«Dopotutto sono belle giornate: caldo e sole anche qui», questo è stato senza dubbio il primo pensiero di un romano in visita a «Fa’ la cosa giusta 2012», la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che si è tenuta il passato fine settimana a Milano, vistata da settantamila cittadini. Le tematiche di questa edizione sono state il buon cibo, i servizi alla sostenibilità ambientale, il turismo «consapevole», la cosmesi naturale e biologica, la mobilità sostenibile e la moda con la denominazione di «critical fashion».
Sulle scale mobili in entrata di Fieramilanocity, non si poteva fare a meno di notare sulla sinistra capannoni vuoti: il complesso fieristico è in dismissione e sta cedendo il passo a nuove abitazioni. In qualche modo quei capannoni sembravano alludere allo sviluppo da molti inseguito.
«Qui ci sono tutti gli specialisti del settore, è la caratteristica principale di Fa’ la cosa giusta», mi dice Alessandro Tibaldeschi, marchigiano, responsabile di un piccolo e attivo ufficio stampa dal nome Press Play. In effetti ci sono davvero tutti degli «esperti»: non sono però solo i professionisti di imprese varie ma anche amministratori locali e singoli cittadini interessati al mondo dell’altra economia, tutti consapevoli del potere che si può avere come «cittadini consumatori associati». Non è un caso se con molta frequenza, tra gli stand, si sentivano ripetere frasi come «ciao, sono del Gruppo di acquisto solidale di… sono qui per vedere le vostre novità» oppure: «Sei di qualche Gas?».
Mentre prendevamo un caffé (buono, bio e solidale) abbiamo notato come la gran parte delle aree per gli eventi e il relax e gli allestimenti in generale di Fa’ la Cosa Giusta 2012 erano realizzati in pallet, cioè le pedane di legno utilizzate per il trasporto dei prodotti e il più delle volte gettate come rifiuto. Qui hanno trovato la loro gloria come piacevole arredamento di eco-design. Proprio pochi giorni prima, nel quartiere Prati, a Roma, avevo visto gettare tra due cassonetti alcune pedane di legno. Un gruppo di ragazzi le aveva notate come me e abbiamo subito improvvisato una piccola «assemblea» per ragionare del possibile riutilizzo. Che farne di tutto quel legno gratuito e in ottime condizioni? «Arredamento! Facciamone dell’arredamento…», era stata l’idea più convincente. Qualche giorno dopo la fiera milanese confermava le possibilità di quell’idea, intorno alla quale la Palm, l’azienda che ha costituito una filiera certificata e sostenibile e ha unito tutte le fasi di produzione e utilizzo del pallet, ha promosso una vera e propria «Guerrilla Pallet!», una campagna di informazione senza dubbio virtusa. I risultati di questo approccio sono la realizzazione del primo «Eco Concept Store», organizzato assieme a Minimo Impatto, impresa con sede nella provincia di Roma, che lavora sui temi della sostenibilità. Il filo rosso della campagna è siamo ecologici e sostenibili, mostriamolo fino in fondo, anche l’occhio vuole la sua parte.
La bellezza, intesa come modo di vedere le relazioni tra le persone e tra queste con il proprio ambiente, è per molti la chiave per poter riuscire a cambiare l’immaginario verso un’altra economia davvero sostenibile. La conferma sembra arrivare della «bici-bolle»: chi la pedala invece di smog produce bolle di sapone. Tanti, osservandola, hanno ripensato alla campagna Salviamo i ciclisti, che nei giorni passati ha invaso tweet, post e mail della rete (qui trovate la pagina facebook della campagna) a favore di politiche per una mobilità sostenibile nelle città.
A proposito di rete, il web è stato un tema predominante durante tutta la Fiera. Come comunicare il cambiamento, la transizione? Come raccontare la critica a un sistema che non soddisfa più e le tante buone pratiche locali che ogni giorno sono messe in atto? Internet, in particolare i media sociali, offrono davvero possibilità enormi: questi temi sono stati al centro del dibattito promosso da alcuni media partner (tra i quali Altreconomia, Terra nuova e Il cambiamento) della Terza Conferenza internazionale sulla decrescita che si terrà a Venezia in settembre. Di certo, come emerso nel dibattito, i social network sono oggi sono al centro di un nuovo modello di comunicazione, che ha i suoi limiti, ma che è diretto ed economico e per questo numerose piccole realtà sociali hanno cominciato a utilizzarlo con creatività e successo per veicolare i propri contenuti.
Saranno state le belle giornate, la «bici-bolle» e le nuove conoscenze meneghine (che mi hanno invitato e accompagnato alla presentazione della rivista universitaria, semi clandestina e politicamente scorretta Banlieu Milano), oppure sarà la crisi e la nuova amministrazione locale, di sicuro molti hanno apprezzato la strana tranquillità di una città iperattiva come Milano. Che si dimostra attenta a tutti i cambiamenti, anche a quelli sui paradigmi economici. Vi pare poco?
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