Forse non è mai stato tanto indicato come nel caso dell’assassinio di Berta Cáceres parlare di una morte che ha seminato la vita. La sua organizzazione, il suo pensiero, le sue parole e le sue figlie sono semi che danno frutti anche in un clima tremendamente ostile. Nel Consiglio delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras, che lei stessa aveva fondato, dicono infatti che Berta si è moltiplicata. In occasione del quinto anniversario dell’esecuzione che doveva fermarne per sempre la lotta contro l’estrattivismo, Laura Carlsen, giornalista e direttrice del Programa de las Américas ha parlato con Laura e Bertha Zúñiga Cáceres, che continuano a dare concretezza al progetto costruito dalla loro mamma per ribellarsi all’insaziabile rapina compiuta sul territorio e chi lo abita, per rompere con il patriarcato e per imparare a sognare insieme. Non è facile, anche perché, così come gli autori intellettuali, i mandanti, dell’omicidio di Berta non sono stati processati, ancora oggi gli attacchi contro chi difende la terra e il territorio dal modello estrattivista continuano senza sosta in Honduras
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Dicono nel Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (COPINH), l’organizzazione fondata proprio da lei, che Berta Cáceres non è morta: si è moltiplicata. Quel 2 marzo di cinque anni fa, dunque, non segna la data della morte di Berta, ma la sua semina, il suo ritorno alla terra che tanto difendeva quando respirava ancora, prima che gli assassini le prendessero la vita.
Forse non è mai stato tanto indicato parlare di “seminare” una vita nella morte come nel caso di Berta. Il COPINH è sopravvissuto ed è cresciuto, nonostante l’assalto del governo corrotto e repressivo di Juan Orlando Hernández, che ha il sostegno dell’ambasciata degli Stati Uniti. Il tessuto di organizzazioni, gruppi, media e persone singole che sostengono COPINH da tutto il mondo è più forte e più denso. Dalla sua morte, molti libri, articoli, canzoni e poesie su Berta e la sua lotta sono stati scritti, sebbene nessuno di essi sia così eloquente e chiaro come le stesse parole che lei ha seminato.
Per ricordare l’anniversario , ho parlato con due delle sue figlie, Laura e Bertha Zúñiga Cáceres, che sono diventate dirigenti e punto di riferimento del COPINH nella resistenza indigena, femminista, politica e sociale in Honduras.
Laura Zúñiga spiega: “L’immagine di mia madre ci ha ispirato in vari modi, credo che uno di essi sia la leadership delle donne: come possiamo affrontare le lotte, come possiamo guidare questi processi che comportano il ribellarsi a queste società, ma anche come imparare a sognare insieme, a rompere con il patriarcato e il machismo che hanno cercato di allontanarci dalla vita pubblica, dalla vita politica. Siamo riusciti a far sì che il fiume Gualcarque continui a scorrere, siamo riusciti a identificare i colpevoli dell’omicidio di mia madre, ma ci sono ancora molte sfide aperte”.
E aggiunge: “Noi donne, nel corso della storia, soprattutto in quella dei nostri popoli indigeni, siamo state quelle che hanno conservato la memoria della resistenza. Abbiamo imparato a tessere, costruendo trame contro la violenza del patriarcato, contro i poteri che hanno cercato di cancellare la nostra identità. Siamo state ancora noi donne a sfidare i modi di pensare tradizionali, perché continuiamo a mettere in discussione l’oppressione e il potere in quel che c’è di più profondo – nelle famiglie, dentro di noi, nei nostri compagni. Credo che ripensare la vita, ripensare la dignità da ciò che è più esterno a ciò che abbiamo interiorizzato sia molto importante. Siamo inoltre ancora noi donne a combattere nei momenti più avversi. Lo abbiamo visto con la leadership di mia mamma ma anche di molte altre donne all’interno delle comunità presenti in Honduras “.
Fa impressione che la concessione per il “progetto morte” della centrale idroelettrica resti nelle mani della Banca Centroamericana per l’Integrazione Economica, che la società DESA non abbia subito gravi ripercussioni nonostante la sua partecipazione diretta al delitto, che gli autori intellettuali, i mandanti, dell’omicidio di Berta non siano stati processati, che continuino gli attacchi contro i difensori della terra e del territorio, e che la promozione del modello estrattivista continui senza sosta nel Paese.
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Bertha Zúñiga Cáceres è attualmente la coordinatrice generale del COPINH. Parla così della morte di sua madre: “Per il popolo Lenca, ovviamente, è stato un momento di rottura molto forte, ma è per questo che diciamo che Berta si è moltiplicata. Perché le comunità continuano questo processo – con tutti gli ostacoli e i problemi – ma affrontando quotidianamente tutte le sfide. In questo senso, tutto il progetto di emancipazione che la compagna Berta Cáceres ha costruito continua a concretizzarsi”.
Bertha racconta il lavoro della sua organizzazione negli ultimi 5 anni: le radio di comunità che informano e mantengono viva la cultura, la ricerca che serve alla lotta, la denuncia non solo delle aziende, ma anche degli enti finanziari che rendono possibili i progetti che violano i diritti umani di popoli, come Agua Zarca, e la denuncia dello Stato responsabile dell’espropriazione. COPINH continua ad articolare l’opposizione ai progetti estrattivisti, a difesa del territorio, ma anche della cultura, dell’identità e della saggezza ancestrale. Ha progetti sanitari, educativi, di comunicazione e antiviolenza.
E come sta andando la ricerca della giustizia e della verità nel caso dell’omicidio di sua madre? Bertha risponde: “Un processo che sta andando piuttosto lentamente e ora siamo di fronte al muro principale, che è il rifiuto dello stato dell’Honduras di perseguire e punire i responsabili, quelli che hanno preso le decisioni, i massimi responsabili di questo crimine. Abbiamo avuto modo di conoscere i loro nomi e di apprendere informazioni che normalmente non si trovano in casi emblematici e crimini ad alto impatto come quello. Tuttavia, lo stato dell’Honduras ha fatto tutto il possibile per non chiarire il crimine perché c’è un patto di impunità, un patto di corruzione, perché questa famiglia, Atala Zablah, fa parte del potente gruppo che gode di una speciale impunità e si è accordato con questo governo”.
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Laura risponde a una domanda su ciò che la tiene nella lotta: “Per me la cosa più importante è ribellarsi alla morte, è la ribellione. È non accettare il fatto che la violenza possa spingerci a smobilitare o che la paura ci possa portar via la convinzione che la giustizia sia necessaria per questo paese. L’altra cosa è l’amore per nostra madre, è la tremenda indignazione, il tremendo dolore che questo caso ci ha dato, e la necessità che certe cose non si ripetano, cosa che in questo paese è purtroppo molto difficile. Questo è ciò che ci muove: smantellare il sistema di morte in cui viviamo oggi nel paese “.
Le attività del COPINH continuano questa settimana, che è anche quella del compleanno di Berta Cáceres, che cade due giorni dopo l’anniversario della sua morte (maggiori informazioni possono essere trovate alla pagina: https://copinh.org/ ). La sua organizzazione, il suo pensiero, le sue parole, le sue figlie e le sue convinzioni sono semi che danno frutti in un clima ostile.
Fonte e versione originale: Desinformémonos
Traduzione per Comune-info: marco calabria
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