L’uscita della Laudato si’, che ha richiamato il concetto di conversione ecologica di Langer, ha contribuito a far emergere in tutto il pianeta una coscienza ecologista diversa dal movimentismo ambientalista tradizionale

Quando ho scritto questo articolo, papa Francesco era ricoverato al policlinico Gemelli. Sentivo intimamente che era il momento di fare una riflessione sul suo magistero improntato alla “conversione ecologica”. Nel 2015, donandoci la Laudato si’, Francesco aveva ‘”ripescato” una espressione di Alex Langer della fine degli anni Ottanta. Langer, nel dicembre del 1990 tenne una conferenza a Buenos Aires, al “Secondo Incontro latinoamericano di Cultura, Etica e Religione di fronte alla sfida ecologica” organizzato dal CIPFE (Centro de Investigación y Promoción Franciscano y Ecológico). In un passaggio dirà: «(…) Serve una vera e propria “conversione ecologica” per rendere compatibile la nostra presenza e il nostro impatto sul pianeta con le basi naturali della vita. Si tratta di riequilibrare equilibri profondamente turbati. Forse bisognerebbe passare dal “modello olimpico” (“citius, altius, fortius”) oggi prevalente, che si nutre di competizione, a forme di sviluppo duraturo, sostenibile, equilibrato (sobrietà, rigenerabilità). Ci occorre, insomma, il contrario del “motto olimpico”: lentius, temperantius, levius (…)». In quel periodo Bergoglio era gesuita a Buenos Aires. Probabilmente non è successo, ma si può liberamente immaginare che quel giorno, questi due uomini al tempo stesso grandiosi, fragili, e così soli, si trovassero, sconosciuti l’uno all’altro, nella stessa sala conferenze della capitale Argentina. Francesco ci ha lasciati a pochi mesi dal trentesimo anniversario della morte di Alexander Langer, il 3 luglio del 1995. Entrambe sono state due persone scandalose. Jorge Mario Bergoglio ci ha restituito lo scandalo del Vangelo, che è tale o altrimenti è una fiaba; Alex Langer ci aveva proposto la visione di una politica scandalosa per quei tempi (e anche per oggi), se si vuole essere a a servizio delle persone. Ci mancano ora moltissimo entrambi.
Il 24 maggio 2015 veniva pubblicata l’enciclica “Laudato si’’” di papa Francesco; qualche mese in anticipo rispetto alla Cop 21 di Parigi che avrebbe segnato un punto di svolta sulle politiche per contenere il riscaldamento globale. L’autorità mondiale spirituale più autorevole, con la lettera enciclica, forniva alla governance del pianeta un indirizzo strategico; ben oltre l’importante valore che rappresentava per la chiesa cattolica e i milioni di credenti sparsi nei cinque continenti.
Fu subito evidente, da una prima lettura, che la Laudato si’ non fosse semplicemente un’importante lettera pastorale, ma che si trattasse anche di un vero e proprio documento scientifico, sociale, politico ed economico; a cui il papa avrebbe fatto seguire la “Fratelli tutti” e la “Laudate Deum”. Facendo un paragone letterario, una sorta di trilogia, che non solo segnerà il suo magistero pontificio, ma che ha offerto a tutto il mondo laico, credenti e non, una dimensione ideale, valoriale e di stili di vita per attraversare questa fase della storia dell’umanità.
Trascorsi dieci anni, si è portati a fare un bilancio degli “effetti” di questa straordinaria enciclica, per certi versi “inusuale” per primo per la chiesa cattolica, rispetto ai temi posti al centro. Dalla Cop 21 di Parigi, alla 29° edizione di Baku dello scorso autunno, e in attesa della prossima a Rio de Janeiro, la catastrofe climatica è andata accelerando esponenzialmente i suoi effetti, e il riscaldamento del pianeta ha superato con grande anticipo quell’1,5° fissato come soglia non oltrepassabile dall’Accordo di Parigi. Mentre la politica mondiale si è rivelata incapace di mettere in atto le scelte radicali necessarie, soccombendo completamente al potere dell’estrattivismo capitalista. Una situazione che, con l’avvento di leader quali Trump e Milei, aggiuntisi ai già molti altri autocrati sparsi per il pianeta, e con la fine della democrazia (così come conosciuta dalla fine del secondo conflitto mondiale) in molti paesi, compresa l’Italia, non potrà che peggiorare. La scienza, non qualche antagonista politico, ci prefigura come in tempi molto più brevi di quelli che si potessero immaginare, l’umanità sia in cammino verso l’estinzione. L’uscita della Laudato si’, invece è stato il seme che ha fatto crescere in tutto il pianeta una coscienza ecologista molto diversa dal movimentismo ambientalista del passato: sono fioriti i movimenti per la giustizia climatica e sociale, fondati sulla disobbedienza civile nonviolenta, e che oggi rappresentano i soli soggetti politici e sociali che, pur in una condizione di forte repressione e violenza da parte dei sistemi istituzionali che governano, sono capaci di opporsi all’estrattivismo dominante.
Contestualmente all’enciclica è nato, ed è radicato in tutto il pianeta, il Movimento Laudato si’, animato da cattolici, laici e consacrati, che agiscono per la salvaguardia della “casa comune”. Questa dimensione del magistero pontificio, che segna in maniera prevalente l’esperienza di Bergoglio, è stata capace di avvicinare alla vita della chiesa tantissime persone, ed anche di rimetterne in cammino altrettante che nel corso del tempo si erano allontanate. La Laudato si’ è diventata subito, e resta tutt’oggi, un documento fondamentale per molti settori delle attività umane. Un documento non solo spirituale, ma di studio e orientamento; perfino di sostegno morale: ho presente il racconto di molti attivisti nonviolenti, che nelle molte ore di fermo che trascorrono nei commissariati dopo le loro azioni di disobbedienza civile, leggono l’enciclica di papa Francesco.
La Laudato Si’, è innegabile, ha lasciato il segno e il suo germe, probabilmente più fuori che dentro la chiesa. E dopo dieci anni, sarebbe importante per la chiesa stessa, chiedersi il perché. La vita pastorale ed ecclesiale, fermandoci alla situazione italiana, fatta eccezione per alcune preziose esperienze, non è intrisa nella sua quotidianità del messaggio della Laudato si’; la “conversione ecologica” marcia in parallelo alla vita delle parrocchie e delle diocesi, non la incontra e la permea. Perché? Eppure, il magistero profetico di Francesco su questo tema e valore, ha la potenzialità di rigenerare impegno ecclesiale, di tornare a riempire le panche delle chiese domenicali sempre più vuote (come certificano le indagini statistiche). Basti pensare, per opposto, alle chiese dell’America Latina e del sud del mondo, dove la Laudato si’ vive, grazie al coraggio di molti sacerdoti e laici, nella quotidianità delle persone oppresse e sfruttate dal potere; e diventa speranza, lotta, riscatto. Lì, la Laudato si’, prendendo in prestito un verso del poeta colombiano Álvaro Mutis, è il “lasciapassare” di “tanti respinti per consegnare alla morte una goccia di splendore; di umanità, di verità”.
L’articolo è stato pubblicato sul settimanale diocesano “Voce della Vallesina” (con il titolo Una goccia di splendore) il 2 marzo 2025
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