Racconti da un corso di italiano per stranieri
di Lino Di Gianni*
Nel piccolo paese della Valle di Susa di Avigliana, c’è solo una via principale, lunga circa due o tre chilometri, dalla stazione all’ospedale. Se la percorro a piedi, incontro sempre qualcuno che viene a scuola da me. “Ehi, ciao, dove vai? “ chiedo a Moussa, il ventenne ivoriano. “Vado a lavorare” Ma oggi pomeriggio vengo a scuola”.
Una donna armena la incontro mentre va al suo lavoro di stiratrice, e mi chiede se la mia salute va bene. Nel negozio di abiti cinesi, vicino alla stazione, lavora un’amica della Malesia, che è venuta diversi anni a scuola da me. Tra me e me penso che è bello incontrare dei mondi che camminano in un breve tratto di strada.
Mi chiedo come vivano il freddo molto intenso di queste montagne piemontesi. La neve che in alto è tornata copiosa, per la felicità degli operatori turistici, per molti migranti è una novità assoluta, una sorpresa.
Per alcuni di loro è una tragica, sorpresa: tentano il passaggio in Francia attraverso i valichi innevati. Sottovalutano il freddo, affrontato con scarpe da ginnastica e abiti leggeri, e alcuni perdono la vita, come annegati in un mare bianco, ripescati solo in Primavera, a disgelo avvenuto. Ad altri vengono amputati gli arti congelati. Qualcuno assistito dai volontari o rispedito indietro dalla solerte polizia francese.
Certe volte, a scuola, guardo i loro abiti. Sono i più diversi, penso siano frutto di donazione da parte di italiani che li hanno smessi. E mi perdo a pensare che a scuola, in quel momento, attraverso quegli abiti, ci sia anche una folla di italiani che gli stranieri li sostiene, li aiuta: come i volontari che cercano di ripescare i ragazzi africani (ma anche le donne) che nessuno ferma, e che dopo l’attraversamento del mare, adesso tentano la risalita delle montagne innevate.
A casa premono per avere soldi, serve un lavoro, e loro non sono qui per aspettare: come tanti pastori seguono la cometa per raggiungere una nuova Natività tra gente molto spesso dedita solo più alla santificazione del dio Shopping. In mezzo, per fortuna, ci sono tanti piccoli gesti di ribellione concreta e di accoglienza vera: come fossero preghiere personali laiche, che formano un coro e una musica da imparare a riconoscere.
Lascia un commento