Ecco come la redazione di Milano in Movimento ha concluso la diretta sulla manifestazione del Primo Maggio. Qui il resto della cronaca e le foto della giornata.
Abbiamo iniziato la giornata raccontando una piazza che si riempiva di 50mila persone, di spezzoni pieni di gente e colori che hanno portato per le strade della città capitale della crisi le ragioni del proprio no a Expo e al modello di sviluppo che Expo mette in vetrina.
Il modello della deroga ai diritti di tutti per tutelare gli affari di pochi, il modello dei soldi pubblici finiti nelle tasche delle banche, degli speculatori, delle mafie che si aggiudicano gli appalti e finanziano il sistema, che sono parte integrante di un sistema al quale da tempo opponiamo le ragioni di un no che è fatto di contenuti, di costruzione di reti e percorsi di lotta.
Expo è stato, è e sarà per i prossimi 6 mesi la sperimentazione avanzata di quanto di peggio questo modello si sviluppo produce: nasconde dietro a un logo colorato e a un claim accattivante il finanziamento delle peggiori speculazioni, la cementificazione di ampie aree un tempo agricole a ridosso della metropoli, l’utilizzo di lavoratori sottopagati, stagisti, volontari (!), che devono lavorare in fretta perchè la grande macchina è in ritardo e lo spettacolo deve andare avanti, sacrificando i diritti, la sicurezza, le vite di fasce di popolazione che già stanno pagando duramente la crisi e la disoccupazione, la mancanza case, di lavoro e di un welfare davvero universale.
Expo finge di parlare di alimentazione sana e cibo per tutti e poi costruisce partnership con i peggiori divoratori del pianeta, con le multinazionali dell’agroindustria, le catene di cibo spazzatura, i peggiori responsabili delle disuguaglianze del Pianeta. Parla di aiutare i Paesi poveri e fortifica chi sfrutta le materie prime e i territori delle aree povere del mondo, depredando popoli e natura, salvo poi cercare di respingerli quando bussano ai nostri confini affrontando viaggi nei quali forse moriranno, perchè quel forse è tutta la speranza che gli abbiamo lasciato.
I media mainstream alimentano da mesi un immaginario di scontri e devastazioni a tutela della passerella di vip e politici piazzati nella vetrina dell’inaugurazione a chiacchierare di solidarietà abbuffandosi a spese dei soldi pubblici e dei beni comuni che diventano affari di pochi.
Noi crediamo nella contestazione, nel conflitto, nella radicalità dei contenuti e delle pratiche associati all’intelligenza, alla costruzione di consenso intorno ai contenuti. Crediamo nel conflitto agito da tanti e tante, nella costruzione quotidiana di pratiche alternative nel modo di vivere, intessere relazioni, fare politica nel territorio e nel mondo globale, costruire economie alternative e sostenibili.
Ci siamo trovati costretti, nostro malgrado, a raccontare un corteo che, bisogna che siamo sinceri, non avremmo voluto così. E ci vedremo costretti a raccontare di spazi di agibilità che si chiudono, di fermi, arresti e repressione, e questo frenerà la riflessione fra gli attori del movimento e farà sì che non ci esprimeremo, perchè di fronte alla repressione poi smettiamo anche di ragionare in nome della giusta solidarietà a chi viene colpito.
Noi crediamo però che qualche ragionamento dobbiamo pure farcelo. Perchè anni di lavoro sui contenuti, di condivisione e di lotte oggi sono stati letteralmente spazzati via dalla scena pubblica, e se la stampa e la comunicazione mainstream hanno gioco facile a far vedere colonne di fumo nero che si alzano nel cielo della città e roghi di auto e negozi, e vetrine tirate giù, beh, qualcuno ‘sto lavoro di demonizzazione glielo ha reso davvero facile, e non abbiamo davvero niente da guadagnare dal totale isolamento nel quale ci ritroveremo, da domani, a fare politica nella nostra città.
E non ci interessano i commenti dei politici di turno o delle personalità dello stato, ci interessa la distanza che con questo immaginario scaviamo fra il corpo militante e la gente comune, fra chi ogni giorno mette il suo tempo e la sua fatica al servizio della costruzione di percorsi condivisi che ambiscono a diventare maggioritari e quel pezzo di cittadinanza che continuerà a pagare il prezzo della crisi, abbandonata dalla politica istituzionale e che tuttavia non capisce il senso di certe pratiche ed è sempre più lontana dal nostro mondo.
Abbiamo ripetuto all’infinito che la politica delle alte sfere non ha niente a che fare con la vita vera delle persone in carne e ossa e continuiamo a non essere capaci di costruire la connessione sentimentale con quei pezzi del Paese e della società che dobbiamo invece imparare a capire e coinvolgere nelle battaglie che o sono di massa o sono condannate all’irrilevanza.
Non c’è riflessione a caldo che possa affrontare questi temi in modo approfondito e ampio, ma non possiamo chiudere questa diretta in un modo che sia diverso dall’esprimere la necessità di una riflessione sulle ambizioni, sulle pratiche e sugli immaginari, che già qualche tempo fa abbiamo provato a stimolare con un editoriale che aveva dato l’avvio a qualche ragionamento, e che dentro la redazione è tema di dibattito molto sentito.
Torneremo presto su questo tema con una riflessione più articolata, per oggi siamo davvero esausti, e chiudiamo qui.
La redazione di Milano in Movimento.
DA LEGGERE
Il nostro maggio (Gianluca Carmosino)
A Milano contro l’Expo, nelle scuole, tra gli ulivi secolari del Salento. Migliaia di persone hanno capito che non servono leader e faticose coalizioni per sfidare Renzi. Stanno difendendo il diritto di avere sguardi diversi sul mondo
√ Un’arma di propaganda chiamata Expo (Domenico Finiguerra)
https://comune-info.net/2014/11/expo-unarma-propaganda/
√ Expocrisia. Nutriamo il profitto (F. Gesualdi) https://comune-info.net/2015/04/expocrisia-2015-nutriamo-il-profitto/
√ Nutrire le multinazionali (Rete attitudine No Expo)
https://comune-info.net/2015/04/nutrire-le-multinazionali-expo/
√ Note critiche a margine dell’Expo (Gea Piccardi)
https://comune-info.net/2015/04/expo-2015-note-critiche/
√ Appello: Expo, la vetrina dei mercanti
https://comune-info.net/2015/03/la-vetrina-dei-mercanti-si-chiama-expo/
√ Expo 2015 semina veleno (Marzia Coronati)
https://comune-info.net/2015/01/expo-2015-i-contadini/
√ Spot e favole (D.F.)
https://comune-info.net/2015/01/expo-2015-spot-bugie/
√ Nutrire il pianeta. C’è cibo per tutti (Giorgio Nebbia)
https://comune-info.net/2014/12/ce-cibo-per-tutti/
√ Lettera aperta a Vandana Shiva (Teodoro Margarita)
https://comune-info.net/2014/10/lettera-aperta-vandana-shiva/
√ Acqua e caffè sono gratis, offre Nestlé (Luca Martinelli)
https://comune-info.net/2014/10/nestle/
maomao comune dice
Certo, a guardare servizi come quello di Repubblica che postiamo qui sotto, uno pensa che a Milano siano calati la notte e il sipario per sempre. E giù lacrime…
La devastazione, l’affanno, l’inviata di Repubblica fa un’interpretazione teatrale di prim’ordine – non consapevole, per carità, ma questo non cambia molto. Questa gentile signora che trattiene a stento le lacrime ci fa vedere una strada sporca e ci racconta l’apocalisse di una decina di auto bruciate. Nessun ferito grave, nessun pericolo di vita, nessun danno irreparabile. I danni sono solo per chi manifesta contro l’Expo – alimentare, stavolta con eco mondiale, l’assurda falsità di una Milano assediata e devastata dai barbari – ma nemmeno quelli sono irreparabili, non esageriamo. Non cadiamo nel trappolone di Repubblica e soci e del governo che si frega le mani.
Sveglia!!
Nessuna reticenza, sia chiaro, sul “lavoro” dei giovani, che – a 15 anni da Genova – dobbiamo smetterla di considerare poveri ingenui, adolescenti cretini o pagati da renzi. Non sono “compagni che sbagliano”, sono semplicemente giovani avversari politici che lavorano – più o meno consapevolmente, non importa tutto ‘sto granché – a favore dell’Expo usando mezzi e territorio di un movimento che non sentono loro e forse per certi versi disprezzano. Vanno trattati senza alcuna indulgenza ma senza violenza – far fare i poliziotti ai manifestanti no expo sarebbe il loro capolavoro politico – e considerati e forse perfino “rispettati” per quello che sono: un soggetto politico che lavora in modo efficace e con strumenti poco convenzionali contro chi protesta. Contro, non confusamente fuori.
Ecco, l’inviata di Repubblica venga inviata al più presto in Nepal o sui barconi del Mediterraneo. Ci commuoveremo volentieri con lei. Il suo direttore si vergogni, sono quelli come lui il problema.
http://video.repubblica.it/dossier/expo-milano-2015/no-expo-l-inviata-di-reptv-una-furia-che-ha-devastato-milano/199566/198615
Claudia Cipriani dice
Meno male che c’è Comune-info altrimenti mi toccava leggere solo di devastazioni e incendi.
Daniela Cavallo dice
Infatti è proprio questo che fa male. Anni di lavoro, studio, analisi di tante persone per far capire realmente cosa sia l’EXPO, cosa sono le multinazionali che stanno distruggendo il pianeta ed intere comunità in nome del profitto, di un’ideologia dello sfruttamento, dell’ accaparramento, di biocidio, di un sistema che si nutre di ingiustizie.
Dopo oggi cosa rimarrà alla gente comune, quella che poteva iniziare a riflettere, a formarsi una coscienza critica grazie ai tanti che si sono impegnati per il no expo? Rimarrà quello che i media mainstream hanno tutto l’interesse a far passare: auto bruciate, vetrine spaccate.
Sì, speravo anch’io in un altro racconto.
Ma le ragioni del no expo sono ancora vive e soprattutto vitali. Il movimento esiste e resiste. Anche se ora sarà un po’ più difficile far capire le proprie ragioni o cercare forme diverse per continuare a farlo.
giancarlo dice
Amici, fratelli, comp… no, compagni no: è una parola che merita rispetto, abusata da troppi, rivestita di melassa e svuotata di significato.
Ho 63 anni; nonostante la carriera, il mutuo, le figlie da crescere non ho mai smesso di credere nella possibilità di un mondo migliore. Ho lottato. E contestato le scelte politiche e sindacali al ribasso, all’accomodo, all’imbroglio.
Ma una cosa devo dirvela; ieri fremevo di rabbia. Rabbia, per la DABBENAGGINE bonacciona che avete dimostrato!!!!
Occorre, sempre, un disciplina ferrea. Le manifestazioni non possono essere degli happening ingenui liberi per tutti i provocatori e i delinquenti!
Io ho fatto spesso servizio d’ordine, spesso anche battendomi contro il…. servizio d’ordine dei movimenti (i “mitici” katanga); uomini e donne eravamo, concordi nell’impedire l’ingresso dei provocatori e le uscite repentine per andare a far danni…
Quante teste di ca* abbiamo sbattuto in mano alla polizia: ma curando di farlo quando c’erano giornalisti presenti, onde evitare provvide pastette tra i provocatori e i loro… mandanti…
Ma perchè non lo avete fatto? Perchè avete lasciato che gentaglia si infiltrasse e poi si dileguasse anzi PROTEGGENDOLI conmalriposto senso di solidarietà???