di Gabriele Mandolesi
Di gioco d’azzardo in Italia si parla sempre più spesso. Il fenomeno è dilagante e devastante allo stesso tempo: 88 miliardi di euro di giocate nel 2012 con un incasso netto per lo stato di 8 miliiardi (vorremmo poter dire quelli del 2013, ma i Monopoli di Stato hanno smesso di pubblicare i dati ufficiali sul loro sito, saranno le nuove politiche per la trasparenza), 800.000 giocatori d’azzardo patologici (stime più realistiche dicono che i soggetti a rischio sono circa il 2 per cento della popolazione), la criminalità organizzata che ricicla denaro ed entra nel giro degli affari legali.
Ma c’è un altro aspetto, forse ancora più visibile e odioso: quello delle lobby delle multinazionali del gioco d’azzardo, che sono riuscite ad ottenere per gentile concessione del governo Letta un maxi sconto sulla sanzione da 98 miliardi che la Corte dei Conti aveva emesso nei confronti delle dieci società che operavano nel settore delle Slot Machines.
Ripercorriamo la storia in breve: i magistrati contabili rilevano che nel periodo dal 2004 al 2006 le Slot machines, di cui le dieci concessionarie avevano i diritti, non erano state allacciate alla rete del sistema Sogei, che rileva le giocate effettuate e conseguentemente calcola le imposte da versare all’erario. La Corte dei Conti stima l’evasione in 98 miliardi di euro da ripartire diversamente tra le società che, ovviamente, fanno ricorso al Tar. Qui il giudice abbatte la maxi sanzione a 2,5 miliardi di euro, ma il regalo più grosso arriva dal governo Letta che, usando come giustificazione la necessità di far cassa, decide liberamente di transare e scontare ulteriormente la sanzione fino a 500 milioni di euro.
Viene da pensar male, se si considera la recente interrogazione parlamentare presentata dal Movimento 5 Stelle nella quale si richiede spiegazione di diversi finanziamenti diretti e indiretti effettuati dalle dieci concessionarie dell’azzardo ad esponenti del parlamento e del governo Enrico Letta incluso.
Oltre al danno, però la beffa: solo alcune società decidono di aderire alla transazione, le altre proseguono il contenzioso. Risultato: su 500 milioni di incasso previsto, ne arrivano solo 340, con conseguente attivazione della clausola di salvaguardia che ha fatto alzare le accise sulla benzina. Morale: le sorelle dell’azzardo ottengono sconti, i cittadini pagano.
Negli ultimi giorni la ciliegina sulla torta: non solo il governo Letta decide, sempre per far cassa (sulle spalle dei soggetti più deboli, naturalmente), di dare nuove concessioni per l’apertura di altre sale bingo e per l’installazione di 7.000 “Vlt” che si aggiungono alle oltre 50.000 già presenti, ma con un emendamento presentato dal Nuovo Centro Destra al decreto “Salva Roma” (votato da Ncd, Scelta civica e tutto il Pd tranne quattro dissidenti) si stabilisce che i comuni e le regioni che approveranno delle leggi che limitano il gioco d’azzardo si vedranno ridurre i fondi erogati dallo stato per importi pari alle minore entrate erariali dovute all’entrata in vigore dei regolamenti antislot approvati. Un capolavoro.
In sostanza, è un provvedimento che ricatta comuni e regioni già a corto di fondi, e li rende totalmente impotenti davanti al dilagare del gioco d’azzardo.E’ per questo che oltre cento associazioni stanno portando avanti da tre mesi in tutta Italia la campagna Slotmob, arrivata oramai alla sedicesima città, ed è di tutto questo ed altro che si parlerà venerdì 20 dicembre presso Scup, a Roma, alle ore 19 con ospiti gli economisti Leonardo becchetti, Luigino Bruni e i coordinatori della campagna Slotmob.
PER APPROFONDIRE
http://www.nexteconomia.org/slots-mob
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