La cooperativa sociale L’Accoglienza è nata nel 1990 a Roma per creare strutture di accoglienza per donne e minori in difficoltà. Le ospiti della casa famiglia Casa Betania possono lavorare del laboratorio Da tutti i Paesi (tel. 06 3071144), un’esperienza di socializzazione, di cucito ma anche di commercio equo. Con questa intervista a Maria Livia di Casa Betania, prosegue la nostra inchiesta sul mondo equosolidale romano (in coda le precedenti interviste).
Come nasce la vostra organizzazione e quali sono state le motivazioni che ti vi hanno portato a scegliere questo tipo di proposta su Roma?
Il laboratorio Da tutti i Paesi nasce nel 1995 dall’esperienza di Casa Betania, una casa famiglia romana che accoglie mamme gestanti e piccoli soli nella fascia d’età da zero a otto anni. Inizialmente ci si ritrovava in una stanza della grande casa, con alcune di queste mamme, per lo più migranti, e delle volontarie, per imparare qualche tecnica di cucito, tra una chiacchiera e l’altra, dato che avevano molto tempo a disposizione. Poi le riparazioni, che facciamo tuttora, la creazione di bomboniere e delle linee proprie di sartoria… e dopo diversi spostamenti e traslochi siamo approdati al negozio e alla sede di produzione di via Montiglio, aperto da quasi tre anni. L’obiettivo è offrire delle occasioni lavorative a queste donne, insegnando un mestiere e dando loro la possibilità di socializzare in un ambiente protetto.
Quali sono i frutti del laboratorio?
Le sei macchine da cucire la fanno da padrone: produciamo arredi per la cucina, il bagno e la casa, borse di tutti i tipi, accessori per bimbi e neonati. Siamo molto brave anche con colla, pennelli e perline: realizziamo e dipingiamo piccoli oggetti in ceramica, cotti nel nostro forno, ci sbizzarriamo con le decorazioni natalizie, palle, ghirlande, alberelli ma anche con la bigiotteria. Il nostro cavallo di battaglia è soprattutto l’infinita gamma di bomboniere che proponiamo per qualsiasi tipo di festa: sono quasi cento i diversi modelli base… La nostra forza sta in questa varietà che accontenta tutti, e nella grandissima precisione con cui vengono realizzate. Per questo spesso le persone tornano da noi, perché si sono trovate bene anche nella relazione con le mamme. Ma il laboratorio è un continuo work in progress: nel tempo abbiamo sperimentato le tecniche del découpage, della pittura su vetro, della cesteria fatta da nostre mamme africane. Siamo sempre alla ricerca di nuove idee, di materiali da recuperare e reinventare: per esempio, sfruttiamo i tappi di sughero usati per fare delle ghirlande natalizie. A proposito, cari lettori di Comune-info, chi ne ha un po’ ce li può portare!
Perché la scelta di avviare un progetto sull’«artigianato etico»?
Chi compra da noi ha molto chiaro dove vanno a finire i soldi spesi: si relazionano con le mamme, molti arrivano attraverso il canale di Casa Betania e sono stati toccati da qualche esperienza forte… Far acquisti al laboratorio è un modo concreto con cui sostenere la cooperativa, le cui attività spaziano dalla casa famiglia principale, a tre microstrutture per bimbi con gravi disabilità, a percorsi di sostegno alla genitorialità o per l’affido famigliare. Questa trasparenza, tutto è fatto lì e si vede, e vicinanza con coloro che vengono definiti con un brutto termine «beneficiari», per noi sono semplicemente le «mamme», è agli antipodi con le logiche del mercato convenzionale, iperstandardizzato, con l’opacità delle filiere e dei guadagni.
Proviamo a descrivere la vostra quotidianità…
La giornata si svolge su più fronti: c’è quello della produzione di bomboniere, che ci impegna tutto l’anno; ci sono da tagliare e cucire i tessuti per le nostre linee classiche, e da inventarsi nuovi prototipi; c’è la preparazione, già in luglio, di tutte quelle decorazioni che ci serviranno per le vendite natalizie; poi ogni giorno c’è chi ci porta i propri vestiti per aggiustare un orlo o mettere qualche toppa. Contemporaneamente, sempre nello stesso luogo, c’è la classica gestione della bottega, l’approvvigionamento dei prodotti alimentari del commercio equo, la composizione delle vetrine… Infine c’è un lavoro di aggiornamento del sito, e una densa programmazione di azioni esterne al negozio, soprattutto in vista del Natale: dal tradizionale mercatino natalizio di Casa Betania, o al presidio di uno stand a Piazza Navona, ai tanti mercatini aziendali presso la sede di alcune grandi imprese, presso uffici pubblici e scuole private, parrocchie…
Perché la scelta di vendere anche prodotti del commercio equo?
Noi usiamo materie prime e semi lavorati del commercio equo e solidale, Altra Qualità, Quotando, Vagamondi, il Ponte… fin dagli esordi. Scelta naturale e coerente di sostegno a piccoli produttori come noi. Vorremmo essere la bottega del quartiere Monte Mario, le più vicine sono o a Roma Nord, dove c’è Equovadis, oppure a Roma Ovest, dove invece c’è Capoverso, perché la clientela sensibile al commercio equo è potenzialmente favorevole al nostro progetto…
Come vivete il rapporto sostenibilità economica e dimensione politico sociale della vostra esperienza?
Difficile equilibrio…. il momento più favorevole, come per tutte le botteghe, è il Natale, quando le persone sono più portate a fare certe scelte. Per fortuna, le «bomboniere solidali» sono sempre più di moda, e noi abbiamo una vastissima scelta. In altri momenti dell’anno fatichiamo, per questo ci siamo dovuti inventare iniziative extra: come il calendario realizzato da Lorenzo Terranera, l’illustratore di Ballarò, oppure le magliette di Raggio Verde, uova di Pasqua di Equoland. In quanto rivenditori di quello che produciamo, siamo noi a stabilire i prezzi. Abbiamo fatto un’esperienza interessante qualche anno fa, cercando di calcolare «scientificamente» il giusto prezzo per tutti i nostri prodotti, in base ai costi delle materie prime e del tempo impiegato per realizzare quella borsa o quella presina. Il tutto cercando anche di essere in linea con i prezzi di mercato, anche se ovviamente non possiamo competere con i prodotti venduti a prezzi bassi… I nostri sono manufatti artigianali, la difficoltà, la sfida sta nel far capire il grande valore sociale ed etico che sta dietro a ogni nostro oggetto!
Quale relazione avete con il movimento dell’economia solidale e con le altre imprese che si rifanno al questi valori? Vi sentite parte di questo movimento?
Assolutamente sì! Anziché prodotti importati dal Sud del mondo, noi abbiamo mamme del Sud del mondo, ma il lavoro è sempre fatto nel rispetto dei criteri del commercio equo e solidale! Inoltre abbiamo iniziato a sviluppare nuovi contatti con altre esperienze di commercio equo; la partecipazione all’ultima fiera di settore, Tuttaunaltracosa ad Arezzo, e la positiva accoglienza ricevuta ci fanno ben sperare per quanto riguarda un maggiore inserimento nella rete delle botteghe italiane. Abbiamo comunque attivato una collaborazione anche con il mondo delle cooperative sociali, stringendo una collaborazione con La Stelletta, con la cooperativa Magazzino e da poco con il Tetto.
Come coinvolgete i consumatori nella vostra attività? Che rapporti avete con il territorio?
I nostri consum/attori spesso collaborano come volontari. Altri sono coinvolti e informati attraverso la nostra comunicazione sociale. I rapporti con il territorio sono buoni: abbiamo attivato diversi laboratori nelle scuole e abbiamo relazioni con molte parrocchie. Inoltre, organizziamo eventi periodici nel quartiere che sono conosciuti dalle persone del territorio, come il mercatino di Natale e la festa di Casa Betania.
Quali progetti avete per il futuro?
Intanto abbiamo bisogno di una mano concreta per le attività, per cui occorre formare dei giovani e costituire una squadra di volontari per il negozio. Poi vorremmo coinvolgere maggiormente le mamme della casa per raccontare attraverso le loro storie la nostra esperienza sia con iniziative nel territorio sia organizzando laboratori in altre botteghe. Insomma di progetti ne abbiamo tanti ma occorre costruire un nuovo cammino collettivo per realizzarli.
Le precedenti interviste alle botteghe di Roma:
Il Fiore (Ladispoli)
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