È una delle forme più antiche di didattica a distanza, ma soprattutto scrivere ti costringe a pensare. Con questa consapevolezza si possono avviare percorsi interessanti anche in questi giorni complicati. Racconta Roberta Ortolano, insegnante di lettere: “L’ho chiamato lo Zibaldone dei pensieri… Chiedo semplicemente di scrivere di sé con occhio attento. Cosa fanno, cosa guardano, cosa leggono. A che giochi giocano. Cosa stanno scoprendo. Rispondo, scrivo anche io talvolta. Poi se mi autorizzano condividiamo anche con gli altri, con il nostro essere un gruppo e una comunità…”
A parlare in videolezione durante questa quarantena mi sento un po’ sola. Loro ci sono e mi rispondono, ma preferiscono mantenere la telecamera spenta. Dico: ma scusate guardate che faccia ho io? Non sono truccata, ho la felpa e sono pure un po’ spettinata. No, dicono loro, prof sono proprio impresentabile. Parlo di adolescenti. Ecco vorrei ragionare su questo segreto.
Tutto il mio impegno quotidiano va verso l’instaurazione di un contatto, di una relazione, che passi attraverso la conoscenza. Ho il sospetto per altro che non esista vera conoscenza al di là di quella che passa dalla relazione. Certamente la conoscenza è anche fatto privato, lettura ed esplorazione silenziosa, ma c’è’ sempre un gancio che tiene la ricerca ancorata a un dato di realtà. Una curiosità, una spinta, un fuoco centrale. Quel dato, credo, sia di natura relazionale.
Quindi quando leggiamo un passo, analizziamo un testo o finanche traduciamo da una lingua “morta”, io non faccio altro che cercare ganci, finestre, spiragli, ponti con loro che mi stanno di fronte e intorno. Non si tratta di rendere soggettivo l’oggettivo. Si tratta piuttosto di ancorare il dato oggettivo al nostro mondo e concepire la cultura nel suo valore attivo, dinamico e reale. In questo modo la conoscenza ha maggiori chance di non restare episodica, ma di essere semantica, cioè di significare qualcosa, essere importante, essere, come diceva Tucidide nel V sec. a. C. a proposito della storia, un “possesso per sempre”.
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Chi siete voi? Mi domando. Cosa pensate, cosa vi piace? Cosa vi dicono queste parole che leggiamo? Come risuonano in voi?
Le risposte non vengono facilmente. In certi casi è una lotta, perché loro non sono abituate e abituati a mostrarsi, a rivelarsi. Proprio come adesso, che si nascondono dietro agli schermi, negandosi. Perché? Mi chiedo. Si sentono giudicati? Inadeguati? Hanno paura? Sono insicuri?
Forse portano sulle loro spalle – come tutti noi del resto – il peso di secoli di giudizio, la richiesta di una voce univoca, di un solo modo di guardare alla realtà: quello del più forte.
Non lo sanno nemmeno loro chi sono. Non danno facilmente valore alle proprie idee. Si deprezzano. E ora per giunta non sono in gruppo, sono soli nelle loro case e quindi si deprezzano di più. A noi appaiono sempre insieme sulle piattaforme, li percepiamo sempre come gruppo, ma in effetti sono soli con loro stessi nelle loro case. Questa non è una cosa da poco. Non si scambiano sguardi incoraggianti, non sghignazzano tra loro. Va bene, hanno sempre il loro gruppo whatsapp, ma comunque non è la stessa cosa.
Ora è ancora più difficile entrare in relazione, anche se per certi versi invece sembra più semplice. Sto sperimentando varie attività (lo ammetto: sono tra i prof iperattivi e iper produttivi e non va sempre bene. Ci sto lavorando…).
Ho capito in questi giorni che una delle attività più efficaci è l’ascolto, e la pratica dell’espressione di sé. Leggere e scrivere al netto di tutto. L’ho chiamato lo Zibaldone dei pensieri.
Leopardi lo incontreranno fra due o tre anni, ma mi piace pensare che quando succederà se ne ricorderanno e lo assoceranno a qualcosa di sé.
Avevo già chiesto questo esercizio per l’estate, che è un altro tempo strano, per tutti diverso, e da saper vivere con cura. Non a caso una ragazza mi scrive: “Questa è la domenica più lunga di sempre”.
Chiedo semplicemente di scrivere di sé con occhio attento. Cosa fanno, cosa guardano, cosa leggono. A che giochi giocano. Cosa stanno scoprendo. Rispondo, scrivo anche io talvolta. Poi se mi autorizzano condividiamo anche con gli altri, con il nostro essere un gruppo e una comunità. Ci sentiamo testimoni della Storia, abbiamo una sorta di obbligo morale nel mettere nero su bianco la traccia di noi oggi. La fotografia del nostro stare al mondo.
Luca ha ritrovato in un cassetto un vecchio gioco di prestigio e si è messo a fare il mago. Valerio si è scoperto cuoco: dice che gli piace cucinare i dolci. Marco ha pensato che vorrebbe studiare legge e sta già scartabellando le norme legate a tematiche importanti come l’inquinamento e la violenza sulle donne (!). Maria dice che con i suoi genitori va meglio del previsto. Uscendo fuori in cortile ha sentito l’aria pulita e ha pensato che c’è speranza per l’universo. Valeria suona per tutta la famiglia. Mario non vuole perdere l’allenamento e fa sport ogni giorno. Giovanni si sente in gabbia. C’è chi sente la mancanza del proprio fidanzato o fidanzata. C’è chi è in case anguste, c’è chi convive con molti altri membri della famiglia, anziani, bambini insofferenti, persone in condizione di disabilità. Insomma le realtà sono come sempre molto varie e complesse. Incombe la preoccupazione della malattia e una specie di riverbero delle situazioni lavorative ed economiche delle famiglie, non sempre tutelate.
La scrittura non è come il corpo. Nasce da quello e poi diventa eterna. Si porta dietro qualcosa di imperituro. La forma più vera di loro in qualche strano modo arriva a coincidere con la tua, e poi con quella di tutte e tutti. Ti costringe a pulire, a scarnificare, ad andare all’essenza. Ti costringe a pensare. Qui mi appare la relazione. E nel frattempo, s’intende, correggo anche un po’ di italiano…
La scrittura insomma mi sembra la più antica forma di didattica a distanza. Non a caso è una forma di tecnologia in se stessa. Funziona, fa bene e non costa tanto. Certo, hai bisogno di un supporto per trasferirla, ma nella peggiore delle ipotesi se restasse chiusa nei cassetti sarebbe comunque un tesoro enorme.
Roberta Ortolano insegna lingua e letteratura latina e italiana in un liceo di Roma. Questo il suo blog.
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