Dal 15 al 17 maggio Bruxelles ospita una conferenza sorprendente, già nel suo titolo “Beyond Growth”. A promuoverla un gruppo di istituti di ricerca e associazioni della società civile con rappresentati di sei gruppi parlamentari. Intervengono, tra gli altri, Kate Raworth, Timothée Parrique, Jason Hickel, Vandana Shiva, Giorgos Kallis, Raj Patel. “La parolina urticante della decrescita – scrive Paolo Cacciari – entra dunque nelle stanze alte delle istituzioni europee , non più come una semplice provocazione intellettuale, ma come indicazione per politiche concrete di giustizia ambientale e sociale…”

Lunedì si apre a Bruxelles una conferenza che si presenta di straordinaria importanza, già nel suo titolo “Beyond Growth”. E non per lamentare per l’ennesima volta la stagnazione (ormai endemica) dell’economia, ma per valutare strategie e percorsi di post-crescita che renderebbero possibile vivere meglio fuori dal paradigma ossessivo e distruttivo della crescita per la crescita. Promotori un gruppo di istituti di ricerca e associazioni della società civile tra cui Reserch&Degrowth, European Youth Forum, European Environmental Institute, Friends of the Earth, The Club of Roma, Syndicat European Trade Union assieme a rappresentati di sei gruppi parlamentari, oltre ai Greens e alla Left, anche socialdemocratici e popolari. Gli economisti di riferimento sono Kate Raworth (l’inventrice del modello dell’“economia della ciambella”, rispettosa sia dei vincoli ecologici planetari, che delle condizioni di benessere materiale delle popolazioni), Timothée Parrique (sostenitore della riduzione dei flussi di materia e di energia impegnati nei cicli produttivi), Jason Hickel (sostenitore dei principi di condivisione ed equità nell’utilizzo delle risorse naturali), Vincent Liegey, Tim Jackson, Giorgos Kallis, Raj Patel, Vandana Shiva e molti altri, tra cui Simone D’Alessandro, che si alterneranno nei vari pannel tematici durante tre giorni.
Nella lettera di convocazione i promotori sostengono la necessità di “svincolarsi dalla competizione per la crescita, dannosa dal punto di vista sociale ed ecologico”. Studi ed evidenze empiriche dimostrano che la tesi del “disaccoppiamento” tra la crescita economica misurata in moneta corrente e le pressioni ambientali è una chimera. Almeno fino a quando a dettare le regole del gioco continueranno ad essere i mercati, i profitti, l’accumulazione finaziaria. “L’attuale caos climatico ed il disfacimento della trama della vita da cui dipende la nostra società – è scritto nella lettera di convocazione – rappresentano una minaccia esistenziale per la pace, la sicurezza idrica e alimentare, e la democrazia”. Si impone quindi un rapido cambio di modello economico che esca dalla spirale perversa della crescita attraverso “una pianificazione democratica” che contempla “il ridimensionamento dei livelli di produzione e di consumo (talvolta definito ‘decrescita’), per quei paesi che superano le proprie risorse ecologiche”. Una pacificazione e un affraternamento dei popoli può avvenire solo in un contesto di cooperazione e di equo utilizzo dei beni comuni naturali universali, nel quadro di un’economia rigenerativa.
Nessun timore di impoverimento: biocapacitità e benessere, equità e democrazia vanno assieme. “Nel contesto delle nazioni ad alto reddito, una impronta ecologica minore non si tradurrà in condizioni di vita peggiori. Politiche di ‘sufficienza’, incentrate sulla frugalità, sulla riduzione delle risorse e degli orari di lavoro, possono aumentare significativamente il benessere e diminuire le pressioni ambientali, creando così la possibilità di una prosperità sostenibile senza crescita”. Lo stesso Green Deal Europeo non potrà realizzare i suoi obiettivi senza “un cambiamento sistemico” del contesto socioeconomico che “includa la decrescita come una necessaria fase di transizione per raggiungere un modello di post-crescita”. Gli obiettivi della Agenda 2030 Onu dello sviluppo sostenibile devono essere ordinati e declinati secondo un preciso criterio di priorità che veda alla base la conservazione della biosfera e l’equità sociale. Esistono molte esperienze di successo di economie diverse, solidali, cooperative, collaborative, nonprofit. Durante il convegno saranno analizzate e proposte alle istituzioni europee.
Dimenticavo, parteciperanno anche Von der Leyen, Virginijus Sinkeviciuse, Gentiloni e qualche altro commissario europeo.
Insomma, la parolina urticante della decrescita entra nelle stanze alte delle istituzioni europee, non più come una semplice provocazione intellettuale, ma come indicazione per politiche concrete di giustizia ambientale e sociale.
Allora fatemi capire: non è così sbagliato dopo tutto lavorare dall’interno dell'”apparato istituzionale” per cercare di introdurre concetti che se “restano solo fuori. della porta” non cambieranno le cose nemmeno di un centimetro !! Parlarne e basta serve davvero a poco, almeno in quei contesti dove si assumono le decisioni rilevanti per tutti…
Green Deal e Agenda 2030. I punti di riferimento sono questi non si deve guardare altrove ……sporcarsi le mani altrimenti non si può essere sistemici!