In Francia aprono panetterie di baguette invendute a prezzi popolari, tra solidarietà e riduzione degli sprechi. Un sintomo delle povertà crescente, mentre il governo approva misure di buon senso (Reddito di solidarietà, estensione della copertura sanitaria universale, alloggi popolari) ma impensabili in Italia. Tuttavia, non sarebbe male se fosse promossa anche l’autoproduzione, ad esempio del pane, e il mutuo scambio di beni e servizi, in modo da affiancare ovunque alle «nuove» panetterie le botteghe del saper fare
A Nïmes ha aperto una panetteria che vende il pane vecchio a metà prezzo, scrive Anna Maria Merlo su ilmanifesto.it. Al pane del giorno prima raccoglie il pane invenduto di una catena di panetterie della città e propone una baguette a 40 centesimi (contro 90 centesimi/1 euro quando è fresco). Il successo è assicurato: il proprietario parla di gesto di «solidarietà», perché dice di vendere il pane vecchio a prezzo di costo, e aggiunge che così non si spreca nulla.
«La panetteria con il pane vecchio è un sintomo della povertà crescente», commenta Anna Maria Merlo. A vivere sotto la soglia della povertà in Francia sono 8,6 milioni di persone (2,5 milioni di bambini). Per fronteggiare la situazione, il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha proposto alcune misure, più o meno utili e ragionevoli, di cui certo in Italia non si ha nessuna traccia. L’Rsa, Reddito di solidarietà attiva, versato sia a chi non ha nessuna entrata sia ai working poors: oggi l’Rsa, per un celibe senza figli, è di 475 euro al mese. Lo ricevono 1,39 milioni di persone. Altre 800mila, che hanno un lavoro, ricevono un complemento di reddito. L’obiettivo è anche allargare il numero dei beneficiari: molti lavoratori, che restano sotto la soglia della povertà, non lo richiedono per non passare per assistiti, che ai tempi di Sarkozy erano stigmatizzati.
Il governo introduce anche una «garanzia giovani», cioè un Rsa per i giovani tra i 18 e i 25 anni, oggi fuori dal dispositivo. Dovrebbero accedervi almeno 100mila giovani, ai quali verrà anche proposta una formazione o verranno accompagnati per ottenere un impiego sovvenzionato. La Cmu, la copertura sanitaria universale per i più poveri, invece sarà estesa a 500mila persone in più dei 4,4 milioni dei beneficiari attuali (vi ha accesso chi ha un reddito inferiore a 7.934 euro l’anno). Il governo si impegna anche a costruire 150mila alloggi popolari l’anno, oltre a proporre altri 80mila posti per gli alloggi di emergenza destinati ai senza tetto. Saranno anche aumentate le garanzie per l’affitto (alloggi affittati da un’associazione, che dà garanzia al proprietario, per poter accogliere nuclei familieri che altrimenti non troverebbero casa). Sono previsti anche aiuti per chi è troppo indebitato.
Tuttavia, quando capita di leggere notizie come questa, ci sembra sempre mancare un altro punto di vista, quello di favorire direttamente o indirettamente l’autoproduzione, a cominciare magari dal pane. Secondo il Rapporto Censis 2012 sulla situazione sociale del paese presentato nei giorni scorsi, la riduzione dei consumi in corso è causata dalle «nuove tre R»: risparmio, rinuncio, rinvio. La rinuncia all’acquisto, in particolare, porta come conseguenza la necessità di trovare soluzioni differenti nella vita quotidiana, come l’autoproduzione e la coltivazione dell’orto. Autoprodurre per recuperare, quindi, e per risparmiare le materie prime necessarie alla creazione di ciò che si potrebbe avere a disposizione già come prodotto finito. Non ci piace l’idea che la riscoperta dell’autoproduzione sia pensata come una misura da estendere automaticamente a tutti e in ogni ambito, oppure che sia proposta come sostituzione di forme di welfare locale, tuttavia siamo sicuri che basterebbe davvero poco, come dimostrano molti gruppi di cittadini autorganizzati e Gruppi di acquisto solidale, per promuovere e diffondere pratiche (cioè saperi ma anche spazi, occasioni di formazionte di condivisione e riduzione degli acquisti (e dei rifiuti). Insomma, non sarebbe male se accanto al punti vendita Al pane del giorno prima aprisse la Bottega del saper fare, luogo di incontro e del sapere condiviso.
Per un approfondimento su «autoprodurre» suggeriamo di dare un’occhiata qui. In particolare, a proposito di formazione all’autoproduzione, consigliamo questa straordinaria cassetta degli attrezzi.
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