La storia delle Mag (Mutue di Auto Gestione) andrebbe studiata a fondo perché è una storia di straordinarie resistenze al dominio del profitto sulle persone. Tra non poche difficoltà, mentre sempre più persone sono escluse dalla finanza tradizionale (in Italia più di 2 milioni), le Mag oggi attive – a Verona, Venezia, Milano, Reggio Emilia, Firenze, in Piemonte, in Toscana e in Calabria – si ripensano in tanti modi. Si tratta, come racconta Mag2 di Milano, non solo di raccogliere i risparmi dei soci per finanziare iniziative ad alto valore sociale ma di mettere al centro le relazioni con il territorio
22 dicembre 1978. Nasce ufficialmente la MAG Verona, la prima Società mutua per l’autogestione. L’ispirazione arriva dalle casse operaie di mutuo soccorso della seconda metà dell’800 volute per fornire assistenza mutualistica volontaria per malattia, infortunio e previdenza e aiutare i soci nella loro attività lavorativa con la fornitura di mezzi di lavoro e altro.
L’esperienza si diffonde rapidamente costringendo il governo del Regno a intervenire con un regolamento, la Legge 3818 del 1886 che definisce le Società di Mutuo Soccorso, per dissolversi nel secondo dopoguerra con l’erogazione della previdenza e dell’assistenza sanitaria da parte dal nascente Stato Italiano.
I valori fondanti di mutuo aiuto, però, permangono e sono ripresi dai giovani in contestazione negli anni ‘60 e ‘70, periodo di grande fermento politico-sociale che stimolano iniziative audaci per i tempi, come la nascita di cooperative e di gruppi di base autonomi o l’occupazione di atenei, spazi pubblici e terre incolte. Sorge anche la richiesta di gestione diretta delle attività produttive, come avviene alla Salgraf di Verona, azienda grafica in crisi. Per provare a uscirne il titolare decide nell’ottobre del 1975 di cessare l’attività e procedere con una profonda ristrutturazione senza alcune preventiva trattativa sindacale. La reazione dei lavoratori è immediata e decisa: chiedono l’autogestione dell’azienda. Richiesta che si concretizza con il fallimento della società e con la costituzione della CLG, la Cooperativa lavoratori grafici. Un modello che rappresenta un futuro possibile e riceve l’appoggio di molti, compreso il Gruppo informale costituito, di fatto, dal nucleo originario di MAG Verona che si attiva subito per divulgare l’esperienza e per fornire supporto economico e consulenza legale e fiscale alle nascenti realtà. Elementi che, una volta costituita, divengono la base dei servizi della MAG (acronimo di Mutua Auto Gestione) che raccoglie i risparmi dei soci per finanziare iniziative ad alto valore sociale.
Dopo Verona e Milano
L’esperienza veneta non passa inosservata e viene replicata in altre parti d’Italia. A Milano nasce la MAG2, così chiamata perché la seconda a costituirsi anticipando quelle di Padova, Torino, Reggio Emilia, Genova, Venezia e in altre località della Penisola.
L’intento rimane quello di finanziare in modo trasparente i progetti cooperativi e associativi esclusi dal sostegno del circuito finanziario tradizionale e con forte orientamento nel settore sociale, culturale e ambientale. Dalle diverse esperienze nascono pure progetti specifici, come quello che dà il via al commercio equo e solidale in Italia.
La crisi delle Mag
A limitarne l’espansione è l’approvazione di leggi sempre più restrittive, come la 197 del 1991 sull’antiriciclaggio di denaro e il decreto legislativo 385, Nuovo Testo Unico su Banche e Finanziarie, che sancisce che la raccolta attraverso depositi sociali è riservata in via esclusiva alle banche. I provvedimenti mettono in crisi le MAG, ma stimolano l’ideazione di iniziative virtuose come quella che porterà alla costituzione di Banca Etica nel 1998, primo e ancora unico istituto di credito che si fonda sui principi etici.
Le difficoltà per le mutue, però, crescono con il cambiare del mondo. L’ascesa del neoliberismo mette in crisi le comunità sociali, da sempre alla base del mutualismo, e la stessa economia solidale, territorio di appartenenza delle MAG. L’individualismo prende il posto del senso di comunità, in particolare tra i giovani, non più attratti da modelli cooperativi e collaborativi. L’effetto è il mancato ricambio generazionale che priva le MAG della spinta innovativa tipica dei giovani, visibile nella carenza delle mutue nel mondo digitale. Dalla tecnologia arriva un’altra concorrenza a minare uno dei principali campi d’azione delle MAG, i finanziamenti.
La diffusione delle piattaforme per la raccolta fondi diventa elemento primario per coloro che sono alla ricerca di risorse economiche per lo sviluppo di progetti sociali poiché promettono maggiore visibilità e minore rischi. Il proseguo dell’inasprimento delle norme riduce ulteriormente il raggio d’azione minando ancora più una sostenibilità economica precaria. L’esito è la chiusura di alcune MAG e l’esigenza di rinnovarsi per le otto rimanenti: MAG Verona, MAG Venezia, MAG2 Milano, MAG4 Piemonte, MAG6 Reggio Emilia, MAG Firenze, MAG Altrotirreno e MAG delle Calabrie. Realtà differenti nelle modalità operative, ma riunite nel gruppo MAGico e con in comune il Manifesto della Finanza Etica e Solidale che definisce i principi base: accesso al credito senza discriminazioni di alcuna natura, esclusione di prestiti legati ad attività lesive dello sviluppo umano, sociale ed ambientale, preferenza verso garanzie personali. Principi fondanti di tutta l’attività sono trasparenza, partecipazione e mutualità.
Una finanza che esclude
Una resistenza, quella delle MAG, necessaria in un tempo dove l’opera delle mutue sarebbe ancora più preziosa rispetto al passato per contrastare un modello economico dominante che ha generato molteplici crisi. C’è quella ambientale figlia di un capitalismo propenso a scaricare i costi esterni sulla collettività e a minare il futuro dei giovani rendendo il Pianeta un luogo ostile alla vita umana. C’è quella economica, ormai ciclica, ad incrementare le disuguaglianze e a creare povertà come conferma il Rapporto 2023 su Povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas: più di 5,6 milioni di poveri assoluti e 14,3 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale, pari al 24.4% della popolazione del Bel Paese. Una situazione che incrementa la crisi sociale e resa ancora più drammatica dalla crescente difficoltà di accesso al mutuo come racconta il report curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza.
Secondo lo studio ben il 4,4% delle famiglie italiane non possiede un conto di deposito di nessun tipo, cioè non ha accesso a strumenti finanziari di base, siano essi di risparmio o di pagamento. Ciò si traduce nella stima di circa 1,1 milioni di nuclei familiari totalmente esclusi finanziariamente, pari a 2,3 milioni di individui.
A completare il quadro delle crisi non può mancare quella finanziaria, intesa soprattutto in termini etici con la persistenza di investimenti in settori dannosi per la società, come quello delle armi e delle fonti fossili, ma ancora molto redditizi.
Un contesto nel quale l’opera delle MAG risulta controcorrente rispetto alle crisi con l’erogazione di microcredito a chi vive condizioni di disagio economico e sociale, con l’educazione finanziaria mirata al bene comune o al supporto di progetti virtuosi per l’ambiente, le persone e la società.
Ripensare la Mag in tanti modi
Il problema resta riconquistare il dinamismo dei tempi passati per essere pienamente operativi. Un percorso seguito da tutte le MAG con forme e soluzioni diverse che iniziano a dare i loro frutti. Ne è un esempio la MAG2 di Milano, realtà con oltre 800 soci, un capitale sociale che sfiora i 700.000 euro e presente nel cuore dell’economia del Paese, la Lombardia. Una cooperativa attiva non solo nei servizi di accesso al credito, ma pure nell’accompagnamento all’avvio delle microimprese, nel microcredito, nella formazione sull’autogestione del denaro e in altri tipi di consulenze a privati e aziende. Una realtà, per altro, che più di altre ha sofferto a causa del fallimento di un progetto finanziato con conseguente aggravio economico sulle risorse, reso più grave dalla pandemia che ha costretto a interrompere alcune attività, in particolare quelle in presenza. Come riprendersi? Le idee non mancano, ma per realizzarle servono nuove forze. Il primo passo, dunque, è stato investire sulle persone con l’assunzione di una coordinatrice per ottimizzare l’organizzazione della cooperativa e di un collaboratore a coordinare il gruppo comunicazione interno. Grazie alla sinergia fra le nuove figure e il resto degli storici collaboratori, sono partiti il rinnovo del sito, il debutto sui canali social e l’attività per comunicare all’esterno le iniziative della cooperativa. Per ravvivare la base sociale si sono organizzate cene, presentazioni di libri, serate teatrali e gite fuori porta, tutte presso realtà finanziate dalla mutua come la Trattoria Popolare di Milano, il teatro Puntozero del carcere minorile Beccaria o il Biocaseificio Tomasoni. Un modo per fare conoscere a socie e soci come sono stati investiti i soldi gestiti dalla cooperativa e anche per creare scambi tra gli stessi finanziati.
Un fine perseguito pure con il progetto Soci per i soci che prevede agevolazioni per usufruire di prodotti e servizi elargiti dai soci con attività commerciali. Dal gruppo comunicazione è arrivata anche la proposta di fornire supporto a realtà virtuose con lo sviluppo di progetti condivisi e supportati con risorse a fondo perduto. Una sperimentazione avviata con Catena in Movimento 2.0, una cooperativa creata da ex detenuti del carcere di Bollate (MI) attiva nel settore della sartoria e dedita a fornire un’opportunità di riscatto a persone in fragilità sociale. Dall’alleanza è sorto il progetto “L’Alta Finanza si Scatena” per il quale è in corso una raccolta fondi su produzioni dal basso (qui in link).
Un ruolo di rilievo nel rinnovamento l’ha avuto lo sviluppo della rete di relazioni, elemento essenziale delle MAG sin dalle origini. Si sono consolidate le partnership con il mondo dell’economia solidale e creati nuovi dialoghi con realtà emergenti, soprattutto di giovani come con alcuni gruppi delle Brigate Volontarie per l’Emergenza di Milano. Il ruolo primario, però, è stato indirizzato a cercare alleanze operative per rafforzare le attività, per immaginare futuri comuni e per il reciproco supporto.
Ne è nata una collaborazione con MAG6 di Reggio Emilia iniziata con la sperimentazione di scambio mutualistico: MAG2 ha effettuato un finanziamento a MAG6 per consentirle di superare un momento di ridotta liquidità e la mutua emiliana ha offerto a quella milanese un’attività di formazione. Il percorso è stato finalizzato a sviluppare economie di comunità tramite la sostenibilità condivisa, approccio nel quale ciascuno contribuisce alla copertura dei costi di gestione in base alle proprie possibilità e ha accesso ai servizi a seconda dei propri bisogni. Una visione lontana dalle logiche di mercato, ideata per costruire relazioni fiduciarie basate su una forte reciprocità, per uscire da una dimensione del dare/avere ed entrare in uno scambio mutualistico e di attenzione ai bisogni reciproci. Nella pratica può prendere forme molteplici, come quella scelta da MAG2 con il percorso formativo per Economie di Comunità in cui ogni partecipante si iscrive offrendo una liberalità a sua scelta, da quelle monetarie come l’adesione a MAG2, alle valorizzazioni non monetarie, come il prestito di beni o del proprio tempo, la promozione dei laboratori presso la propria rete o la messa a disposizione gratuita delle proprie competenze professionali. Formalità d’adesione a parte, il percorso formativo ha un obiettivo più ambizioso: fornire delle visioni capaci di rendere concreto un altro mondo possibile, più solidale, equo e in armonia con la natura. Finalità perseguita con cinque laboratori partecipativi, con i primi due tenuti a febbraio e marzo e dedicati ai cambiamenti climatici e alla gestione del denaro. In entrambi si è riflettuto in gruppo su pensieri, scelte e azioni da intraprendere per rendere il proprio stile di vita compatibile con la nuova era climatica e con le attuali crisi. Ne sono emersi molteplici soluzioni, ma soprattutto la consapevolezza che ciascuno può assumere comportamenti più virtuosi e, soprattutto, che può contaminare le persone della propria rete ad agire per edificare una società più giusta ed ecologica. Di fatto, le “policrisi” possono diventare un’opportunità per rimodellare il mondo, soprattutto se l’essere umano collabora per un bene comune.
Per sapere come farlo in modo efficace ci sono i tre laboratori successivi, a cominciare da “Economia e finanza a portata di mano”, ad aprile, dove il denaro è visto come mezzo per il cambiamento attraverso gli strumenti di finanza etica e la scelta delle offerte bancarie e finanziarie più benefiche per il portafoglio e, soprattutto, per le persone, la società e l’ambiente. Dopo l’estate si entra nel vivo nella dimensione comunitaria, tema protagonista degli ultimi due appuntamenti.
Si inizia il 25 settembre con “Economie di comunità”, in cui si racconta la storia del mutualismo per arrivare alle pratiche di scambio e reciprocità odierne, come le casse comuni delle comunità familiari, le comunità che supportano l’agricoltura, le comunità e piattaforme virtuali e, naturalmente, la Mutua per l’AutoGestione. Il 26 ottobre si prosegue con “Facilitare la condivisione”, alla scoperta delle metodologie per agevolare la convivenza armonica all’interno dei gruppi e delle organizzazioni collettive che portano a decisioni condivise e alla risoluzione pacifica dei conflitti.
Tutti i laboratori si tengono presso la sede di MAG2 in Via Angera 3 a Milano negli orari e nella modalità descritte in www.mag2.it/lab24.
Dino dice
Suggerisco di dare un’occhiata al sito http://www.worldlabnetwork.org