I due anni che abbiamo alle spalle hanno cambiato il cosa e il come valutare a scuola? «Mi dispiace verificare che continua a esserci una scissione tra competenze richieste dal nostro sistema scolastico e, spesso, anche famigliari, e quella che è la capacità di affrontare l’esistenza e la capacità di essere felici – scrive Cinzia Pennati Penny, insegnante – Nella valutazione dei nostri figli e dei nostri ragazzi, insieme alla matematica e alla lingua italiana, dovrebbe contare quell’abilità di “saper essere” delle nuove generazioni, così indispensabile alla sopravvivenza in situazioni come quella che si sono trovati a vivere negli ultimi due anni… In fondo, la verità, è che dentro alla nostra incompiutezza, di fronte a una pandemia, loro sono dei sopravvissuti. Per lo meno, quelli che sono rimasti, perché, vorrei ricordare che una parte di loro è sparita dietro a uno schermo e chissà se mai tornerà…»
Tratta da unsplash.com
Ci preoccupiamo sempre che i nostri figli o i nostri alunni abbiano dei buoni risultati scolastici, a volte, sembra che il successo scolastico sia l’unico strumento che possa riconoscerli di fronte al mondo. Come insegnante ho incontrato bambine e bambini e poi adolescenti e ragazzi/e con grandi capacità che hanno conseguito risultati scolastici ottimali, alcuni di loro, però, alla fine, non sono stati in grado di aderire all’esistenza, affettiva, relazionale e sociale.
Ci preoccupiamo spesso di ciò che i nostri figli e i nostri alunni sanno fare, delle competenze raggiunte e lodiamo chi persegue le eccellenze, senza domandarci invece se i nostri ragazzi e le nostre ragazze sanno “essere”. Perché dentro alla vita è questo che conta. Saper essere.
Non ci preoccupiamo se sanno interrogarsi e soprattutto affrontare l’esistenza. Se sono davvero capaci di abitare una vita felice. Eppure dovrebbe esserci chiaro che il talento non basta e nemmeno lo studio, ho visto ragazzi talentuosi disperdere il proprio dono dentro storie di incapacità affettive ed emozionali.
Crediamo che insegnare le varie discipline e impilare conoscenze possa bastare ai nostri figli per stare al mondo, possa bastare ai nostri alunni per costruire il loro futuro, ma non è così.
Questi due anni dovrebbero averci insegnato molto, ad esempio, cosa valutare. Dovremmo tener conto quando, come insegnati, compiliamo la scheda e quando, come genitori, la riceviamo, la capacità di adattamento e di superamento delle difficoltà dei nostri ragazzi/e, perché, saranno queste due azione nella vita che li salveranno. Mi dispiace, invece, verificare che continua a esserci una scissione tra competenze richieste dal nostro sistema scolastico e, spesso, anche famigliari, e quella che è la capacità di affrontare l’esistenza e la capacità di essere felici.
Nella valutazione dei nostri figli e dei nostri ragazzi, insieme alla matematica e alla lingua italiana, dovrebbe contare quell’abilità di “saper essere” delle nuove generazioni, così indispensabile alla sopravvivenza in situazioni come quella che si sono trovati a vivere negli ultimi due anni.
Non mi preoccuperei troppo dei programmi persi o lasciati indietro, perché quelli, in qualche modo si possono recuperare. Non cambia la nostra esistenza se sappiamo più o meno cose, mi preoccuperei dei silenzi, dell’incapacità di relazionarsi con l’altro, della perdita di tutta quell’attività sociale così indispensabile per la loro crescita.
E tutti noi dovremmo tener conto, quando compiliamo o leggiamo una scheda, della capacità dei nostri alunni o figli di “essere stati” dentro alla sospensione dell’esistenza, dentro all’insicurezza e alla perdita. Se riuscissimo a farlo, se solo ci avvicinassimo a ciò che gli serve davvero per costruire la loro identità e il loro futuro, probabilmente molti voti si ribalterebbero, molti giudizi sarebbero sospesi, molti danni sarebbero evitati.
In fondo, la verità, è che dentro alla nostra incompiutezza, di fronte a una pandemia, loro sono dei sopravvissuti. Per lo meno, quelli che sono rimasti, perché, vorrei ricordare che una parte di loro è sparita dietro a uno schermo e chissà se mai tornerà.
Chissà se i nostri bambini/e, ragazze/i saranno in grado di perdonarci, la nostra risposta meritocratica al sapere come panacea di tutti i mali, per quello che noi “grandi” non siamo stati capaci di affrontare.
Il mio è un appello accorato a tutti quei docenti che fanno della scuola un luogo di accoglienza dell’essere e a quei genitori in grado di guardare oltre una scheda, specchio per le allodole. Non è con quella che i nostri figli sapranno abitare una vita felice.
Nella mia attivita di psicologa incontro anche giovani e giovanissimi. Vedo esistenze sospese nella solitudine di quest ultimo anno, in cui mi chiedo se I morti covid supereranno o meno quelli dei suicidi.
E mi dicono che I centri di salute mentale sono affollati di ragazzi come loro
Assolutamente d’accordo. Anche nelle primarie, le valutazioni sono tornate agli obiettivi di apprendimento e ai livelli dopo che ci avevano fatto il lavaggio del cervello con le famose competenze. Ma l’intero sistema scolastico è ancora lontano da aprire le porte alla vita e all’esperienza.
Cito testualmente: “Nella valutazione dei nostri figli e dei nostri ragazzi, insieme alla matematica e alla lingua italiana, dovrebbe contare quell’abilità di “saper essere” delle nuove generazioni, così indispensabile alla sopravvivenza in situazioni come quella che si sono trovati a vivere negli ultimi due anni”. Non so se chi scrive si renda conto di quel che afferma; cosa propone, una valutazione ulteriore, quella relativo al “saper essere”? Non so se l’autrice percepisca la delicatezza, ma direi l’invadenza inopportuna, dell’esprimere un giudizio sul “saper essere” di un bambino o adolescente. Non so se l’autrice percepisca quanto il suo discorso si avvicini all’esaltazione delle soft skills, il cui elenco, proposto dal sito Alma Laurea, inizia con “autonomia” e finisce con “leadership”. Non so se la nostalgia per le “competenze” tenga conto di tutte le critiche, a mio avviso giuste, a tale vacuo progetto educativo. Non so infine se chi scrive abbia riflettuto abbastanza sul fatto che le aborrite conoscenze si possono trasmettere in molti modi e che l’unico modo per cambiare davvero gli equilibri sia che quelle conoscenze siano davvero accessibili a tutti. A scuola il pericolo è quello di andare sempre più (a passo di corsa, direi) verso una scuola di classe, che è quella in cui le conoscenze sono patrimonio di poche (sempre meno) persone. Altro che “competenze”, altro che soft skills.
SPIEGARE LA STORIA D’ARTE ( O QUALSIASI ALTRA DISCIPLINA )E’ PRIVILEGIO DI POCHI E SELETTIVI DOCENTI CHE, COL LORO COINVOLGENTE ELOQUIRE TRAVOLGONO GLI INTERLOCUTORI DI TURNO E LI CONDUCONO, LORO MALGRADO, VERSO DEDUZIONI CONNESSE O, EMOZIONANTI ABBANDONI,
VITTORIO S. FILIPPO D, FEDERICO H. PIERO ED ALBERTO A. E, NUMEROSI ALTRI ILLUSTRI E QUOTATI PROFESSORI, HANNO CAPITO E PADRONEGGIATO OGNI TECNICA IN TAL SENSO, CONDUCENDO PER MANO LO SPETTATORE, O L’ALLIEVO IN QUELLO CHE ERA IL SECOLO DESCRITTO, FACENDODGLI DIMENTICARE
LUOGO E TEMPO CONTEMPORANEO PER UN IDEALE ED AVVENTUROSO VIAGGIO IMMAGINARIO. COME SPIEGARE AD ANTONIETTA C. DOCENTE ALL’IST. D’ARTE DI NAPOLI CHE UNA QUALUNQUE INSEGNANTE DI LETTERE, PER QUANTO DILIGENTE, NON PUO’ RAGGIUNGERE TALI LIVELLI DI MAESTRIA !
DA COME ARREDO…RICONOSCO IL CORREDO !
IO SPERIAMO CHE….SCENEGGIATURA di
PRIMO TEMPO : RICOSTRUZIONE SCENICA D’ UN’AULA DI LICEO CON CARTINE GEOGRAFICHE, SOSPESE ALLA MEGLIO, E RATTOPPATE IN PIU’ PUNTI . PRESENTE E’ IL DOCENTE DI TURNO. SULLA PARETE DOVE E’ ADDOSSATA LA CATTEDRA, SGHEMBA, UNA FOTOGRAFIA INGIALLITA DEL PRESIDENTE IN CARICA MENTRE, DAL RETRO DELLA LAVAGNA, PUNTUALMENTE IMBRATTATA DA FRASI AD EFFETTO REPELLENTE, GIUNGE MONOTONA LA VOCE UNIFORME E DISTACCATA DEL PROFESSORE INCARICATO, RIVOLTA AD UN GRUPPO INDISTINTO D’ ALLIEVI, A CUI E’ DIRETTA…
ESSI ASCOLTANO, CON ARIA DIVERTITA E ..DISTRATTA . CONTEMPORANEA
MENTE E, CON FARE FURTIVO, IL PROFESSORE SORVEGLIA ATTRAVERSO LE IRREGOLARI FESSURE DELLE DISMESSE TAPPARELLE, LO SPAZIO RISERVATO, NEL CORTILE SOTTOSTANTE ALLA SUA NUOVA E FIAMMANTE FIAT 126
” USATO SICURO “.
LA RITMICA MELODIA, D’UN CELLULARE IMPORTUNO RISUONA INSISTENTEMENTE FRA I BANCHI . ( DIALOGHI TRA I PARTECIPANTI )
SECONDO TEMPO : RICOSTRUZIONE D’UN UFFICIO DIDATTICO PRESIDENZIALE, CON ANTICAMERA DESTINATA AL VICE-PRESIDENTE :
L’ARREDO D’ ENTRAMBE LE CAMERE APPARE SPOGLIO E, NEI RIGOROSI TONI DEL MARRONE, COMPIUTER, TELEFONIA, STAMPANTI E FOTOCOPIATRICI
ALL’APPARENZA DISPONIBILI PER TUTTI TRONEGGIANO SU VETUSTE SCRIVANIE MA , DECOROSAMENTE COORDINATE…
L’ACCESSO, INTERFERENTE,
DEL PERSONALE A.T.A. PREPOSTO AL RIORDINO E MANUTENZIONE DELLE STESSE CONFERISCE AGLI UFFICI, TOTALE PROVVISORIETA’ E PRIVACY INESISTENTE .
SUI RIPIANI, VECCHIE IMPRONTE DI CAFFE’ ROVESCIATO TESTIMONIANO LO SCARSO IMPEGNO DEL PERSONALE
DI TURNO A RIGOROSE
E PERIODICHE RIPULITURE . GLI STRUMENTI DI CANCELLERIA, COME GLI AUSILII DESTINATI AL CONSUMO GIACCIONO SOTTO CHIAVE, ONDE DISSUADERE EVENTUALI MAL’INTENZIONATI CHE PROCEDESSERO
ALL’ ASPORTO .
LE TOILETTE RISPETTIVE, DIFFERENTI DA QUELLE PER DOCENTI NON PRESENTANO ALCUNI ACCESSORI ” COSIDETTI DI LUSSO ” :
CARTA DA LAVABO E DA WC, IN ABBONDANZA,
SPECCHIO RIFLETTENTE MA, SPROVVISTO DELLA RELATIVA CORNICE, PRODOTTI SANITARI PER DISINTASARE GLI INGORGHI, SAPONE; CONSTATIAMO L’ASSENZA ” INGIUSTIFICATA ” DEL VASO BIDET,
SICURAMENTE CONSIDERATO UN
” OPTIONAL DI LUSSO ” PROBABILMENTE RISERVATO AGL’ISTITUTI CON RETTA
SEMI-PRIVATA !!