La Provincia di Neuquén ha deciso di pagare i costi dell’esproprio della fabbrica abbandonata dai padroni della Zanon. Il giudice argentino ha consegnato gli impianti, i beni e il marchio alla nuova cooperativa dei lavoratori che l’hanno gestita per undici anni. Un’esperienza conosciuta in tutto il mondo comincia una nuova difficile avventura
Undici anni hanno atteso gli operai e le operaie della Zanon questo momento. Dopo un’udienza tesa, la giustizia ha completato la consegna definitiva dei beni della Zanon alla cooperativa Fasinpat (Fábrica Sin Patrones/Fabbrica senza padroni) che da anni è gestita da loro. La Provincia di Neuquén si è fatta carico del pagamento della espropriazione e il giudice fallimentare, da Buenos Aires, ha consegnato le macchine, gli impianti e la gestione del marchio di Zanon alla gestione operaia.
“Si è materializzato lo slogan “Zanon appartiene al popolo” e dimostra che il controllo dei lavoratori è una via d’uscita dalla crisi”, ha detto Alejandro Lopez a Página/12, deputato provinciale del Frente de Izquierda FIT (Fronte di Sinistra) e operaio della Zanon. “Questo passo enorme è stato strappato con la lotta, il sostegno della comunità di Neuquén e di molte organizzazioni nazionali, e ha un grande valore non solo per i lavoratori del settore, ma per gli altri lavoratori del paese e del mondo, come alternativa concreta alla crisi e ai capitalisti che chiudono le fabbriche”, ha aggiunto Raul Godoy, un altro leader storico della Zanon e anche lui deputato provinciale del FIT.
Avevano cominciato ad assaporare la vittoria nel mese di agosto 2009, quando il parlamento della provincia di Neuquén ha varato la legge 2656 che comminava l’esecutivo provinciale “ad espropriare i beni immobili, beni mobili e tutti gli altri beni materiali” alla ceramica Zanon insieme al marchio. Un mese fa, quando il governatore Jorge Sapag ha firmato il decreto 1977/12 con la quale sono stati destinati i fondi al pagamento del costo dell’espropriazione hanno sentito di essere sempre più vicini. Mancava però un’ultima udienza che si è conclusa lo scorso giovedì, nonostante l’incendio dei pesticidi nella discarica di Retiro e la pioggia torrenziale che ha inondato Buenos Aires, che per poco non l’ha fatto saltare. Alla presenza di tutti i creditori privilegiati, l’amministrazione controllata, i rappresentanti della provincia di Neuquén e una delegazione dei lavoratori Zanon mandati dall’assemblea, davanti al giudice competente Alberto Aleman, si è firmato l’atto che si ha concluso il processo di espropriazione e ha trasferito i beni alla cooperativa.
Zanon è diventato uno dei pochi casi di espropriazioni concluse, come Aurora Grundig, in Terra del Fuoco. “E ‘un precedente fondamentale per tutti i compagni e compagne che si trovano nelle fabbriche recuperate e sotto gestione operaia, perché ci sono ricorsi d’incostituzionalità contro la legge di espropriazione, ordinanze di sfratto e restituzione ai padroni che hanno svuotato le aziende da parte del potere esecutivo provinciale e della Città Autonoma di Buenos Aires. Nel senso che anche con le leggi approvate non possono entrare in possesso delle fabbriche”, ha detto Mariano Pedrero a Página/12 da Neuquén, insieme a Myriam Bregman, avvocati dei lavoratori della Zanon. Aggiungendo che “con questa risoluzione la fabbrica passa nelle mani degli operai e delle operaie della Zanon e, attraverso di loro, all’insieme del popolo.”
Per Pedrero “è una dimostrazione della forza della classe operaia, che quando si organizza in assemblea, lotta, ha un programma, obiettivi chiari e cerca la solidarietà con la popolazione, può opporsi ai licenziamenti e perfino avanzare contro la proprietà privata impedendo che la chiusura di una fabbrica diventi un cimitero di lamiere.” Sulla stessa linea, Bregman ha detto che “una esperienza riconosciuta nel mondo come quella della Zanon è stata possibile perché i lavoratori sono dati una organizzazione democratica, senza padroni, ma fondamentalmente, senza burocrati, e questo è il messaggio che deve arrivare se si vuole andare avanti nella conquista di diritti”.
Marcelo Morales, segretario generale del sindacato dei lavoratori e degli impiegati Ceramisti di Neuquén ha detto che “tornando da Buenos Aires l’assemblea è stata molto emotiva, abbiamo rievocato gli anni di lotta, da quando i Zanon hanno cercato di chiuderla quando fu iniziata la gestione operaia, gli ordini di sfratto e le ultime pratiche per realizzare l’espropriazione che ci ha portato a mobilizzarci ed intraprendere varie cause penali”.
Tutti i protagonisti di questa storia hanno convenuto che la lotta non è finita. Finora con lo “sforzo collettivo” sono riusciti a mantenere la qualità del prodotto, ma per competere nel mercato Zanon deve recuperare oltre un decennio di ritardo nei suoi macchinari. “Dobbiamo sostenere il controllo operaio, così ora ci batteremo per ottenere i fondi dal potere politico provinciale e nazionale, per il rinnovamento tecnologico necessario per mantenere, migliorare ed aumentare la produzione e le condizioni di lavoro”, ha detto Lopez.
http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-209747-2012-12-13.html
Un approfondimento sui temi delle fabbriche recuperate, in costante aggiornamento, lo trovate qui: Reinventare la vita dopo il lavoro. Si tratta di una piccola biblioteca virtuale con articoli, video e file audio: tra i recenti inserimenti segnaliamo: «Radio1. Le fabbriche recuperate» (Cecilia Rinaldini) e «Radio1. Recupero e conversione equosolidale» (Cecilia Rinaldini), servizio sulla filiera del tessile equo e solidale in Argentina, dai coltivatori Toba alle cucitrici della cooperativa la Juanita della Matanza, passando per la fabbrica recuperata Textiles de Pigue che prima del fallimento produceva scarpe e vestiario per Nike e Adidas.
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