Quello che si tenuto negli ultimi giorni di agosto a Castiglione, nel Salento, è stato un grande esperimento di “demodiversità”, per dirla con il linguaggio del diritto costituzionale comparato. Un esperimento in cui si può apprendere insieme, condividere i beni della terra e declinare la natura con la comunità di un territorio, cioè con un luogo di cultura. Tutto il contrario di quel che accade al turista di passaggio sulle spiagge salentine. L’appuntamento per tutti, ora, è alla nona edizione
La “Notte Verde” di Castiglione non è semplicemente un evento. Rappresenta un inedito e interessantissimo esperimento di democrazia partecipata attraverso la condivisione dei beni della terra: un esperimento che, nel diritto costituzionale comparato, è definito di “demodiversità”. In ragione della biodiversità dei luoghi, coloro che li abitano cooperano per la condivisione di esperienze di pratiche agricole e di valorizzazione di antichi saperi e antichi sapori, espressivi tanto della natura come della cultura di quei luoghi. La sua originalità, di conseguenza, è duplice: da un lato, essa risiede in questa dimensione istituzionalizzata di costante apprendimento cooperativo, di cui le giornate di fine agosto celebrano il momento conclusivo del lavoro svolto, aprendo a un nuovo anno di nuove esperienze; dall’altro, essa declina la natura con la comunità di un territorio identificato come luogo di una cultura, prima ancora che mero spazio di mercato e di consumo.
La “Notte Verde” non ha nulla a che vedere con le ripetitive e sempre identiche “fiere paesane”: ogni sua edizione è diversa dalle altre nei contenuti, nei temi e nei percorsi. Ma la “Notte Verde” non ha nulla di simile neppure con la mera fruizione estetica di un folklore deprivato di conoscenza e comprensione: la “Notte Verde” non è un “open space” rurale. È un luogo abitato, da conoscere studiandone i percorsi tematici e vivendone, anche attraverso la convivialità del cibo, gli elementi di armonia tra natura e cultura.
Sembra poco quando invece è tantissimo, rispetto a un mondo che, in nome del consumo, della omologazione dei contenuti, della rivendicazione dei diritti come pretese di fruizioni convenienti al denaro (la c.d. “spesa intelligente”) ha perso tutto.
La “Notte Verde” ti ristora pienamente di queste perdite: ti fa riscoprire i bisogni “radicali” della vita (il bello della convivialità con gli altri; il piacere dell’ascolto e della descrizione; la curiosità per la manualità semplice ma ingegnosa degli esseri umani; la ricchezza espressiva degli animali; la saggezza chiusa nei semi, nelle piante, nelle confetture) e ti soddisfa nei bisogni umani più liberi dalla cupidigia del consumo.
Chi invoca la “vocazione turistica” del territorio dovrebbe capire che non c’è nulla di vissuto e di “habitus” nel garantirsi una somma di “residenti” temporanei che si lascia vivere da un luogo senza conoscerlo e soprattutto senza nulla ad esso donare. Nel Salento, l’emblema di questo vuoto è divenuto ormai il “turista” partecipante alla “Notte della Taranta”: tanto coinvolto dai ritmi, quanto ignaro dei contenuti profondi e delle difficili storie dei contadini del Sud.
L’abitare richiede invece sempre una scelta radicale: quella del “restare” in un luogo, per recuperarlo, amarlo con un proprio fare, arricchirlo non attraverso il denaro ma l’azione. Del resto, si deve proprio ai ragazzi della “Notte Verde” la rivendicazione di quell’elementare diritto umano che consiste nella “restanza”, in un mondo sradicato dalla frenetica e disumana “libertà di circolazione”.
Ecco perché la “Notte Verde”, con le sue pratiche di “demodiversità”, segna una coraggiosa linea di demarcazione nell’alternativa tra anonimi “open space” di consumo e “luoghi” da “abitare” e in cui “restare”.
*Michele Carducci, docente di Diritto climatico presso Unisalento e Presidente onorario Notte Verde 2019.
Daniela marcuccio dice
Quanto mai urgente diffondere su questo approccio culturale ai luoghi per contrastare e fermare gli approcci di fruizione spendibili sul mercato. La vicenda del Parco di Porto Selvaggio ne è esempio. Bisogna essere preparat* e vigilare. Grazie prof