Da un anno le immagini e le informazioni terribili sulla violenza scatenata da Israele contro la popolazione di Gaza, dopo l’attacco di combattenti palestinesi, ci sconvolgono e ci lasciano un senso di impotenza, di fronte al silenzio e alla immobilità degli Stati, degli USA e dell’UE, incluso il vergognoso comportamento del governo italiano. È un silenzio complice, quando non attivamente sostenitore del genocidio con l’invio di armi. Soprattutto sui social possiamo vedere immagini e informazioni – il genocidio in diretta – data la de-formazione di cui sono portatori i media mainstream. Numeri e morti.
I palestinesi continuano ad essere rappresentati con gli stereotipi correnti: vittime o terroristi. E anche se la corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale hanno emesso sentenze, la prima nominando il genocidio denunciando l’occupazione, e la seconda mandati di cattura, la furia di Israele continua, si intensifica, aggiunge alle bombe le armi della fame e della malattia per distruggere una popolazione intera. Si aggiunge la distruzione materiale di scuole, università, centri culturali, archivi, di una civiltà millenaria, la volontà di distruggere memoria e identità di un popolo.
Certo ci sono state tante manifestazioni di solidarietà con la Palestina, tante iniziative delle associazioni per combattere il senso di impotenza e il dolore che quotidianamente ci attanagliano, per mostrare concretamente il sostegno alla Palestina e alla sua gente. Si cerca di informare, ma ancor più importante di far sentire le voci di donne e uomini palestinesi che non si arrendono, che amano la loro terra e la vita.
Nel genocidio in corso a Gaza oltre 17.000 bambini sono stati uccisi da Israele e chissà quanti altri sono sotto le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti. Sono state distrutte le loro scuole, i loro parchi giochi, il Conservatorio di musica Edward Said dove tante volte li avevo visti a lezione, le piste da skateboard, il circo… Siamo abituati a pensare a loro come vittime, le più piccole e innocenti, raramente si sentono le loro voci o si vedono le loro immagini, se non quelle molto dolorose che chiedono aiuto che ci stringono il cuore. Per questo abbiamo pensato di far conoscere la “resistenza bambina”. Le migliaia di bambini a Gaza sono, grazie anche all’amore delle loro comunità, in realtà il futuro della Palestina. È quasi miracoloso vedere sui social (i media tradizionali di guardano bene dal rappresentare la vita che resiste nel genocidio!) le loro immagini che studiano sotto le tende, che si divertono a vedere i cartoni animati o i pagliacci che si divertono con loro.
Chiamiamo “resistenza bambina” l’incontro del 13 dicembre alla Casa Internazionale delle Donne di Roma perché vogliamo mostrare e far conoscere qualcosa di tutto questo, lungo il filo della storia: dalla Nakba (il film Children without childhood, offerto gentilmente dal Palestine Film Institute), al “canto “egli uccelli” composto dalla grande musicista Rema Tarazi negli anni Settanta, alla prima intifada (le letture di Ghassan Kanafani, di Fadwa Tuqan e del siriano Nizar Qabbani), con le poesie che verranno lette da Patrizia Cecconi e Ippolita Paolucci. E poi ascolteremo Amirah Suboh che presenta il bel libro di racconti I bambini della Palestina, scritto da suo padre Mahmoud, uomo di grande sensibilità, purtroppo scomparso pochi anni fa. Arriveremo anche a Gaza da dove una educatrice che da anni segue e prosegue la sua passione per i bambini, contro la lunga lista di violenze e violazioni operate sui bambini da Israele e che lei registra ogni giorno con dolore, Rana Al Quffa. Incontreremo Yasmin Al Jarba che racconterà il progetto di “Cinema in campo“, già iniziato sotto una tenda a Deir el Balah, rappresentato in un brevissimo video pieno di risate e gioia di decine di bambine/i con le loro famiglie. I disegni dei bambini diventano cartoni animati, divertenti o tristi, in film corti, di pochi minuti. “La nonna ci ha sfiniti”. “Un giorno in tenda” di Haneen Koraz, Nour A. Jawad, Sharouq Darwish. (Tradotti e Sottotitolati da Cinema senza diritti) e Drawing for better dreams di May Odeh, presentato da Monica Maurer. La musica, sarà sempre presente, e concluderà la giornata con un “Saluto a Gaza” del Conservatorio Edward Said
Immagini letture musiche storie di bambine/i 13 dicembre 2024
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