La Spezia, consiglio comunale (giunta di centrodestra) per la Giornata della Memoria. Gli studenti con i loro insegnanti hanno realizzato dei progetti sull’Olocausto. Una professoressa, Catia Castellani, presenta il lavoro dei suoi studenti sul rapporto tra musica e lager: racconta in pochi secondi di come sia stato difficile spiegare l’orrore dei campi di concentramento nazisti e si dice preoccupata dalle politiche attuali che seminano odio e paura. Sui media locali e sui social i consiglieri di maggioranza insorgono: c’è, tra loro, anche un consigliere che blatera di democrazia con la foto di Almirante alla spalle. Il sindaco chiama la dirigente scolastica, chiede spiegazioni per quelle orribili parole, pretende provvedimenti. Altre parole violente piovono su quei consiglieri. Abbiamo chiesto a Catia di raccontare questo triste e inquietante delirio: lo ha fatto con la delicatezza, la responsabilità e la capacità di scendere in profondità con cui insegna arte da anni, forte anche del suo percorso come allieva di Bruno Munari. “L’unica possibilità che abbiamo come insegnanti e cittadini – ripete – è stare attenti a non cadere nell’oblio, nell’arroganza, nell’odio…”

di Catia Castellani*
Ci sono le parole dette. Tante, troppe. Belle, brutte. Lievi, pesanti come macigni. C’è l’umanità, chi la possiede, chi no, chi la pratica, chi fa fatica a trovarla, chi ha paura di vederla, chi l’ha perduta.
Quando l’altro giorno – il Giorno della Memoria – sono salita sul palco della Sala Dante (sede del consiglio comunale di La Spezia) avevo negli occhi i video creati dai ragazzi delle scuole, la bellezza delle loro parole, dei loro gesti, delle loro voci. Pensando a questo, con estrema commozione mi sono sentita in dovere di ringraziarli e anche proteggerli dall’odio e dall’oblio, come può fare una madre. L’unica possibilità che abbiamo come insegnanti e cittadini è stare attenti a non cadere nell’oblio nell’arroganza, nell’odio. Anche verso il peggior nemico. Sono modalità che non mi appartengono, non le pratico. mai abbassare la guardia, l’umanità sempre nel cuore. Anche verso il peggior nemico. Da sempre. La bellezza del giovane che lancia i fiori verso i cannoni è la cosa che mi commuove e mi rappresenta di più. La poesia, l’arte, i segni bambini, la disabilità, il cuore equanime, la libertà di muovermi nel mondo, il cielo, il mare sono le cose belle, le opportunità preziose per la nostra anima. Non l’odio e non la politica becera, che è trasversale e attraversa purtroppo tanti. La politica nel senso più alto quella che parla al cittadino senza distinzione alcuna e che tutela la parola di tutti mi piace.
Rimandare al mittente le parole di odio è un dovere morale di tutti. Come insegnante ho anche il dovere di ribadire questo ogni giorno perché ”non mi interessa una testa vuota ben fatta ma teste pensanti e buone”. Perché mai non dovrei ribadirlo? Il grande affetto che i ragazzi mi stanno dimostrando mi dice che è bello e meglio parlare con parole lievi. E i ragazzi sono sempre belli e carichi di umanità, sempre. Io ringrazio loro per quello che mi danno.
Il mio non è stato un discorso politico -tra l’altro di pochi secondi – anzi mi è parso di dire delle ovvietà, banalità perché mi sembra impossibile che nessuno possa pensarle, dirle, affermarle.
Ma ho sbagliato modo. Ho sbagliato il luogo. A me non è parso ma non vorrei peccare di vanità. Ho sbagliato il luogo mi si dice. Non ho seguito il protocollo. Scusate, non lo avevo capito, mi è sembrato un luogo conviviale, dove il pubblico e i protagonisti fossero un tutt’uno. Non ho visto transenne, guardie o altro. Ho salito la scaletta del palco e in due secondi ho detto due ovvietà. Sono poi ritornata al lavoro a condurre il laboratorio con i miei alunni speciali, sorridenti e affettuosi.
La bellezza delle parole che mi stanno arrivando offusca tutte quelle-poche-parole dette in questi giorni contro di me.
È buffo perché sono stata offesa come persona da un signore, un consigliere, che mi parla di democrazia con alle spalle una foto di Almirante che sottoscrisse a suo tempo il documento a favore delle leggi razziali, contro gli ebrei.
È buffo e triste perché mio zio-giovane ragazzo di diciassette anni, è morto nei Lager a Mauthausen, preso per strada davanti a casa e il suo nome, Fulvio Castellani, l’ho cercato insieme ai miei ragazzi proprio là, nel campo , l’anno scorso. E quando lo abbiamo trovato siamo scoppiati a piangere insieme.
È buffo che il consigliere si rivolga a me in quel modo con me che sono figlia di un partigiano che si è battuto ai monti e grazie ai tanti come lui, possediamo una magnifica carta, la Costituzione che garantisce la parola a tutti, proprio a tutti.
Non so che dire relativamente alla consigliera che ha dato il via alla faccenda, se non che me la ricordavo, ma forse mi sbaglio, assessora in una Amministrazione di centro sinistra, ma forse mi sbaglio.
Termino dicendo che non mi appartiene nessuna parola violenta perché credo nel dialogo anche quello più difficile e ritengo quindi le parole pesanti usate nei confronti del consigliere, inopportune.
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