.
“Abusivo non è chi restituisce all’uso dei cittadini una struttura abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per l’incolumità degli stessi, ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria, delle strutture che potrebbero migliorarne la vita”
(Felice Pignataro, lettera allo Iacp. del 16 marzo 1994)
Ci sono persone che vengono da tutta Italia e da altri paesi per vedere quei murales, per conoscere la storia del Gridas (acronimo che sta per Gruppo risveglio dal sonno), per partecipare al suo straordinario carnevale sociale. Ci sono perfino istituzioni che decidono di assegnare il nome di una fermata di metropolitana all’artista Felice Pignataro, autore di quei murales e maestro di street artist ormai di fama internazionale. Ma in questo complicato angolo di periferia di Napoli, Scampia (50.000 abitanti e oltre cento tra associazioni e gruppi informali, tra cui il centro territoriale Mammut e l’associazione Chi rom e… chi no), ci sono soprattutto cittadini di ogni età che hanno smesso di aspettare qualcuno che venisse a risolvere i loro problemi.
Il Gridas è stato occupato nel 1981 da un gruppo di persone, tra cui Felice Pignataro, in uno dei numerosi spazi abbandonati delle palazzine dell’Istituto autonomo case popolari (Iacp), non distante dalle “vele” che hanno reso noto questo pezzo di città popolare (non a caso, tra quei palazzi a forma di vela è stato girato Gomorra). Da allora il Gridas è stato recuperato ed è diventato un vulcano di relazioni e iniziative che hanno coinvolto migliaia di persone. Un fantastico presidio sociale che da alcuni mesi qualcuno vorrebbe eliminare: proprio in questi giorni la campagna Io sto con il Gridas, promossa per rispondere allo Iacp che rivuole quello spazio abbandonato, si prepara all’udienza.
“Non staremo con le mani in mano a farci sgomberare e siamo certi di avere vicina e dalla nostra parte la maggioranza della società civile napoletana e non solo…” hanno fatto sapere dal Gridas. A giudicare dal meraviglioso e partecipatissimo carnevale 2017 – nato trentacinque anni fa per ricostruire relazioni sociali, per riprendersi strade e piazze, per creare una festa riciclosa a costo zero, per ricordare che il carnevale resta in primo luogo una festa di gioiosa e ribellione popolare -, sembra proprio che siano molti quelli pronti a difendere il Gridas.
Di seguito alcune foto (ringraziamo i diversi autori, tra cui Mina Grasso, Luigi De Simone, Ivana Donati, Renato Aiello, Gianni Riccardo, Caterina Rimoli) tratte dalla pagina facebook del carnevale del Gridas: aiutano un po’ capire a capire come si è trasformato dal basso questo incredibile territorio.
Lascia un commento