Quella nella quale si chiede il coprifuoco per difendersi da una crisi che resta sanitaria è la stessa regione in cui si adotta il principio della centralizzazione ospedaliera, invece di rafforzare la sanità territoriale, e si dirottano i pazienti con patologie non correlate al coronavirus in strutture private. È la stessa regione nella quale nei mesi scorsi non è stato potenziato il numero minimo di terapie intensive e non sono stati assunti assistenti e infermieri. È la stessa regione nella quale qualche giorno fa istituzioni e mercanti hanno festeggiato l’inaugurazione della talpa con cui verrà scavata la galleria che permetterà il fondamentale passaggio dell’Alta velocità dal bresciano fino a Verona

Da circa una settimana, il reparto di pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano ha deciso di accettare solo malati con Covid-19 nei reparti di pneumologia e uno di medicina interna, dirottando su altri ospedali e strutture, per lo più private, i pazienti con patologie non correlate al coronavirus.
Come per gli ‘Spedali Civili di Brescia e gli ospedali pubblici di Bergamo, Cremona e Mantova, anche Milano sceglie di adottare il principio della centralizzazione ospedaliera per ricovero e cura degli infetti, frammentando il sistema sanitario pubblico.
La scelta purtroppo pare coerente con l’assenza di misure prese negli scorsi mesi di tregua epidemiologica per rinforzare la sanità territoriale in Lombardia:
– a partire da terapie intensive (130 attivate a fronte del numero minimo di più 600 indicato dai piani di emergenza e con una copertura di 9,8 posti per 100mila abitanti, invece della soglia di sicurezza di 14; pesa inoltre l’inutilizzo da parte delle Regioni dei ventilatori già distribuiti e la mancata distribuzione di 1.500):
– assunzioni di assistenti e infermieri (17mila ne mancano oggi come a marzo)
– capacità di tracciamento e somministrazione tamponi (che ha già raggiunto il punto di saturazione a livello regionale e nazionale).
La Lombardia ha registrato domenica 18 ottobre 2.975 nuovi casi ufficiali (con un tasso di positivi sui tamponi del 9,6 per cento), di cui 1.463 nella Città metropolitana di Milano. La questione centrale, man mano che la curva ufficiale si alza e in modo proporzionale si abbassa la capacità di tracciamento, resta quella del sommerso – che a marzo i ricercatori Ispi calcolavano in tredici per ogni contagiato ufficiale e a inizio settembre era di uno ogni due, già oggi in aumento.
Fonte: Off Topic News
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