Ci sono 5.229 pozzi a Los Angeles sparsi per ventisei campi petroliferi. Alcuni anche vicino alle case e alle scuole. Il 2 dicembre il consiglio comunale, dopo anni di lotte dei cittadini e malgrado la feroce opposizione dei giganti del petrolio, ha approvato un’ordinanza storica: non sarà più trivellato niente sul suolo urbano e tutto quello che esiste sarà smantellato. “È sempre difficile scardinare una industria così calata nella storia di un posto, ma qui, dopo tanto tanto tempo ci siamo riusciti – scrive Maria Rita D’Orsogna, docente all’Università statale della California – È una decisione davvero monumentale…”
Venerdì 2 dicembre è stato un giorno storico per la città degli Angeli. Dopo centocinquanta anni di esistenza di questa città, le cui ricchezze e la cui storia sono intrise di petrolio, si decide che non sarà più trivellato niente sul suolo urbano e che tutto quello che esiste sarà smantellato. Il voto del consiglio comunale è stato unanime e ha effetto immediato.
Ci sono 5.229 pozzi in questa città sparsi per ventisei campi petroliferi. I proprietari dei pozzi attuali avranno vent’anni per completare le operazioni di chiusura e di ripristino ambientale. Ovviamente questi stessi proprietari si oppongono con la solita tiri-tera del “petrolio straniero”, dell’”indipendenza energetica”, “della coesione fra trivelle e vita sana. Ci credono solo loro.
La maggior parte dei pozzi è verso la parte sud, vicino al porto e alla città di Wilmington, che fra l’altro è stata fortemente colpita dalla subsidenza o abbassamento del suolo. Ma non mancano pozzi neppure nelle zone più centrali, vicino alle case e alle scuole. Pure a Beverly Hills ce ne sono ancora.
Perché fanno questo gli amministratori della città? Perché ormai lo sanno anche le pietre che i pozzi emettono sostanze tossiche, fra cui idrogeno solforato, benzene, nitrati, e altre sostanze cancerogene che causano problemi a chi ci vive vicino. E ovviamente chi ci vive vicino sono sempre persone povere, spesso di comunità con diversi disagi (salvo eccezioni come Beverly Hills).
Occorre dare credito ai politici qui. Ci sono dodici consiglieri comunali votanti a Los Angeles: tutti hanno detto no alle trivelle. E questo nonostante la lobby fortissima dei petrolieri. I trivellatori avevano addirittura detto che il petrolio degli angeli avrebbe portato a 250 milioni di dollari alle casse cittadine ogni anno. Ma gli hanno detto di no lo stesso.
Da queste parti si pompa da centocinquant’anni, la città è quasi cresciuta con le trivelle. Le operazioni della famiglia Getty e della famiglia Hammer, ricchissime, hanno sede qui, e ci sono tanti palazzi e musei figli del loro petrol-denaro. Dal canto suo, il petrolio ha dato un impiego a tante persone fino al dopoguerra. Pure il film There will be blood (Il petroliere) è basato sulla storia vera delle prime pompe a Signal Hill, dove si estrae ancora.
Tutto questo fino a quando non ci si è resi conto che il turismo era meglio delle trivelle e pian piano altre industrie hanno preso il sopravvento. Fu cosi che i relitti dell’epoca petrolifera antica sono rimasti solo fra le case dei più poveri.
È sempre difficile scardinare una industria così calata nella storia di un posto, ma qui, dopo tanto tanto tempo ci siamo riusciti. È una decisione davvero monumentale.
Il mio augurio è che prima o poi tutto questo possa accadere ovunque ci siano pompe fra le case, prima fra tutti nella tanto bella quanto martoriata Basilicata.
* Docente all’Università statale della California presso il dipartimento di matematica e fisica, cura diversi blog (come questo). Da sempre accanto alle lotte locali per la difesa dell’ambiente naturale e contro i giganti del petrolio, ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli
Valerio dice
Notizia che alimenta il dovere di sognare. Grazie