Hanno scelto l’arte e le relazioni, i sentieri in montagna battuti dagli artisti che dipinsero nella Conca Amatriciana e gli scambi culturali. Gli strumenti con cui i ragazzi e le ragazze del liceo Ripetta di Roma hanno aperto il concetto di territorio e quello di solidarietà, grazie anche a un’insegnante che il 24 agosto era in una frazione di Amatrice, hanno consentito di imparare tecniche di restauro della carta e perfino della pergamena e di custodire memorie di antichi manoscritti e libri ma, in primo luogo, hanno permesso di trasformare dolori e scoprire l’anima dei luoghi, il genius loci. Una grande lezione per molti: è possibile costruire ponti con i ragazzi del liceo di Amatrice, è possibile mettere in comune saperi, storie e progetti di persone, associazioni e istituzioni locali
di Anna Maria Piemonte*
Alle 3,36 del 24 agosto a Nommisci scoppia la terra. Il boato si propaga imperioso e la nostra casa sussulta. Precipito in una vertigine e neanche percepisco di essermi svegliata ed alzata dal letto, che già mi trovo in piedi e fuori dalla stanza ad urlare nella notte che mi inghiotte. Alle mie grida, la luce fioca della lampada tascabile che mia madre tiene sempre accanto al letto si accende. Esco dal buio. Le scosse non cessano e mentre mi muovo, la casa si muove con me. Mio padre non esce dalla stanza, è come tramortito e non reagisce al mio gridare. Lo raggiungo e vedo che si ripara la testa con le braccia. Il suo letto è stato spostato al centro della stanza in balia di un’energia incontrollabile che, con la stessa violenza, lo ha spinto contro il muro. “Dobbiamo uscire! Mettetevi le scarpe, facciamo presto, dobbiamo scendere le scale e uscire tutti insieme, noi e i nostri animali”. Trascino i miei genitori sulle scale. Sono anziani, scendono lentamente. Un gradino alla volta, siamo dentro il terremoto senza più percepire altro se non quella forza che si sprigiona dalla terra e sembra volerci inghiottire.
La terza scossa ci sorprende che siamo già fuori. Il cane ci cammina accanto e non ci abbandona. Con il timore che i vecchi pagliai accanto alla nostra casa cadano e ci travolgano, affrontiamo a piccoli passi il viottolo in salita per raggiungere la strada. Nel buio quasi assoluto soltanto le lampadine tascabili illuminano il nostro cammino. Tutto il paese è in strada. Si piange e si urla, mentre la paura e il panico travolgono tutti. Io e i miei genitori restiamo annichiliti, incapaci di proferire parola. In questa parte del paese non ci sono crolli. Sono tutti salvi e fuori dalle case. Noi siamo ad appena tre, quattro chilometri dal Amatrice ma non sappiamo ancora che Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto sono già macerie. Le prime notizie mi arrivano da Roma dai miei amici che mi raccontano della grande estensione del sisma. Appena giunge l’alba torno a casa. La terra sembra abbia smesso di tremare e la nostra abitazione appare ad una prima occhiata intera. È buio ma decido di entrare. La testa mi gira e inciampo tra i tanti oggetti caduti sul pavimento. Le pareti e gli infissi scricchiolano. Devo recuperare e portare via qualche cosa di mio, se non le mie cose almeno i miei pensieri.
Il 2 settembre, al primo Collegio dei docenti del liceo artistico “Ripetta” di Roma, dove insegno, parlo con la dirigente. Con me una cara amica e collega che ha vissuto la stessa esperienza e condivide l’affezione per questi cari luoghi. Nasce l’idea di un progetto. Cerco aiuto da chiunque possa sostenerci. Scrivo e riscrivo il progetto, lo inoltro alle associazioni che ritengo siano più sensibili, prendo contatti con la scuola “Romolo Capranica”. Torno ad Amatrice, vado al Campo Trentino, nella frazione di San Cipriano, dove è stata allestita la nuova scuola. Arrivo in un giorno di sole, proprio nel momento in cui gli studenti stanno piantumando gli alberi da frutto in memoria dei compagni morti sotto le macerie provocate dalle scosse delle 3.36, delle 4.32, delle 4.33, delle 4.34 del 24 agosto. Rintraccio il responsabile della Biblioteca “Giovanni ‘Gianni’ Fontanella” di Amatrice, sopravvissuto a quella notte, per pensare ad iniziative a sostegno della Biblioteca che invece, non c’è più. Ho perso amici carissimi. Un paese intero con il quale ho interagito negli ultimi quarant’anni della mia esistenza. Devo ricomporre l’infranto. Trasformare il dolore insostenibile della perdita.
A noi tutti, resta l’anima di quei luoghi. Infinitamente tristi, oggi, per lo spopolamento progressivo e il patimento di quanti sono restati ma io non voglio restino soli e cerco il modo per portare loro solidarietà, costruire relazioni, far conoscere le loro storie.
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Parlo con i miei studenti. Le mie lezioni di storia dell’arte sono su Cola dell’Amatrice, su Dionisio Cappelli e Pietro Paolo da Fermo, sui tanti pittori restati anonimi che, itineranti, hanno affrescato le chiese della Conca amatriciana. Racconto loro come fosse Amatrice prima della distruzione e quali potrebbero essere le azioni per non disperderne i Beni storico-artistici e la memoria.
Parlo del Genius Loci, lo spirito di quei luoghi che ancora, nonostante le distruzioni del terremoto, vi abita. Dico loro che basterà porsi in suo ascolto, sotto un albero, mentre scorre una sorgente, sui sentieri della montagna o camminando sui pianori. Sì, Amatrice è distrutta, così le case di Hestiaed i suoi focolari, gli spazi di incontro e condivisione. Senza Hestia – scrive James Hillman – non ci può essere casa. Casa psichica, casa interiore. Sì, è vero ma non dimentichiamo che a noi resta pur sempre l’anima di quei luoghi dai quali trarre forza e ricominciare.
Una mattina, attraversando piazza del Popolo, telefono all’Archivio di Stato di Rieti. In quei dolorosi giorni l’istituzione del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo è impegnata nelle aree del sisma e preposta al recupero e alla tutela dei fascicoli dell’Archivio storico dei Comune di Amatrice e di Accumoli, dell’Archivio Parrocchiale della chiesa di Sant’Agostino e della chiesa di Sant’Antonio Abate di Cornillo Nuovo, ed è la sede dove si stavano attuando gli interventi per il ricondizionamento e il restauro dei Beni archivistici e librari recuperati.
Mi risponde il direttore, Roberto Lorenzetti che accoglie la telefonata di una sconosciuta con una gentilezza che mi colpisce mentre gli espongo la mia proposta per un progetto comune di alternanza scuola lavoro. Mi ascolta con attenzione. Sono una storica dell’arte che quella notte è sopravvissuta al terremoto, gli confido e quanto abbia a cuore Amatrice, per me luogo dell’anima. Mentre parliamo, riaffiora alla memoria l’esperienza di un lavoro di ricerca e catalogazione delle opere d’arte di Leonessa e delle sue frazioni disperse dopo il terremoto del 1987, con tutto il carico emotivo e lo sconforto che avevo provato allora, durante le ricognizioni su quel territorio, vincendo la diffidenza degli abitanti e condividendo la loro stessa rabbia per il patrimonio disperso, non solo a causa del sisma ma anche per l’incuria e l’abbandono delle chiese e delle opere d’arte in esse custodite. Un progetto pilota che vedeva coinvolti il Cnr, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e la Soprintendenza.
Mentre il direttore Lorenzetti e io ci salutiamo, mi accorgo che in me si è accesa una speranza che dovrò nutrire. Il 16 ottobre mando il progetto sul quale avevo lavorato al direttore Lorenzetti e il 18 ottobre, giunge la sua risposta: “Cara Anna Maria, il progetto mi sembra ok”. A scuola, ho dalla mia parte studenti sensibili, partecipi, pronti a portare la loro solidarietà ad Amatrice, non tra le macerie ma ad incontrare in quei luoghi altri studenti come loro, ripercorrendo insieme, idealmente, gli stessi sentieri battuti dagli artisti che dipinsero nella Conca Amatriciana nella chiesa di San Martino a Moletano e di Sant’Antonio Abate a Cornillo Nuovo, nei Santuari dell’Icona Passatora a Ferrazza e della Madonna della Filetta a Rocchetta. Insieme, cominciamo a ragionare, a tentare di costruire ponti tra il nostro Liceo e Amatrice che è fatta di persone, associazioni, istituzioni. Insieme proviamo a costruire solidarietà attraverso l’arte e la sua storia le cui memorie custodite negli antichi manoscritti e libri, avremo modo di conoscere e toccare con mano grazie all’esperienza che faremo all’Archivio di Stato di Rieti.
“Passi solidali. Gli studenti del Liceo Artistico Ripetta per Amatrice” origina non solo dalla compartecipazione emotiva per la perdita di tante vite a seguito del terremoto che ha colpito il centro Italia e, quindi, dell’urgenza di azioni solidali condivise ma, anche, dalla consapevolezza della necessità di sensibilizzare gli studenti alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico a rischio dispersione ed alla conservazione della memoria storica del Territorio. Il nostro progetto è ancorato alla consapevolezza che il Territorio, inteso come insieme di forze e realtà attive, abbia un ruolo strategico nell’ambito delle azioni ed attività “non formali” nel realizzare contesti di apprendimento entro i quali ogni studente/cittadino possa essere messo in grado di acquisire – anche in modo inconsapevole o non intenzionale – conoscenze, attitudini, valori, abilità, divenendo fruitore proprio di quelle risorse educative offerte dal contesto del proprio ambiente.
Cittadinanza attiva, solidarietà ed arte costituiscono, pertanto, le finalità precipue della nostra proposta progettuale nella quale la storia dell’arte non sarà intesa solo come conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico-artistico delle aree colpite dal sisma, ma si configurerà quale educazione sentimentale, anche in chiave autobiografica dei luoghi e motore di azioni solidali.
Attraverso una sorta di mappatura di luoghi dell’anima, entro un territorio come quello del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, gli studenti ancora residenti che frequentano la scuola di Amatrice “Romolo Capranica” ci auguriamo possano incontrare quelli del liceo artistico ‘Ripetta’ ed insieme percorrere passi solidali, condividendo un patrimonio di arte e cultura che appartiene a tutti e sarà motivo di un fruttuoso scambio culturale.
Un piano di attività da realizzare in sinergia con l’Archivio di Stato di Rieti, la stessa Amatrice e le sue istituzioni ed in grado di trasformarsi in altrettante azioni di sensibilizzazione e di consapevolezza finalizzate alla creazione di spazi di memoria storica condivisa, attraverso un’etica della responsabilità.
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Tiziana De Angelis dice
Grazie Annamaria, di quella notte non ho molti ricordi, sono tutti confusi, non sapevo neanche che tu ci fossi! I tuoi genitori si, in quei giorni c’eravamo incontrati spesso all’ospedale dove entrambi facevamo terapia… Com’è bello ed importante quello che hai fatto e che continui a fare con i tuoi ragazzi, soprattutto per i nostri di ragazzi, non credo sia un bel vivere per loro, con le stesse incertezze degli adulti, con un futuro che provano a costruire ma così difficile da immaginare…Non abbiamo niente di certo, di sicuro…Solamente che qualsiasi cosa succeda la natura, il mondo, va avanti, i nostri fiori stanno rifiorendo e continueranno a fiorire anche senza di noi, si anche se domani noi non ci fossimo più continuerebbero a stupirti i loro colori magari in mezzo alle macerie delle nostre case… Ma noi faremo di tutto per esserci. Ti abbraccio forte forte, ed un bacio a te ed anche ad Elena e Michele.
Sandra Zingaretti dice
Ho conosciuto i ragazzi del Ripetta all’archivio di Stato di Rieti grazie al direttore Roberto Lorenzetti! Bravissimi!
Clara Buscalferri dice
Complimenti ragazzi.
Marina Nardovino dice
Sei troppo brava amica mia.
Cinzia Zavoli dice
Brava. Bravi.
Lia Capriccioli dice
Bellissima e buonissima idea Anna Maria, complimenti!
Michele dice
Non ho commenti è mia figlia