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In questo momento anche le favole possono avere una funzione terapeutica, soprattutto per esorcizzare la paura dei piccoli (leggi anche Ha la corona ma non è re né regina di Paola Nicolini), ma anche dei grandi (leggi Decalogo contro la paura di Franco Arminio).
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C’era una volta un mostro volante, invisibile all’occhio umano. Ma così spaventoso che, sebbene nessuno l’avesse veduto mai, tutti lo temevano. Qualcuno l’aveva raccontato con il potere di impossessarsi della vita di giovani e anziani, fino a nutrirsene tra le sofferenze delle sue vittime. Allora avevano deciso che l’unica via d’uscita era la segregazione. Chiudersi ognuno nelle proprie case, così il mostro non avrebbe incontrato più nessuno di cui appropriarsi.
Il mostro era talmente potente che pure i re ne avevano il terrore, tanto che il popolo aveva chiamato il mostro: Corona, come la cosa più preziosa che i re indossano sul loro capo. D’altra parte ora era il mostro a comandare. Ognuno era divenuto suo suddito e la vita di ogni paese era come d’improvviso cessata. Nessun uomo, donna, ragazzo che fossero poteva mostrarsi alla luce del sole, calpestare il suolo per non correre il rischio d’essere colto dall’invisibile mostro Corona. Anzi, non solo ciascuno si segregava, ma si rinchiudevano nell’oscuro delle tenebre per maggiore sicurezza. Le madri e i padri proteggevano i loro piccoli e i loro anziani rinchiudendoli nei luoghi più riposti delle case. Neppure si dormiva per paura della notte, delle ombre, del rischio nel sonno d’essere sorpresi dal mostro.
Solo i ministri del re avevano avuto l’ordine di interrogare i maghi paludati sul come difendersi e sconfiggere il nuovo invasore. Ma le pozioni non erano aggiornate e sarebbe stato necessario parecchio tempo prima che dai testum si potesse ricavare qualche mistura capace di debellare il mostro o perlomeno di tenerlo lontano da ogni contatto umano.
Il nuovo mostro aveva assoldato l’esercito della Paura, che già altri avevano impiegato ma non con altrettanto successo. Già, perché, se non poteva appropriarsi dei corpi dei suoi sudditi, si era impossessato della cosa più preziosa: della loro mente e dei loro cuori, in modo che di loro avrebbe potuto fare ogni cosa, muoverli come i fili delle marionette.
Segregati com’erano nessuno s’avvedeva che le milizie della Paura occupavano sempre più città e paesi e che l’assedio minacciava ormai da vicino anche le loro case. Non erano morti, ma paralizzati, pietrificati, vivi come morti. In definitiva Corona s’era preso la loro vita, la vita di tutti senza neppure il bisogno di far la fatica di entrare in ognuno di loro.
Non solo, il potente e temuto Corona s’era fatto degli alleati, disposti a mettersi al suo servizio in cambio dei vantaggi che ne avrebbero ricevuti una volta che la gente si fosse accorta d’aver esaurito le scorte di cibo e che non avrebbero potuto reggere più a lungo l’assedio dell’esercito della Paura. Il trauma profondo della paura non avrebbe mai più ricondotto gli animi alla serenità, la continua incertezza dell’ignoto avrebbe dominato la loro esistenza. La vita non sarebbe più stata quella di prima, ognuno avrebbe combattuto l’altro, l’aggressività tra simili avrebbe dominato, il prezzo di ogni genere sarebbe salito alle stelle. Ai poveri e ai più deboli sarebbe toccato in sorte di soccombere, e, a chi avesse avuto risparmi da parte, non sarebbe rimasto più nulla. Una vita di odio, di sottomissione e sfruttamento, una vita talmente dura da preferire la morte.
Pareva che il mostro risparmiasse i bambini, troppo piccoli per lui, avrebbe atteso tempi migliori, quando fossero cresciuti. Neppure l’esercito della Paura si occupava di loro troppo deboli per essere pericolosi. Fu così che prima uno, poi due, poi tanti bambini sfuggivano alla sorveglianza di mamma e papà per andare fuori a giocare. Perché, se agli adulti non gli mancava di lavorare, a loro mancava di correre e saltare, di stare insieme con gli amici a fantasticare. Ogni paese si riempiva di bambini che ridevano e vociavano, che raccontavano del mostro che loro non temevano, mentre gli adulti continuavano a restare nell’oscurità delle loro tane come prede che sfuggono al cacciatore.
Bastavano i bambini per vedere la vita tornare a scorrere e più i bambini crescevano più calavano le milizie della Paura sconfitte dalla loro presenza che non le temeva. Finché un bel giorno, restato senza esercito della Paura, anche il mostro Corona dalla vergogna d’essere stato sconfitto dai bambini scomparve per non farsi più vedere.
Intanto i maghi paludati continuavano a rimestare nei loro alambicchi, caso mai il mostro Corona ci riprovasse.
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Giovanni Fioravanti, l’autore di questo articolo, è stato docente di Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione presso licei e istituti superiori e dirigente scolastico
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