Dal 1 al 5 ottobre la manifestazione per celebrare i 368 migranti morti nel naufragio del 2013 e per restituire dignità ai lampedusani. Direzione artistica di Ascanio Celestini e Fiorella Mannoia.
Il “Sabir” era un idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo. Uno strumento di comunicazione, in cui confluivano parole di molte lingue del Mediterraneo e che consentiva la comunicazione tra i marinai e i commercianti dell’area. Dal primo al cinque ottobre, a Lampedusa, il Sabir torna a vivere, sottoforma di “Festival diffuso delle culture mediterranee” e di momento di riflessione sulle tragedie, partorite in questi anni da quello stesso mare, in particolare quelle del 3 ottobre scorso, quando il mare restituì 368 corpi.
Promosso da Arci, Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Rai, i 5 giorni di festival cercheranno di restituire un’immagine diversa dell’isola di Lampedusa, recentemente sotto i riflettori solo per tragici avvenimenti. “Sono i lampedusani stessi a chiederlo – dichiara Filippo Miraglia, vicepresidente Arci -. Non è colpa loro, quello che sta accadendo sulle loro coste. Si tratta di un’isola che va premiata per la generosità e il coraggio dimostrato negli anni, a cui, per questo, va dato un’altra immagine, di isola prospera di cultura, risorse naturali e culinarie”.
Il festival, presentato a Roma, animato da dibattiti con ospiti internazionali, musica, teatro e cinema vede la direzione artistica di Ascanio Celestini e Fiorella Mannoia, sensibili ai temi dell’immigrazione, che attraverso la loro arte e quella di artisti provenienti dall’Europa intera, ma soprattutto dai luoghi di partenza degli sbarchi- Maghreb/Mashrek – comunicheranno il bisogno di un interscambio, culturale, ma non solo, con questi popoli, sino a denunciare l’odiosa indifferenza delle istituzioni di fronte a tragedie, come quella del 3 ottobre scorso.
“Stiamo rischiando di abituarci alla morte e a queste tragedie, come ci si abitua alla pioggia o al vento – commenta la Mannoia – Le iniziative come queste servono a ricordare come, dietro a queste sciagure, ci siano delle persone, degli esseri umani, che hanno sogni e pensieri. Fino ad oggi, abbiamo sentito solo chiacchiere da parte dei politici, italiani ed europei.
C’è una parte della politica che non tollera i migranti, ce n’è un’altra che li vuole, ma che non fa nulla per aiutarli. Prima di chiedere aiuto all’Europa, l’Italia deve fare i compiti a casa. Manca un’accoglienza ben strutturata, manca una progettualità, soprattutto scolastica. Questo non è un paese!”.“Fino a qualche anno fa, Lampedusa non era nella carta geografica, ma, a partire dai primi sbarchi, vi è subito entrata e il mondo ha iniziato a conoscerla – dichiara Ascanio Celestini, il cui ruolo era stato inizialmente pensato per Claudio Baglioni, che però, evidenzia il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha declinato l’offerta Per il mondo intero, Lampedusa è il posto in cui o muoiono o sbarcano gli immigrati. Ma a Lampedusa c’è una vita, che riguarda gli abitanti stessi dell’isola, che ha moltissimi limiti. Nessuno vi può nascere, poiché non ci sono ospedali; i voli per arrivarci sono pochi e di difficile programmazione.
Se Lampedusa sta male, insomma, anche l’accoglienza va male. È per questo che bisogna ricostruire quel territorio, ridandogli dignità attraverso le voci dei suoi abitanti”. Momento solenne di memoria e festa, solo questo dovrà essere il Festival. “Non vogliamo alcuna passerella politica durante quei giorni – dichiara Laura Biffi del Comitato 3 ottobre – anzi, chiediamo sobrietà e tanto silenzio, per rendere onore ai tanti morti che si sono susseguiti nel Mediterraneo. Non vogliamo spot politici, accetteremo le dichiarazioni dei presenti solo se contengono prese di posizione nette sui provvedimenti da attuare per l’accoglienza”. Il Comitato 3 ottobre ha, peraltro, depositato alla Camera un disegno di legge, che permetta l’istituzione della “giornata della memoria”, ogni 3 ottobre, per rendere possibile discutere di questi temi, nelle scuole e nelle istituzioni e il riconoscimento dei corpi, rinvenuti dal mare.“
All’indomani della tragedia dell’anno scorso, i politici hanno fatto molte promesse, in primis, quella di rendere possibile l’identificazione dei cadaveri ritrovati. Ad oggi, sono stati individuati solo 185 volti, ma attraverso un riconoscimento ‘a vista’, senza nessuno strumento scientifico, come l’analisi del DNA, che sarebbe possibile, se solo il governo lo autorizzasse. Lo chiedono i parenti di quelle vittime, i genitori che abitano lontano”, tuona Tareke Bhrane, anche lui del Comitato 3 ottobre. Tareke inoltre si sta occupando, assieme agli altri promotori del Festival, di garantire dei voli ai parenti di coloro che sono morti in mare. “Prevediamo di far dormire le famiglie dei ‘migranti’ con quelle lampedusane, in modo da lanciare un ulteriore segnale del momento di integrazione che questo Festival incarna”.
Parole di supporto all’iniziativa, anche da parte del responsabile Segretariato Sociale della Rai, Adriano Coni, che sottolinea la grande umanità con cui gli operatori e i giornalisti sono stati accolti sull’isola, anche in momenti di grande emergenza. “Si è creato un rapporto intenso tra l’azienda Rai e i lampedusani. È per questo che la Rai, con l’Usigrai, ha promosso varie iniziative, a sostegno degli isolani; è stata inaugurata una sala cinema temporanea e in futuro, verrà realizzato un centro multimediale e di artigianato, per far emergere la grande ricchezza custodita a Lampedusa”. (Maria Panariello)
Fonte: Redattore sociale
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