ma al contrario da una antica. Qui la bici non ha mai smesso di esistere su strada, e la sua presenza è un dato di assoluta normalità, che non induce comportamenti concorrenziali o peggio di stampo direixenofobo: tutti ne hanno una e hanno amici e parenti che la usano. Il ciclista insomma non è l’estraneo. Non mi sono mai sentito così tranquillo in città così trafficate.
4bis) Nessuno corre.
5) Avere una targa in Cina è una lotteria, nel senso letterale del termine. Oltre a costare molto, la targa viene estratta a sorte ogni due mesi, pare che la quota di vincitori sia di uno su mille, grossomodo. Non assicuro l’esattezza di questa informazione, che mi deriva da semplici chiacchiere con chi ho incontrato.
Il che comunque vuol dire che l’intenso (ma fluido) traffico veicolare potrebbe essere immensamente peggiore.
È un’idea che andrebbe consegnata agli amministratori italiani, se ce ne fossero ancora di vivi.
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* Paolo Bellino, noto come Rotafixa. giornalista, costruisce bici oppure insieme a molti altri promuove campagne come #salvaiciclisti (lo fa per far capire una cosa semplice: l’automobile in città non serve, basta la bicicletta e le città sarebbero molto più serene e vivibili). Da alcune settimane ha deciso di festeggiare i suoi primi cinquant’anni con un giro del mondo (e questa è la tappa in Cina), naturalmente in sella a una bici autocostruita. Una bici per rifiutare il dominio dell’auto, costruire nuove relazioni e gridare contro l’orrore dei campi di concentramento. Il racconto giorno per giorno del viaggio in bici per il mondo di Rotafixa le potete trovare su escoafareungiro.com
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