L’approvazione del trattato di liberalizzazione commerciale Ue-Mercosur è strettamente legata alla distruzione della foresta amazzonica, alla protezione della vita delle/gli indigeni e dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Se venisse approvato causerebbe un aumento delle emissioni e della perdita della biodiversità: infatti permetterebbe un aumento dell’esportazione di automobili dall’Europa ma soprattutto un aumento dell’importazione della carne, dei mangimi (soia) e della canna da zucchero, che in Brasile vengono prodotte attraverso deforestazione e pratiche intensive. La Campagna globale a difesa dell’Amazzonia si dà appuntamento online il 26 e il 27 febbraio per iniziativa del Foro sociale Amazzonico e le organizzazioni indigene.
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La nostra foresta grida. Grida di dolore e non da oggi. La deforestazione, la pandemia, le violenze contro la comunità indigena e gli attivisti ambientalisti e difensori dei diritti umani, in particolare donne: sono l’espressione dell’attacco all’Amazzonia, alle sue ricchezze, alla vita.
Siamo qui per reagire, contro le autorità nazionali che permettono tutto questo, ma chiediamo anche all’Europa di fermarsi».
I giovani indigeni, insieme ai Fridays for future, hanno lanciato un appello per il 26 e 27 febbraio: due giorni per una nuova mobilitazione online globale intitolata El Grito de la Selva, Voces de la Amazonia con cui chiedere – insieme all’Asamblea Mundial por la Amazonia, alla Coordinadora de Organizaciones Indìgenas de la Cuenca Amazonica (Coica), alla Red Eclesial Panamazonica (Repam) e Al Foro Social Panamazonico (Fospa) – di fermare l’offensiva dell’agrobusiness e dell’estrattivismo in corso in tutta l’area, ma in particolare in Brasile, e di rinunciare alla firma dell’accordo di liberazione commerciale tra Europa e i paesi dell’area Mercosur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – che ne intensificherebbe lo sfruttamento.
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L’Ue ha presentato la scorsa settimana la sua nuova strategia commerciale nella quale si propone di essere «più aperta, più sostenibile, più assertiva» con i suoi partner commerciali, introducendo vincoli di tipo sociale e ambientale agli accordi vecchi e nuovi.
Alla domanda rivolta in conferenza stampa al vicepresidente della Commissione,Valdis Dombrovskis, per chiarire se questi vincoli sarebbero stati introdotti anche nell’accordo Ue-Mercosur, il vicepresidente ha assicurato che «le parti ci stanno già lavorando perché l’espansione commerciale dell’Europa nell’area è strategica dopo la pandemia».
Dombrivskis ha fatto capire che il Brasile starebbe già rispondendo in maniera fattiva ad alcune di queste richieste europee. Peccato che l’affermazione sia lontana dalla realtà: poco più di due mesi fa l’istituto spaziale brasiliano Inpe ha dimostrato che almeno 11.088 kmq di foresta pluviale sono stati rasi al suolo tra agosto 2019 e luglio 2020, la porzione più estesa dal 2008.
I parlamentari europei verdi e della sinistra europea, per nulla persuasi dagli impegni, hanno scritto alla Commissione e alla presidenza Ue di turno che è in capo al governo portoghese il quale, insieme a quello spagnolo e italiano, è il principale sponsor del trattato nel Consiglio europeo.
Secondo i parlamentari, «gli ulteriori impegni in materia di deforestazione e clima» che la Commissione sta negoziando con i paesi del Mercosur «non sono applicabili e sanzionabili, non hanno un chiaro collegamento giuridico con il testo principale e non saranno sufficienti per colmare le carenze dell’accordo.
Se la Presidenza vuole essere coerente con l’accordo di Parigi e il Green Deal europeo non può procedere alla ratifica di questo trattato così com’è».
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Il cardinale Pedro Barreto, presidente di Repam e vicino al Papa, denuncia chiaramente che la pandemia «è stata aggravata dallo squilibrio creato nella natura dallo sfruttamento economico. Bisogna fermarsi e ascoltare le voci dei popoli che vivono l’Amazzonia». Non le pretese delle imprese.
La foresta attraversa 9 Paesi, è abitata da 380 popoli, 140 in isolamento volontario: 34 milioni di persone, di cui 3 milioni di indigeni immersi nel più grande serbatoio di biodiversità del pianeta.
Joao Pedro Stedile, leader del Movimento Sem Terra Brasiliano chiede ai cittadini di Italia, Spagna e tutta Europa di «unire le forze contro una mossa delle grandi corporation europee e multinazionali che condanneranno i cittadini d’Europa a mangiare porcherie piene di veleni, e noi popoli dell’America del Sud a perdere le nostre risorse naturali e il lavoro».
E Greta Thumberg, tra i promotori della mobilitazione, insieme alla leader indigena Sonja Guyara, denuncia che «l’Amazzonia brucia di nuovo, dobbiamo proteggerla, impedire che con essa vada in cenere il nostro futuro: questa è una battaglia che dobbiamo vincere, e dobbiamo vincere insieme».
La strategia della Commissione punta sul portare al voto separatamente l’accordo commerciale e il testo del partenariato politico tra Europa e Mercosur, per poter evitare che l’obbligo di ratifica da parte degli Stati membri previsto per un testo «misto» rallenti il processo.
Ma i movimenti europei per la giustizia commerciale e climatica, insieme ai sindacati, promettono battaglia e anche il passaggio del trattato nel Parlamento Ue si annuncia meno scontato di quanto auspichi la commissione.
Semplicemente vergognosa la scelta del governo che senza tanto clamore è favorevole al Mercosur, una tragedia per gli indigeni espropriati dal loro territorio con la violenza per dare spazio all’agrobussiness, un incubo per gli aumenti di Co2 dopo gli incendi della foresta, un danno per i nostri produttori che si troveranno ad arginare l’ingresso di mais e soia ogm a prezzi più bassi, quindi molto concorrenziali, STOP MERCOSUR
Proprio come si temeva: UE «più aperta, più sostenibile, più assertiva»
ma con cautela! e badando ai propri affari.