Su Benvenuti Ovunque ci siamo occupati molto volte di Acquaformosa, meraviglioso paesino albanese-calabrese, tra le montagne della Sila e quelle del Pollino. Qualche anno fa è finito sotto i riflettori dei media per l’alto numero di anziani iscritti nella scuola elementare che rischiava di chiudere: le lezioni di nonni e nipoti restano una storia bellissima. Quel borgo, insieme ad altri paesi limitrofi di origine albanese, ha anche avviato un’importante storia di accoglienza diffusa con un festival della migrazioni estivo. Qui le famiglie di migranti hanno rigenerato le comunità locali. Da questo piccolo angolo di mondo arriva una lettera al primo ministro della Repubblica d’Albania Edi Rama, dopo l’orribile accordo siglato con il governo italiano per il trasferimento dei migranti della rotta balcanica nei Cpr costruiti in Albania. Nel nostro “DNA” c’è quello dei profughi arrivati nel 1.500 dall’Albania, si legge nella lettera, nella nostra memoria c’è lo sbarco degli albanesi a Bari del 1991, nella nostra esperienza ci sono straordinarie storie di accoglienza. Non smetteremo di cercare libertà

Nell’agosto 2018 l’allora ministro dell’Interno, tal Matteo Salvini, prese in ostaggio oltre 177 persone (tra cui 27 “minori non accompagnati”) approdate sulle nostre coste, bloccandole per giorni nel porto di Catania, e chiedendo che l’Europa se ne facesse carico. Il suo Paese, Sig. Presidente Rama, allora si dichiarò disponibile ad accogliere alcune famiglie, ma i profughi non arrivarono mai in Albania, in quanto la UE bloccò l’operazione. In quella occasione, da Arberesh, avevo salutato con entusiasmo la sua presa di posizione, che dimostrava l’umanità del popolo Shquipetaro, e che non aveva dimenticato lo sbarco della Vlora a Bari, avvenuto agosto l’8 agosto del 1991. Oggi, Signor Presidente Rama, la storia è molto diversa, e apprendo con dispiacere la notizia degli accordi con il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni.
Nei paesi di “etnia” albanese, si sono sviluppati i migliori progetti di accoglienza dell’Italia intera. Nel 2010, da sindaco di Acquaformosa, decisi di aderire al Sistema pubblico dell’accoglienza (SAI, allora chiamato SPRAR) e dopo pochi anni tanti altri sindaci aderirono, declinando in positivo l’accoglienza dei paesi Italo-Albanesi. Di questa esperienza parlerei volentieri nel corso delle giornate della “Diaspora “ che si terrà a Tirana il 22 e 23 Novembre prossimi. Oggi ,sono presidente di un’associazione che si occupa di accoglienza, quella pubblica, in otto paesi di origine Arbresh. Nel nostro “DNA” c’è quello dei profughi arrivati nel 1.500 dall’Albania, ed è anche in memoria dei nostri antenati, accolti in Italia secoli fa, che nei nostri progetti SAI pratichiamo la buona accoglienza, quella osteggiata dall’attuale governo italiano.
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La notizia dell’accordo odierno tra l’Italia e l’Albania mi ha lasciato interdetto; la scelta del Governo Meloni contrasta con le direttive dell’Unione Europea, che ha una consolidata normativa in materia dei diritti umani e di accoglienza dei migranti. L’accordo dell’Italia con l’Albania è improntato, al contrario, a quella che è una vera e propria deportazione, e ricalca il modello che sta proponendo la Gran Bretagna, con la deportazione in Rwanda. La presidente del consiglio, Meloni, e il socio di minoranza, Salvini, stanno cercando di delegittimare proprio quel sistema pubblico di accoglienza, a cui molti sindaci arbereshe di Calabria hanno aderito, il SAI, a favore dei CAS (Centri di accoglienza straordinari) nel quale investono per lo più imprenditori senza scrupoli, che vedono nell’accoglienza solo un modo per fare affari, a discapito dei diritti delle persone accolte. Con questa scelta, Signor Presidente, lei offende anche i tanti sindaci arbereshe che alcuni giorni fa l’hanno accolta nei nostri paesi, e che nella maggior parte dei casi hanno scelto il sistema SAI, gestito da cooperative o associazioni del territorio. Nei nostri progetti SAI sono stati accolti, nel corso di questi anni, anche molti “minori stranieri non accompagnati” provenienti dall’Albania, così come negli anni Novanta abbiamo accolto i tanti profughi che fuggivano dall’Albania. Oggi Le chiedo di non rendersi colpevole della deportazione di persone che cercano la libertà, così come la cercavano, non più di trentanni fa, le persone che scappavano dal Paese di cui Lei è oggi Presidente.
[Acquaformosa 6-11-2023]
Giovanni Manoccio, già sindaco di Acquaformosa, presidente dell’Associazione “Don Vincenzo Matrangolo” (che fa parte di Recosol)
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Sono d accordo per l accoglienza diffusa
e’ vergognoso anche molto di più -e dico ovviamente il massimo- della meloni,una donna, che va a letto per dieci anni con gianruno e ci fa anche un figlio.
ma al peggio non c’è mai limite
andrea proto pisani
A tutt* buongiorno!
Finalmente qualcuno che da il vero nome all’accordo Meloni-Rama: DEPORTAZIONE! Supponiamo un barcone con 170 persone a bordo: chiedete a ciascuna se vuol sbarcare in Albania (Fuori UE). NON UNA dirà sì; allora cos’è se non deportazione? Scusate, ma sono indignata. Giuliana