Tutti i bambini sono artisti nati, il difficile è restarlo da grandi. L’affermazione, molto nota, viene generalmente attribuita a Pablo Picasso, uno che di “innovazione”, nel suo campo, qualcosa aveva capito. Meno nota è invece un’altra affermazione del visionario andaluso, che più o meno dice così: a 12 anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino. Se ne potrebbe dedurre, tra le altre cose, che 12 anni sono forse un po’ pochi per indovinare il proprio cammino. Macché, i tempi son cambiati. Al tempo di Picasso non c’erano le “innovative piattaforme online di orientamento pensate per aiutarti a prendere decisioni consapevoli per il tuo futuro”. Che, come racconta qui una mamma indignata di Genova, a scuola pretendono di sapere se sei portata “a lavorare sotto pressione” o “da sola per lunghi periodi tempo”, oppure, ancora, “a fare lavori poco puliti” o “a stabilire il valore economico di merci, edifici o servizi”. Naturalmente, tutto dipende dalle abilità, che vanno da nessuna a ottima, per esempio “per influenzare le azioni e le decisioni degli altri” o, meglio, “per organizzare e gestire le risorse umane, i materiali e i capitali”. Come dite? Che è impossibile che tutto questo possa accadere in una classe seconda di una scuola media italiana, pubblica, a una bambina che deve pure firmare con nome e cognome? Beh, allora le alternative sono due: o non avete capito il valore dell’innovazione nella scuola e della profilazione precoce nella società (ne scrive qui in modo esaustivo Renata Puleo), oppure siete ideologici (e forse pure no-vax)

“Oggi a scuola ci hanno fatto dei test per sapere qual è la professione adatta a te, a me hanno detto babysitter”, mi fa mia figlia 12enne appena seduta a tavola. Non le ci è voluto molto per reagire al mio sguardo; per metterci una pezza (fra me e la scuola, ma sa che le pezze funzionano sempre meno) ha aggiunto subito: “o regista”. Silenzio. “O fumettista”. Silenzio.
Mi sono fatta raccontare tutto, ho capito che il test era ancora visionabile da pc e abbiamo potuto finire la pasta.
Il problema è venuto dopo (il primo problema, perché poi c’è un secondo problema, più grosso, e ce n’è un terzo, più grosso ancora).
Sono entrata nel sito www.sorprendo.net piombando subito nella zona test. Una strisciolina di carta portata da scuola riportava un codice individuale già pronto consegnato ai ragazzi, ed una password già pronta che i ragazzi potevano cambiare. La password modificata dalla 12enne era piuttosto ironica sul test stesso, e questo mi ha tranquillizzato, finché non ho iniziato a leggere le domande.
Ecco qualche esempio (andava cliccata un’opzione fra 5 da “non mi piace assolutamente” a “mi piace molto”)

Vendere o promuovere le vendite (quinta domanda su circa 50).
Far funzionare i macchinari.
Essere interessati al diritto (ad es. commerciale, privato o penale).
Lavorare con il cibo e con le bevande.
Svolgere un’attività fisica in piedi.
Eseguire ordini e istruzioni.
Fornire un servizio al pubblico.
Essere interessati alla biologia animale e vegetale.
Aiutare le persone con problemi di disagio sociale o personale.
Essere responsabili del controllo e della messa a punto di apparecchiature.
Conoscere il funzionamento delle imprese e delle organizzazioni.
Controllare il rispetto delle norme e delle leggi.
Stabilire il valore economico di merci, edifici o servizi.
Affrontare situazioni pericolose.
Essere interessati alla salute degli altri senza però curarli direttamente.
Ripetere gli stessi compiti di breve durata.
Lavorare su scale o sollevati da terra.
Lavorare in luoghi rumorosi.
Fare lavori poco puliti.
Trattare le persone con tatto.
Lavorare da soli per lunghi periodi di tempo.
Lavorare sotto pressione.
Essere regolarmente lontani da casa.
Affrontare situazioni dolorose.
Il mio silenzio si è ispessito. La dodicenne alla quale si chiedeva se le piace molto affrontare situazioni dolorose o essere interessati al diritto (ad es. commerciale, privato o penale), aveva ormai perso ogni speranza che la faccenda si rivelasse un fuoco di paglia.
Sezione due: le mie abilità (da nessuna a ottima).
Fornire assistenza a utenti e clienti.
Trattare le persone con tatto.
Influenzare le azioni o le decisioni degli altri.
Negoziare e concludere accordi.
Leggere a livello avanzato.
Organizzare e gestire le risorse umane, i materiali e i capitali.
Sui capitali mi sono fermata, ed ho scritto una email ai coordinatori di classe e di plesso riportando un po’ di questa “roba”. Non mi è più venuto altro termine che “questa roba”. Riporto alcune domande, evidenzio problemi di privacy perché le username sono predeterminate, sottolineo la castrazione di obiettivi culturali, mi indigno per l’esito di autosvalutazione ottenuto “in due sole ore” con i ragazzi.

Passa qualche ora ed emerge il secondo problema, quello “più grosso”.
Dando una seconda occhiata in serata al sito, vedo che esiste una specie di attestato o curriculum dove appaiono in bella vista nome e cognome di mia figlia. “Eh.. ce li hanno fatti mettere all’inizio” risponde ad occhi bassi perché nonostante la giovane età e nonostante la scuola, fra DAD, e-book e google meet, abbia fatto di tutto per annientare le tutele che si cercava di insegnare ai bambini rispetto all’immissione dei propri dati sul web, lei sapeva che quel nome non avrebbe dovuto metterlo. Ma c’erano Chiara e Martina, la bionda e la bruna inviate da Sorprendo, a chiedere, davanti ai docenti, di immettere nome e cognome: come sottrarsi, a scuola? Per sfuggire, la ragazzina ha bluffato sul genere: “posso mettere maschio?”. Un depistaggio ingenuo che chissà, magari costerà un archiviazione nel cyberspazio come sospetta transgender. Un compagno, sul genere ha reagito: “ma qui sono contemplate solo persone binary?” ha chiesto alle vallette, imbarazzate per qualche secondo prima che la bionda trovasse la risposta aziendale, sorridendo: “Sorprendo non ha ancora queste modalità così… complesse”.
Il “problema più grosso” è stato colto al volo dai due insegnanti, che l’indomani hanno risposto con decisione che, pur essendo un progetto approvato dal Consiglio di istituto ed avallato dalla Regione, ciò non esimeva da qualche criticità: e nel giro della giornata successiva, contattati i responsabili e poi la ditta, l’account della minorenne (per la quale la scuola non aveva il consenso al trattamento dati ed alla divulgazione al di fuori della scuola) è stato cancellato. Il caso non riguardava comunque solo l’alunna senza liberatoria verso la privacy, ma tutta la classe, hanno evidenziato gli insegnanti (ancora non edotti del fatto che questo “orientamento al futuro” è già stato somministrato presumibilmente a decine di migliaia di ragazzi, considerato il numero di regioni che appoggiano il Sorprendente orientamento). Il caso è stato quindi dirottato verso il dirigente.

E il terzo problema, quello più grosso di tutti?
È che dopo 5 giorni senza avere avuto notizie dalla scuola, ho deciso di informare gli altri genitori della classe. Ho aspettato 5 giorni, perchè non volevo far scoppiare un pandemonio per una questione che la scuola forse avrebbe risolto in poche ore.
Ma non è scoppiato alcun pandemonio. Un paio di genitori hanno solidarizzato in privato, dopo 24 ore se ne è aggiunto un altro, insegnante, per esprimere compartecipazione ma anche rassegnazione verso una ormai incontrollabile fuga cibernetica di ogni privacy.
Fra le poche famiglie che hanno avuto voglia di parlarne in privato, conto altre due vittime collaterali: un ragazzino al quale è stato suggerito di andare a fare il contadino (lui come ambizione aveva “medico”, come il papà), ed un’altra che ha detto garrula alla madre che avrebbe smesso in terza media, perché sarebbe andata a fare il poliziotto: “me l’ha detto il test”.
E io che pensavo che il test di Arianna fosse limitante per la scelta della scuola. Questo test deve aver influenzato molto quei poveri ragazzi. La scuola italiana mi lascia sempre più indignata.
voti finali occultati in nome di una ridicola Privacy e poi questa ignobile, per non dir altro, schedatura di ultra minorenni? In nome di cosa ? Una profilatura del carattere di minorenni per scopi commerciali? Denuncia immediata . Intervenga il tribunale dei minori.
Sembra che il nome del programma non abbia scaturito alcun effetto in chi avrebbe dovuto (i genitori), facendo invece danni sui ragazzi.
C’è da scommettere che questa consulenza è pagata!
Vergogna!
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mi piace va bene ci provero