C’era una volta un cacciatore. Ovvero, mettiamo che quest’ultimo sia colui che qui scrive e racconta. Immaginiamo che sia uno di quelli esperti e con tanti anni alle spalle passati a imbracciare il fucile e a impallinare animali.
Figuriamoci che sia arrivato al punto in cui non riesca a provare più alcuna empatia verso le creature a cui tolgo la vita. Altrimenti, sarebbe impossibile essere me, non credete?
Ora, nei panni di costui, leggo le notizie di oggi e vengo a sapere che la Regione Abruzzo intende abbattere più di 400 tra cervi e cerbiatti e che per il periodo di caccia garantisce 50 euro per ogni cucciolo ucciso e 250 euro per i maschi adulti. Il tutto perché danneggiano l’economia agricola e le colture locali.
Immaginiamo che il sottoscritto non viva in Abruzzo e che in questo momento abbia particolarmente bisogno di aumentare le sue entrate. Ovvero, che sia facilmente solleticato all’idea di guadagnare qualche soldo in più, il che presumo valga per chiunque. Per tale ragione, capirete che non possa fare a meno di sussultare sulla sedia leggendo che per i non residenti le tariffe verranno raddoppiate. Così, prendo nota del giorno di apertura della suddetta mirata stagione di caccia, ovvero il prossimo 15 ottobre, di quello in cui avrà termine, il 15 marzo 2025, e mi accingo a preparare tutta l’attrezzatura necessaria. Fin qui, nulla di strano. Tutto normale, trovandomi nei panni che solo per questo momento ho deciso di indossare.
Ciò malgrado, immaginiamo che le mie condizioni economiche siano davvero gravi e che non stia passando un periodo del tutto sereno. È probabile quindi che consideri l’occasione in oggetto ideale per dare una svolta in qualche modo diversa non solo alle mie tasche ma anche alla mia vita. Un’esistenza in cui prendere il fucile e ammazzare animali è stato molto di più che uno sport. Allora, mettiamo che mi piaccia farlo. Che mi faccia stare bene. E quando stai decisamente male, ti attacchi a quel poco che ti fa sentire meglio in modo spesso esagerato e morboso.
Anche questo credo sia uno scenario assolutamente plausibile.
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Così, arriva il giorno fatidico e in compagnia del mio fedele sputa fuoco mi reco sul luogo del delitto annunciato.
Come detto, sono esperto. Sono bravo, quindi. Non ho scrupoli. Mi piace togliere la vita agli animali. E più che mai in questo momento avverto la voglia di farlo. Se poi mi pagano pure… Indi per cui, dal primo giorno all’ultimo esaurisco tutte le cartucce che ho portato con me. Anzi, a essere onesto le finisco dopo neppure un mese, ma non essendo un novellino so benissimo come e dove rifornirmi ovunque.
Quello che nessuno degli organizzatori di questa manna per gli uomini dal grilletto perennemente affamato ha previsto è che un cacciatore ragiona come tale e se gli dai il potere di risolvere a modo suo i problemi del mondo, ti aiuterà a ricordare che sa fare una cosa sola. In una parola, uccidere.
Così, alla fine mettiamo che mi presento a battere cassa come tutti gli altri, ma coloro che devono pagarmi il dovuto si accorgono subito di non aver fatto i conti a dovere nel mio caso. Perché, come dire, diciamo che mi sono portato avanti con il lavoro e allora, preso dalla foga, sono uscito fuori dai margini. Perché siamo onesti: mica solo i cervi e i cerbiatti possono risultare un problema per contadini e allevatori. Pure i lupi, non è così? E che dire degli orsi bruni? Per non parlare delle volpi. E i cinghiali? Li vogliamo dimenticare? Le vipere, cavolo! E allora buttaci dentro pure i tassi, le linci, i caprioli e perfino l’arvicola delle nevi, che non sapevo come fosse fatta finché non le ho sparato un proiettile in fronte.
Insomma, mi sono fatto prendere dalla mano. Anzi, dallo sparo e dal rumore di quest’ultimo che all’improvviso rimbomba nel silenzio per rammentare al mondo che io esisto. Mi è stato dato il potere di togliere la vita e ora esigo di essere pagato di tutto.
Forse mi sbaglierò, ma anche tale assurdo finale non mi sembra affatto inverosimile…
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Angelo De Fina dice
La caccia, intesa come sport è un abbominio totale. Ma anche se fosse intesa come sport lo sarebbe comunque, perchè ucciere non è mai una cosa intelligente e accetabile. I cosidetti cacciattori dovrebbero capire che quello che fanno è solamente un crimine impunito, e sopratutto regolamentato, cosa questa assurda, regolamentiamo l’uccisione. Prendendo spunto da quanto scritto e promesso la regione Abbruzzo è governata da imbecilli. Pensate che in questo stato di fatto posso addiritura ritenere che “uccidere sia un lavoro” visto che viene ricompensato.