Tre enormi sollevazioni popolari, durate molto a lungo e fermate soprattutto dalla pandemia. Avevano liberato straordinarie energie e generato grandi speranze in América Latina: Ecuador, Cile e Colombia. Il sistema della rappresentanza politica era poi riuscito ad incanalarne la spinta dirompente sulla via istituzionale, e soprattutto elettorale, malgrado i profili assai poco tradizionali dei movimenti che avevano fatto irruzione sulla scena. Si trattava, secondo le letture più ovvie, di capitalizzare la protesta sul terreno concreto della gestione del potere, o almeno del governo. Nel caso del Cile il risultato delle urne era sembrato davvero magnifico, con l’elezione di un giovane presidente di sinistra che rivendicava esplicitamente l’intenzione di voler rappresentare al vertice dello Stato le ragioni della rivolta. A distanza di poche stagioni, possiamo valutare ancora una volta, l’ennesima, la sterilità dei tentativi di cambiare l’ordine delle cose dall’alto, attraverso la conquista del governo. Raúl Zibechi, che aveva raccontato su Comune le vicende e le caratteristiche entusiasmanti di quei movimenti, oggi non può che registrarne il logoramento dovuto soprattutto al sacrificio della propria autonomia in nome di un presunto sbocco politico che si rivela presto illusorio e ben lontano dalla capacità di incidere sui poteri reali. Lo abbiamo scritto fin troppe volte: si tratta di cambiare strada davvero, di cercare e inventare nuovi percorsi. Modelli non ce ne sono, ma quelli noti possono creare esiti perfino peggiori delle sconfitte sul piano della crescita interna: il disincanto, la rassegnazione e perfino l’indebolimento della vita che si difende, cioè della speranza

Colombia, Ecuador e Cile ci mostrano processi recenti relativamente simili. I governi della destra neoliberista sono stati affrontati da grandi rivolte popolari di lunga durata, che hanno aperto crepe nella dominazione e messo sotto scacco la governabilità. Il sistema politico ha risposto incanalando la disputa nel terreno istituzionale, con l’approvazione e l’entusiasmo delle sinistre.
Durante le rivolte, le organizzazioni di base si rafforzano e se ne creano di nuove. In Cile c’erano più di 200 assemblee territoriali e oltre 500 ollas (mense, ndt) comunitarie a Santiago al momento dell’emersione della pandemia. In Ecuador si era creato un parlamento indigeno e dei movimenti sociali, con più di 200 organizzazioni. In Colombia decine di “punti di resistenza”, territori liberi dove si sono create nuove relazioni sociali.
I risultati della scelta di seguire la via delle istituzioni, di solito, diventano visibili qualche tempo dopo che quella decisione viene presa, quando la potenza delle sollevazioni inizia a sfibrarsi e quasi non restano più organizzazioni di base. Il Parlamento ecuadoriano già non funziona più. Le assemblee cilene si sono indebolite, sia per quel che riguarda i numeri che per la partecipazione. Lo stesso accade in Colombia.
Il caso del Cile è il più drammatico, dal momento che tutta la potenza della rivolta è stata presto neutralizzata con la firma di un accordo per una nuova Costituzione, anche se sappiamo che l’obiettivo finale era proprio quello di togliere la gente dalle strade, la principale minaccia al dominio delle élites economiche e politiche.
Il Cile è l’unico dei tre paesi in cui il processo elettorale ha favorito il successo di chi affermava di voler rappresentare la rivolta, l’attuale presidente Gabriel Boric. Cosa si poteva chiedere di più? Un giovane che era stato attivo nella protesta studentesca e che fa parte della “nuova” sinistra raggruppata attorno ad Apruebo Dignidad! (“coalizione politica creata l’11 gennaio 2021 dal Frente Amplio e Chile Digno, voluta principalmente dai due maggiori partiti di tali coalizioni, il Partito Comunista e Convergencia Social, ai quali poi si sono uniti una serie di altre organizzazioni e movimenti” [da Wikipedia] – ndt).

Si tratta della più grande delusione immaginabile, per coloro che scommettevano su un cambiamento gestito dall’alto sulla scia della protesta. È stato proprio Boric a firmare il patto con la destra e il centro, con la classe politica elitaria, per convocare la Costituente. Èd è stato lui a dire più volte che le cose sarebbero cambiate con il suo governo e a promettere di smilitarizzare il territorio mapuche, Wall Mapu.
Solo due mesi dopo aver assunto la presidenza, ha proclamato lo stato di eccezione in quelle terre. Proprio come aveva fatto Sebastián Piñera, il presidente di destra odiato da mezzo Cile. Proprio come tutti i governi precedenti, compreso – ovviamente – quello del regime di Pinochet.
Lo stato di eccezione è diretto contro l’attivismo mapuche che recupera terre e sabota le imprese estrattive che distruggono la Madre Terra. In particolare, contro la Resistenza Mapuche Lavkenche (RML), il Coordinamento Arauco-Malleco (CAM) e la Liberazione Nazionale Mapuche (LNM), nonché contro le organizzazioni autonome di resistenza territoriale.
L’occupazione militare dell’Araucanía (la Patagonia cilena, Wall Mapu per i Mapuche, ndt) risponde alle richieste di camionisti e proprietari terrieri. Per Héctor Llaitul, dirigente del CAM, «è la piena espressione della dittatura militare che noi, i mapuche, soffriamo da sempre». La RML dal canto suo, ritiene che Boric abbia «lasciato le nuove politiche repressive nelle mani del Partito Socialista, con l’avallo della criminalità organizzata».
Si può solo aggiungere che la politica economica è stata consegnata a uno dei principali difensori del neoliberismo e dell’ortodossia economica, Mario Marcel. Non ci saranno cambiamenti. Appena qualche ritocco cosmetico. Secondo alcuni sondaggi, la popolarità di Boric è crollata: il 57% lo disapprova, solo due mesi dopo l’assunzione dell’incarico.
Quello che accade in Cile non è l’eccezione, ma la regola. Qualcosa di simile accade in Ecuador, anche se la presidenza è stata conquistata da Guillermo Lasso, un esponente di destra. Anche in Colombia, purtroppo, il movimento sociale è rimasto invischiato nelle urne e ha disarticolato i propri territori urbani.
Alcune riflessioni.
Uno: la politica elettorale dipende molto più dal marketing che dai programmi e dalle proposte. Proprio come il consumismo è una mutazione antropologica (Pasolini), il marketing elettorale rimodella dall’alto in basso mappe e comportamenti politici.
Due: il potere, il vero potere, non nasce dalle urne e non sta nei parlamenti o nei governi, ma è situato ben lontano dalla visibilità pubblica, nel capitale finanziario ultra-concentrato, nell’invisibile 1% della popolazione che controlla i media, le forze armate e di polizia, i governi a qualsiasi livello e, soprattutto, i gruppi narco-paramilitari illegali che ridisegnano il mondo.
Tre: i governi eletti non possono – nell’ipotetico caso in cui ci volessero provare – toccare gli interessi dei poteri reali e dei potenti. Essi sono blindati dietro a vari eserciti, statali e privati, a un sistema giudiziario opaco e ai grandi media.
Quattro: si tratta di intraprendere altre strade, non di insistere su quelle che già sappiamo portare solo a rilegittimare ciò che esiste e indebolire i mondi altri che nascono. Non di contendere il loro potere (né la loro gestione della salute, i loro mezzi di comunicazione, la loro educazione). Si tratta di creare i nostri. E difenderli.
Fonte: “La estéril ilusión del cambio por arriba”, in La Jornada, 03/06/2022.
Traduzione a cura di Camminardomandando.
Ma cosa è successo in Ecuador e in Columbia?
SI IL MONDO SI CAMBIA “DAL BASSO”…ANCHE PER NOI..
HANNO PERSO TUTTI MA NON LO DICE NESSUNO- FLOP REFERENDUM E 45% di NON-VOTANTI-
MA UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE –E SI COSTRUISCE DAL BASSO- IMAGINE cantatasuonatatrasmessa a tutte le ore in tutto il mondo come canzone della PACE.Dopo il concerto ad ASSISI la proposta a tutti i canta-autori è di cantarla suonarla all’inizio e alla fine di tutti i concerti. Scritte sui MURI sulle montagne sulle spiagge ecc. nelle bacheche e gridiamolo in tutti i modi dappertutto, nelle piazze nelle strade : PACE SUBITO, CESSATE IL FUOCO, LA GUERRA E’ FOLLIA, CONTRO TUTTE LE GUERRE ; MURALES su tutti i muri del mondo ; arte teatro poesia IMMAGINAZIONE per cambiare l’immaginario collettivo surclassando il linguaggio della politica… LA COSCIENZA MORALE CONTRO IL CAPITALE – PER UNA RIVOLUZIONE PACIFICA E NON-VIOLENTA…
Con questa tornata elettorale, referendaria e amministrativa, il sistema politico e mediale ha raggiunto un livello di DISONESTA’ MORALE E INTELLETTUALE mai visto. Tutti i giornali e tutte le TV (nessuno escluso!) mentono sui risultati e cercano di nascondere LA REALTA’ REALE. Siamo di fronte al FALLIMENTO RADICALE di tutta la politica politicata e del sistema mediale che l’accompagna. Ai REFERENDUM ha votato il 20% ed hanno fatto FLOP. L’assalto alla magistratura, almeno questo, è fallito. Ma, con AMATO braccio destro di CRAXI morto latitante ad HAMMAMETH, presidente della consulta e la RIFORMA CARTABBIA…possiamo dire che l’assalto è in atto. Alle amministrative ha votato la META’ degli elettori aventi diritto. IL 45% di NON-VOTANTI è un voto attivo e con bianche e nulle dicono che META’ POPOLAZIONE HA “DISERTATO”. L’una e l’altra votazione dimostrano che la distanza tra POLITICANTI in carriera e vita e bisogni reali è ormai siderale. Non si tratta, quindi, di ASTENSIONE, come lorsignori tutti hanno detto e dicono, come se fosse un “capriccio” momentaneo. E’ una evidente DELEGITTIMAZIONE. Che arriva, non a caso con IL GOVERNO DEI “MIGLIORI”. L’ammucchiata di un governo NON-ELETTO , con un CAPO (?) NON-ELETTO imposto da MATTARELLA invece di farci votare, che ha fatto gli interessi dei padroni, che è stato fatto per IL CONTROLLO del malloppo del PNRR, che ha cavalcato subito la guerra, in cui siamo BELLIGERANTI come la UE e USA-NATO violando l’art. 11 della COSTITUZIONE… per ritornare ai fossili (GAS!) cambiando DITTATORE FORNITORE e assicurando all’ENI , principale inquinatore ed emettitore di CO2 da sempre nel paese, di poter continuare come prima sotto mentite spoglie… LA TRANSIZIONE ECOLOGICA è solo una frase, inventata dal comico di GENOVA , il GRILLO PARLANTE, per entrare e sostenere il governo del BANCHIERE GOLDMAN SACHS. E non è un caso se il peggiore risultato elettorale è proprio quello dei 5 STELLE. E’ la sanzione del FALLIMENTO POLITICO E MORALE dell’ultima speranza di un cambiamento in cui aveva investito il 32% della popolazione. La delusione e la disillusione popolare li ha fatti pressocchè scomparire. Perché hanno fatto l’esatto contrario di ciò che avevano “promesso”. LETTA staisereno il nipote del conte zio è contento. Dice di essere iL PRIMO PARTITO. Senza avere l’onestà di aggiungere “del 50% dei votanti”. Ma per un partito GUERRAFONDAIO ATLANTISTA e filo padronale non c’è da meravigliarsi. E SALVINI, l’ex secessionista poi TRUMPISTA e PUTINISTA, ha fatto doppio SPLOF. Ai REFERENDUM e con il dimezzamento nelle città. Quello forte con tutti i deboli gli ultimi i profughi in cerca di futuro con i ROM…che anche in questa occasione non si è risparmiato. A PALERMO NON SIAMO MICA NEL BURUNDI, ha detto. Proprio mentre a PALERMO, a 30 anni dalla morte di FALCONE E BORSELLINO LA MAFIA E’ TORNATA AL POTERE. Anche per “merito suo”. Perché di questo si tratta , caro TRAVAGLIO. Hanno vinto DELL’UTRI e CUFFARO padrini di LAGALLA. E i 174 presidenti datisi alla macchia hanno svolto il compito affidatogli. Hanno ritardato condizionato frenato il voto e DIMOSTRATO CHI COMANDA di nuovo. E ciò è successo mentre B. il compare di DELL’UTRI con cui ha fondato F. I. è al governo chiamato da MATTARELLA e D. rilegittimato terminale della TRATTATIVA STATO-MAFIA. Ma se SALVINI cerca il prossimo travestimento la MELONI fascista romana mediocre terminale di tutto il fascistume nazionale “festeggia”. E se non si darà una rappresentanza a quel 50% NON-VOTANTE il ribaltamento radicale della COSTITUZIONE nata dalla RESISTENZA ANTIFASCISTA sarà di fatto realizzato.
Gaetano Stella – Lago di Chiusi-14/06-22
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