Il presidente messicano López Obrador sembra determinato a non voler cadere nella patologia della corruzione in cui sono sprofondati i governi progressisti dell’America Latina. Eppure è deciso a consegnarsi con entusiasmo – in nome del consumo, della crescita economica e dello sviluppo – a un’altra corruzione. Quella della patologia di un sistema profondamente immorale, che genera una ingiustizia sistematica e distrugge tutto sul suo cammino: la natura come il tessuto sociale, la sussistenza autonoma come le capacità creative che possono fiorire in armonia con l’ambiente
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È stata una protesta strana. Sembrava ispirata dalla semplice mania di criticare. Nell’Istmo, le organizzazioni sia imprenditoriali che sociali hanno denunciato un effetto particolare delle ‘carte benessere‘ [carte di credito distribuite agli indigenti per alleviarne la povertà e la marginalità, ndt]: la repentina prosperità di bar e locali notturni dove si pratica la table dance
[letteralmente il ‘ballo sul tavolo’, esibizione spesso associata allo
sfruttamento sessuale, ndt]
e la vendita massiccia di cellulari. Mentre gli industriali avrebbero voluto proibire l’utilizzo della carta nel mercato informale, per proteggere il proprio, le organizzazioni sociali lamentavano le conseguenze della distribuzione precipitosa delle carte, prima che il Presidente visitasse la zona per promuovere il Corridoio Transistmico.
I bar vicini alle scuole, per esempio al liceo della città di Matías Romero, si sono riempiti di giovani, qualcuno anche in divisa [nelle scuole in Messico vige la divisa per gli studenti, ndt], che facevano uso del tesoretto appena acquisito, ha dichiarato Carlos Beas, coordinatore dell’Unione delle Comunità Indigene della zona nord dell’Istmo (La Jornada, 10/5/19).
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I sussidi di massa ai poveri costituiscono uno dei programmi più popolari del nuovo governo. Hanno effetti drammatici e commoventi. Una famiglia in estrema miseria, che ha due anziani e un giovane iscritti al programma, ha cambiato sostanzialmente la propria condizione. Comincia a respirare. Non si tratta di condannare i rimedi alla situazione atroce di milioni di famiglie, anche se si usa lo schioppo quando sarebbe necessario il tiro di precisione. Ma è importante inquadrare la faccenda nel suo contesto.
Nel 1994 gli zapatisti allusero ai desechables (le persone da scartare, i rifiuti). La cosiddetta popolazione in esubero, gli emarginati e i disoccupati, avevano una funzione chiara per il capitalismo: erano l’esercito industriale di riserva. Adesso si è creata una nuova classe sociale che il capitalismo non utilizzerà né oggi né mai. E questi desechables vengono ora scartati.
Nel 1995, presso l’Hotel Fairmont di San Francisco, fu organizzato il Forum sullo Stato del Mondo, a cui parteciparono circa 500 tra le persone più potenti e prestigiose del mondo. L’argomento principale fu cosa fare dell’80% della popolazione mondiale, che risulterebbe superflua perché basterebbe il 20% per occuparsi della produzione. E’ attribuito a Zbigniew Brzezinski, ideologo neoliberista, il vocabolo tettontimento – tittytainment. Poiché l’80% superfluo sarebbe sempre più frustrato, senza impiego né opportunità, bisognerebbe propinargli il trattamento che la madre riserva al bebé: tetta e distrazioni. Si affidò alla Banca Mondiale l’elaborazione di questa politica, e la sinistra la mise all’opera con entusiasmo. Lula era molto orgoglioso di avere portato 35 milioni di brasiliani a un consumismo da classe media e venne a congratularsi con il presidente Peña Nieto e con il governatore Velasco che facevano in Messico la stessa cosa che faceva lui: ottenere che i superflui, gli scartati, rimanessero passivi, individualizzati e consumisti. Il dispositivo si poteva applicare anche come arma contro-insurrezionale.
I cosiddetti governi progressisti del Sudamerica hanno realizzato fedelmente i nuovi precetti neoliberisti. Un ampio settore della sinistra latinoamericana li ha considerati come un correttivo dell’adeguamento strutturale e un meccanismo di livellamento sociale. La sinistra brasiliana, per esempio, accolse favorevolmente il programma di Lula e la sua alleanza con industriali e multinazionali per lo sviluppo, come anche la sua Borsa Famiglia [un sussidio alle famiglie più povere, ndt]. Per Lula, le sue politiche erano tutto quello che la sinistra sognava di fare (Proceso, 1770, 3/10/10).
Come già ho ricordato in questo spazio, Rogelio Jiménez Pons, direttore del Fondo Nazionale di Promozione del Turismo, ha dichiarato, a difesa del Treno Maya [una delle Grandi Opere previste dal governo di López Obrador, ndt]: Siamo un governo di sinistra che più che altro sta instaurando un vero capitalismo ( Animal Político, 2/15/19). Questa era anche la posizione di Lula: Un operaio metallurgico sta operando la maggiore capitalizzazione della storia del capitalismo (Proceso, 1770, 3/10/10).
Sembra chiaro che López Obrador non cadrà nella patologia della corruzione in cui sono sprofondati tutti i governi progressisti dell’America Latina. Ma è altrettanto chiaro che si consegna con entusiasmo alla patologia di un sistema profondamente immorale, che genera una ingiustizia sistematica e distrugge tutto sul suo cammino, la natura come il tessuto sociale, la sussistenza autonoma come le capacità creative che possono fiorire in armonia con l’ambiente.
Sotto l’apparente benedizione dei sussidi finanziari ai poveri, si incoraggia quest’altra corruzione, con effetti particolarmente perversi. Si inseriscono gli spodestati in un consumismo insensato che li affonda sempre più nella condizione atroce in cui si trovano, ora anche dipendenti da un sussidio statale che può sparire in qualsiasi momento. Invece di andare fino al fondo della questione (il furto di tutto quello che hanno, dei territori come anche dei diritti), invece di allearsi con i depredati per rafforzare la loro difesa e la loro costruzione di una vita dignitosa, un governo che si dice di sinistra si allea con i rapinatori e garantisce la loro attività.
La circostanza è nuova. Bisogna cambiare, dal basso, la direzione del cambiamento.
Fonte: La Jornada. Traduzione a cura di Camminardomandando
testo originale: “La otra corrupción”, in La Jornada, 20/05/2019
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