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Nell’ottobre 2015 Macieij Bartowski, dell’International Center on Noviolent Conflict (ICNC) e autore di numerosi studi sulla resistenza civile nelle lotte di liberazione, insieme ad Alina Polyakova, condirettrice della Ukraine Initiative dell’Atlantic Council di Washington, ha presentato in lingua inglese un’inchiesta condotta a livello nazionale dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (KIIS)1. Più di un terzo delle persone intervistate – nel complesso mille, in diverse parti dell’Ucraina – ha detto di considerare la resistenza civile nonviolenta una strategia più efficace in caso di invasione e occupazione del paese (35 per cento). Il 39,4 per cento ha inoltre dichiarato di ritenere utile una risposta all’invasione come quella degli scioperi come quelli messi in atto dai minatori del Donbass nel 1989-1990, una azione decisiva nell’acquisizione dell’indipendenza del paese.
Più in particolare, alla domanda “Quale azione contro un occupante straniero sei pronto-a a intraprendere da solo-a?”, il 71,1 per cento ha dichiarato che avrebbe intrapreso almeno una azione nonviolenta, mentre il 22,4 per cento almeno una azione violenta. Alla domanda “A quale azione su larga scala contro un occupante straniero sei pronto-a a partecipare?”, il 76 per cento ha dichiarato di essere pronto a partecipare ad almeno una azione nonviolenta. A proposito delle azioni su larga scala che gli intervistati e le intervistate erano disposti/e ad intraprendere, il 76 per cento ha dichiarato che avrebbe partecipato ad almeno una azione nonviolenta e il 26,4 per cento ad almeno una azione violenta2.
Il 76 per cento, dunque, commentano Bartowski Polyakova, rappresentava “il capitale umano per azioni nonviolente”. Più nel dettaglio, le azioni ipotizzate sono state le seguenti:
Azioni di resistenza nonviolenta | % |
Esporre simboli nazionali presso l’abitazione o il luogo di lavoro | 60,6 |
Partecipare a marce o manifestazioni pacifiche | 56,6 |
Boicottare le attività economiche che sostengono l’occupante | 54,7 |
Partecipare a scioperi generali | 47,6 |
Partecipare a blocchi stradali per rallentare l’esercito straniero | 42,3 |
Parlare con i soldati per dimostrare di essere pacifici e ridurre la loro volontà di obbedire agli ordini o farli sentire colpevoli | 33,1 |
Partecipare ad azioni in difesa di importanti edifici pubblici come scudi umani | 25,1 |
Azioni di resistenza violenta | % |
Partecipare ad azioni armate come parte di formazioni partigiane o dell’esercito regolare | 25,9 |
Uccisione di importanti figure politiche o militari delle forze di occupazione | 9,2 |
Questi risultati, concludono Macieij Bartowski e Alina Polyakova, dimostrano che la popolazione ucraina credeva nell’efficacia delle forme di difesa e resistenza di massa nonviolente e che era pronta a metterle in atto. Utilizzare questo “grande potenziale”, una opportunità unica per una soluzione a lungo termine del conflitto, tuttavia, avrebbe richiesto da parte del governo ucraino e dei suoi alleati occidentali un investimento in preparazione, educazione, addestramento, non già nella “modernizzazione” dell’esercito e nel riarmo.
Nei primi tempi dell’invasione, com’è noto, la prima risposta della popolazione civile è stata quella della resistenza civile: fermare gli automezzi militari a mani nude, spostare i cartelli stradali per confondere i soldati russi, parlare con loro, protestare nelle piazze, ecc. Una tale reazione è stata presto soffocata dal governo e dalle autorità militari del paese e di quelle dei suoi alleati con la coscrizione obbligatoria, gli appelli all’invio di volontari e di armi. In un mondo dominato dall’industria, dalla tecnologia e dalla ideologia militare, ovvero dal culto della forza, il primo nemico da distruggere è la non volontà di prendere le armi.
Note
1 Macieij Bartowski-Alina Polyakova, To Kill or not to Kill: Ukranians Opt for Nonviolent Civil Resistance, 12 ottobre 2015, politicalviolenceataglance.org. Il riassunto dell’articolo e il commento finale è di Bruna Bianchi. Bartowski ha riproposto l’analisi dei risultati dell’inchiesta in un secondo articolo apparso il 27 dicembre 2021, poche settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina: Ukranians vs. Putin: Potentials for Nonviolent Civilian-based Defense. I risultati dell’inchiesta sono stati pubblicati il 28 settembre 2015 in lingua ucraina.
2 Rimando all’articolo per i numerosi grafici che lo corredano.
[Questa pagina fa parte di Voci di pace, spazio web
di studi, documenti e testimonianze a cura di Bruna Bianchi]
Bella questa: le azioni non violenti della popolazione ucraina bloccate non dalla violenza dell’invasione russa ma dal governo ucraino…