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Non siamo bancomat, lavoriamo anche noi

Marina Mastropierro
18 Aprile 2012

«Siamo il grande assente nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro». Comincia così un appello diffuso dalle lavoratrici e dai lavoratori della conoscenza, dello spettacolo, della cultura e della comunicazione, della formazione e della ricerca, autonomi e precari del terziario avanzato. «Questo – scrivono  – è il momento di promuovere, oltre i confini delle singole categorie, la consapevolezza di un obiettivo comune: creare il diritto effettivo e universale di cittadinanza e un dovere di solidarietà sociale». E su questi temi lanciano anche un’assemblea il 5 maggio (dalle 10 alle 14) alla Città dell’altra economia a Roma.

Si tratta insomma di coloro che sopravvivono con la partita Iva, i contratti di collaborazione, le borse di studio nonostante ogni giorno producano beni comuni «intangibili e necessari: intelligenza, relazioni, benessere sociale».

«Invece di tutelare un terzo della forza lavoro attiva in Italia – si legge ancora nell’appello -, oggi si preferisce trattare sei milioni di persone a mo’ di bancomat per tenere in vita un sistema fallimentare. Si continua a non prendere in considerazione la possibilità di un reddito di cittadinanza, una delle forme di welfare in grado di contrastare l’enorme processo di esclusione sociale in corso».  Nei loro obiettivi, c’è prima di tutto l’esigenza che siano riconosciuti nuovi diritti sociali fondamentali per le lavoratrici e i lavoratori autonomi in maternità o paternità, in malattia, nella transizione tra impieghi; «diritti che garantiscano una retribuzione adeguata «e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa», com’è sancito dall’art. 36 della Costituzione».
Al momento hanno aderito, tra gli altri, La Balena-collettivo di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale (Napoli); Cantieri che vogliamo (Palermo); Consorzio Città dell’Altraeconomia 2.0 (Roma); Coordinamento Cultura Bene Comune-Roma; Errori di stampa, coordinamento giornalisti precari; Diversamente Occupate (Roma); Lavoratori dell’arte (Milano); Il Quinto Stato; Rete della conoscenza; Sale Docks- spazio indipendente per le arti visive e sceniche (Venezia); Scrittori Precari; Teatro del Lido di Ostia Occupato; Teatro Valle Occupato (Roma); Università Bene Comune; Tilt. Il testo completo dell’appello è qui, questo è invece l’indirizzo di posta elettronica per inviare l’adesione:

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