La testimonianza audio in italiano di Nawal Soufi – nota attivista «migrante in terra di migranti» come ama definirsi, da tempo un punto di riferimento essenziale di sostegno pratico e psicologico per quanti affrontano le rotte del Mediterraneo – sulla strage del 14 giugno nel mare Egeo. Nawal è rimasta in contatto con alcune delle persone a bordo fino a poco prima del disastro. Consigliamo di ascoltarla per intero, dura solo 13 minuti, ma soprattutto – per chi può – consigliamo di andare sulla sua pagina facebook (il link è sul suo nome qui sopra), dove – accanto alle foto di alcuni dei volti delle persone lasciate affogare in questa nuova tragedia, ancora poche ore fa ha scritto: “Fino alle 5 del mattino abbiamo raccolto i dati dai familiari e adesso speriamo di poter aiutare nell’identificazione dei cadaveri. Chiedo a chi ha il potere decisionale in Europa di guardare negli occhi queste persone. Fino a quando non verranno aperti canali legali per far entrare queste persone in Europa, saremo sempre allo stesso punto. Continueranno a morire esseri umani nelle acque italiane, maltesi, greche, spagnole e i trafficanti di esseri umani continueranno ad arricchirsi”.
![Cattura della nave che affondò](https://www.elsaltodiario.com/uploads/fotos/r600/75aa629c/egeo.jpg?v=63854064982)
A 48 ore dal naufragio del peschereccio a 80 chilometri al largo di Pylos, sulla costa greca, che ufficialmente è già costato la vita a 78 persone, le testimonianze continuano a mettere in discussione la versione ufficiale sulle circostanze della strage. 568 persone risultano ancora disperse e le possibilità di ritrovarle vive sono ormai nulle; la nave, affondata, rimane a 5.000 metri sul fondo del mare. Tra le persone fatte scomparire, com’è ormai noto, vi sono un centinaio di bambine e bambini.
Oggi si sa che, contrariamente a quanto pubblicato in precedenza – anche da El Salto – la nave non è partita dalla Libia ma dall’Egitto, sebbene abbia fatto rifornimento nel suo passaggio nel porto libico di Tobruk. Nove persone, nove uomini egiziani, sono state arrestati per traffico illegale di esseri umani. Il costo di ogni biglietto andava dai 6.000 ai 9.000 euro. Le persone arrestate saranno processate in Grecia per omicidio di massa.
Il capitano della nave, a quanto si sa, sarebbe affondato con essa, anche se altre testimonianze raccolte dalla Ong Alarm Phone indicano che il capitano è riuscito a fuggire dalla nave su un’altra imbarcazione.
![](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2023/06/FykrYhiWAAA8s9J.jpg)
Il caso ha scatenato una guerra di versioni. La guardia costiera greca, che insieme a Frontex era stata allertata dei problemi con la nave, sostiene di essersi avvicinata per soccorrere i passeggeri, ma che il peschereccio avrebbe assicurato di non volere i soccorsi perché l’obiettivo era di raggiungere l’Italia e non la Grecia.
Nawal Soufi, attivista per i diritti dei rifugiati, è stata la persona che ha notificato alle autorità greche la deriva della nave. Soufi era in contatto con uno dei membri dell’equipaggio. Prima del naufragio, Soufi ha ricevuto una serie di chiamate sulle emergenze a bordo: “Hanno riferito di avere sei morti a bordo, sei cadaveri, tra cui un ragazzo di 16 anni e altre persone che si erano ammalate”, ha detto in un audio posto sulla sua bacheca di Facebook.
A questo link, tratto dalla sua pagina facebook, la testimonianza in italiano di 13 minuti di Nawal Soufi per i moltissimi giornalisti che l’hanno cercata e chi vuole ascoltarla
![](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2023/06/328246950_919059639225614_2143431210180711803_n-300x200.jpg)
Secondo l’attivista, l’equipaggio non ha mai rifiutato di essere rimorchiato in Grecia. Ciò stride con la versione della guardia costiera, la quale sostiene che l’equipaggio si è rifiutato di virare verso le coste della Grecia e che senza questa collaborazione sarebbe stato “impossibile” modificare la rotta della nave.
Soufi spiega nella registrazione che una imbarcazione si è avvicinata al peschereccio su cui viaggiavano queste centinaia di persone e ha legato due cime con l’intenzione di rimorchiarla. Bottiglie d’acqua sono state lanciate da quella imbarcazione e sono seguite scene di caos. Il peschereccio che ha fatto naufragio era in pessime condizioni. Il motore si è spento e ha cominciato a oscillare violentemente. Un centinaio di persone, per lo più uomini, che si trovavano sul ponte della nave sono riusciti a sfuggire alla strage; la maggior parte di quelli che sono rimasti nella stiva sono morti o sono dispersi.
Le testimonianze dei sopravvissuti sono confuse: l’imbarcazione di soccorso, secondo alcuni, avrebbe cercato di dirigere il peschereccio verso le acque italiane – pratica legata alla disputa di confine tra gli Stati di prima destinazione –, altri sopravvissuti riferiscono dell’episodio delle cime come elemento fondamentale per la destabilizzazione della nave.
In Grecia sono stati decretati tre giorni di lutto e sospesi gli eventi elettorali per il voto del 25 giugno, quello in cui il governo di Nuova Democrazia conta di consolidare la propria maggioranza. La strage di questa settimana ha ovviamente riproposto il dibattito sulle frontiere all’opinione pubblica di un Paese in cui le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo si sono fatte più dure. La ONG Alarm Phone esige un’indagine indipendente sulle azioni delle forze greche e dell’esercito di frontiera europeo, Frontex: “Chiediamo che la ricerca delle persone scomparse continui e che, prima della sepoltura, sia prelevato il DNA di tutti i corpi, ” conclude.
L’articolo qui è sopra è solo una ricostruzione molto sintetica di quel che finora si sa sul naufragio fatta da El Salto, serve soprattutto ad accompagnare la parte rilevante basata sull’audio di Nawal Soufi
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