Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera.
di G.V.
Cara redazione di Comune,
in questi mesi hai accompagnato la campagna per lo ius soli e lo ius culturae con ostinazione e hai alimentato le speranze di molti e molte “Insegnanti per la cittadinanza” (che il 20 dicembre aderiscono alla Fiaccolata per la cittadinanza). Tuttavia dobbiamo dirci in modo chiaro che le difficoltà emerse in parlamento sono evidenti anche nella società e nella scuola. E personalmente non sempre ho la forza di combatterle.
Qualche giorno fa, ad esempio, ho accompagnato i bambini e le bambine in piazza per i canti di Natale e gli auguri delle autorità. Ho indossato la bandiera della pace e un cartello con scritto: “Sí ius soli. Insegnante per la cittadinanza”. Prima che il piccolo e allegro corteo partisse mi è stato consigliato di togliermi tutto perché il corpo docenti non voleva che procedessi così… Ho risposto che sarei andata a casa subito se non mi si lasciava tenere almeno la bandiera arcobaleno, hanno accettato e ho proseguito. Il cartello l’ho tenuto in mano ripiegato tutto il tempo: ma in che mondo viviamo? Ma è normale tutto questo? Che questo accada nella scuola?
Andrea, che ha dieci anni ed è di origine cinese, commentando la mia mise, la bandiera della pace il cartello ius soli, mi ha detto: “Tu vuoi fare la democrazia”. I bambini e le bambine sanno essere profondi come pochi, sono avanti, il parlamento italiano ma anche molti insegnanti, occorre ammetterlo, spesso sono indietro. Ed io non ho abbastanza forza per combattere da sola, altrimenti il cartello lo avrei tenuto.
Tutto ciò è accaduto nella giornata dei diritti dei migranti e delle loro famiglie…
Nonostante tutto, ripartiamo in molti modi dal basso, dalla nostre classi, dagli insegnanti capaci di mettersi in discussione, dalle parole di Andrea.
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Donatella Tarasco dice
Un grazie a questa insegnante, grazie a una persona coraggiosa che ha a cuore il futuro del nostro paese e dei suoi cittadini! Il parlamento è lo specchio di noi italiani che siamo ancora un popolo “colonizzato”, diviso, il nostro Dna nazionale non ha ancora avuto il tempo, come altri popoli, di cambiare…. Per raggiungerli ci vuole uno sforzo, un impegno molto forte che a volte non riusciamo a tirar fuori, ma possiamo farcela, ci sono tanti segnali, tante “isole” di consapevolezza, di impegno e di azioni per cercare di “trasformare” questo paese.