Alla Regione Lazio è in discussione una proposta di legge che cancella la tutela di tutti i terreni a vocazione agricola di proprietà regionale e che svilisce i beni comuni rispolverando la vecchia idea per cui ripianare il bilancio si traduce nella svendita delle risorse pubbliche. I rappresentanti del Coordinamento Romano Accesso alla Terra hanno chiesto a Nicola Zingaretti di modificare l’articolo 20 di quella legge, che permetterebbe tutto questo: il presidente della Regione si è dimostrato disponibile a farlo. Di seguito, un articolo dal Coordinamento
di Fabio Ciconte *
Quando si tratta di fare cassa non si guarda in faccia nessuno. Se poi si tratta delle casse della Regione Lazio si rischia pure che si decida di vendere uno dei beni più preziosi a disposizione: il patrimonio agricolo. E così succede che in una sorta di decreto mille proroghe regionale in discussione in queste ore – la proposta di legge 147 – venga inserito un articolo che nei fatti apre le porte alla vendita delle terre pubbliche.
Una contraddizione in termini per un’amministrazione il cui presidente, sin dal suo insediamento, ha sostenuto la campagna #terrepubbliche ai giovani agricoltori. La stessa amministrazione che solo un paio di mesi fa ha messo a bando, attraverso l’agenzia regionale per l’agricoltura (Arsial), alcune terre proprio per i giovani. La stessa amministrazione in cui uno dei primi disegni di legge depositati (a firma di De Paolis e Bonafoni) aveva proprio l’intento di “favorire l’accesso dei giovani all’agricoltura e contrastare l’abbandono e il consumo di suoli agricoli”.
Il patrimonio agricolo è un bene collettivo e tale deve rimanere. Ed è proprio con questo spirito che il Coordinamento Romano Accesso alla Terra (cui aderiscono, tra gli altri, cooperativa Coraggio Aiab, Cgil Roma e Lazio, Terra! onlus, DaSud, cooperativa Copragor) ha chiesto con forza al presidente Zingaretti di cancellare l’articolo 20 capo III, in merito alle “Disposizioni per favorire la dismissione dei terreni agricoli ed a vocazione agricola di proprietà regionale”.
L’ha fatto con una doppia manifestazione: a Castel di Guido, dove trattori e agricoltori hanno occupato simbolicamente l’azienda di proprietà regionale gestita dal comune, ed in Regione dove diverse decine di attivisti hanno incontrato Nicola Zingaretti a margine di un sit-in di protesta.
Nel corso di quest’ultimo incontro con una delegazione del Coordinamento, il presidente Zingaretti e l’assessora all’agricoltura Ricci, si sono dimostrati disponibili a modificare il famigerato articolo 20 e questo è sicuramente un segnale importante. Ora bisogna vedere in che modo sarà modificato e prendiamo per buono l’invito a un tavolo di confronto per discuterne a stretto giro.
Non ci convince invece l’idea espressa dal presidente che l’articolo 20 possa servire ad arginare e prevenire le situazioni di mala gestione e illegalità del patrimonio pubblico. Se esistono casi di mala gestione, sotto utilizzo o addirittura speculazione, è bene affrontarli, ma non è vendendo i terreni che si risolve il problema. Sarebbe come dire che se la sanità non funziona allora è meglio aprire cliniche private.
Noi siamo convinti che un’amministrazione sana debba tutelare il proprio patrimonio garantendo al contempo una gestione virtuosa senza perderne il controllo pubblico che è l’unico in grado di garantire servizi e fruibilità per tutti. Su questo punto non cederemo di una virgola.
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