Tra i progressisti del Sudamerica, scrive Raúl Zibechi, s’è imposta una logica perversa: la realtà si misura (e si racconta) sulla base del fatto che possa favorire la destra o i governi di centrosinistra. Una logica che conosciamo fin troppo bene anche qui. Si tratta di una perversione antica, che colpisce in modo sottile e particolarmente nefasto l’informazione. L’ultimo, triste episodio è quello di Pagina 12, un tempo forse il miglior quotidiano dell’América latina, il giornale che ha messo in pagina pezzi memorabili di Osvaldo Soriano, Eduardo Galeano, Osvaldo Bayer, Juan Gelman. Ora censura i reportage dei suoi giornalisti e difende in modo patetico la devastazione ambientale del fracking, dei megaprogetti minerari e delle monocoltivazioni di soya. Perché? Per non fare il gioco della destra, che si oppone al governo «progre» di Cristina Fernandez. La giustificazione ideologica dell’abbandono dell’etica è la peggiore, perché sporca le idee che dice di voler difendere
di Raúl Zibechi
La disfatta etica precede sempre quella materiale. Sebbene non siano legate da una relazione meccanica, la prima è condizione della seconda. Per le persone di sinistra, l’esperienza storica potrebbe servire da riferimento e ispirazione, ma soprattutto da stimolo verso la coerenza al di là delle convenienze del momento, è di questo che tratta l’etica.
Qualcosa dovremmo aver imparato dalla drammmatica esperienza del socialismo reale. Quelli di noi che si sono opposti all’invasione del Vietnam andando in piazza, salvo rare eccezioni, sono rimasti in silenzio al momento dell’invasione della Cecoslovacchia. La semplice ragione è che l’anti-imperialismo (statunitense) ci impediva di mettere in discussione quell’espansionismo sovietico che (erroneamente) consideravamo nemico degli Usa. Una logica terribile che ha avuto tragiche conseguenze.
Quanti di coloro che denunciarono con veemenza i campi di sterminio nazisti fecero lo stesso con gli ebrei di Mosca e la repressione stalinista? Pochissimi, accusati di essere agenti del nemico mentre in realtà erano trotskisti e anarchici, o comunisti dissidenti, capri espiatori di una geopolitica del potere disposta a sacrificare l’etica sull’altare delle opportunità del momento.
La giustificazione ideologica dell’abbandono dell’etica è la peggiore delle consigliere, perché sporca le idee che dice di voler difendere. Al punto tale che concetti nobili come il comunismo o la dittatura del proletariato hanno smesso di attrarre come magneti l’energia e l’immaginazione degli oppressi e delle oppresse del mondo. Di norma, si fanno concessioni sui principi (come si diceva un tempo, quando non ci azzardavamo nemmeno a pronunciare la parola etica) sull’altare di supposti vantaggi tattici.
Qualcosa di simile sta accadendo per quel che riguarda le iniziative dei governi progressisti. Domenica primo settembre Página 12* ha pubblicato un articolo intitolato «Fracking» in cui difende la frattura idraulica (fracking in inglese, ndt) perché opporvisi vorrebbe dire mettersi in sintonia con l’opposizione di destra (al governo di Cristina Fernández, ndt). L’articolo accusa coloro che si oppongono a questa tecnica di essere «ecologisti», per poi definirli come i «reazionari» che prima si sono opposti ai megaprogetti minerari, alle coltivazioni transgeniche e all’agrochimica.
L’autore dell’articolo, su un giornale che seppe essere critico con il potere neoliberista, segnala che si tratta di un «pensiero regressivo» e assicura che “ancora non sono apparsi argomenti convincenti contro i presunti effetti inquinanti del fracking. Non basta, sostiene poi che «non ci sono ragioni per pensare che il fracking sarà più rischioso di altre attività estrattive».
Dopo aver inveito contro quelli che criticano, l’autore dell’articolo si diffonde in dettagli sulla portata delle opportunità del momento, perché le riserve non convenzionali nel sud dell’Argentina sarebbero 67 volte le attuali riserve di gas e 11 volte quelle di petrolio. «La grandezza di questa ricchezza appare incommensurabile dalla prospettiva attuale e dopo la ricomparsa del deficit energetico esterno». Quel deficit che è arrivato, di certo, dopo la disastrosa politica delle privatizzazioni di Carlos Menem degli anni Novanta.
Eppure, Menem ha privatizzato le imprese statali, tra le quali la Ypf che era in attivo, con argomenti molto simili a quelli che vengono branditi ora: prospettive di corto respiro basate sulla «ricchezza reale» che si otterrebbe. Ricordiamo che Menem è stato l’uomo politico più popolare degli anni Novanta, tanto da essere rieletto con il 49,9 per cento dei voti nel 1995 dopo aver regalato mezzo paese alle multinazionali.
Si è trasformato in un cadavere politico perché a un certo momento, verso la fine del decennio in cui ha governato, le circostanze del momento hanno cominciato a giocargli contro. Non è stato capace di assumersi la responsabilità delle sue decisioni e il suo prestigio è stato sotterrato da un ciclo di lotte cominciato nel 1997 che ha avuto il suo apice nella sollevazione popolare del 19 e 20 dicembre del 2001, quella che ha cacciato dalla presidenza il suo successore Fernando de la Rua.
Con il fracking, i megaprogetti minerari e le monocoltivazioni di soia accade qualcosa di simile. Per dieci anni, grazie ai prezzi alti delle commodity, l’economia sembra funzionare e c’è denaro sufficiente a pagare le politiche sociali che mitigano la povertà senza realizzare cambiamenti strutturali. Ma i sostenitori di questo modello possono guardare in faccia le Madri di Ituzaingó, che hanno visto morire i loro figli a causa degli effetti dei pesticidi, e dire loro che sono vittime di un «pensiero regressivo» e «reazionario»?
Le Madri di Ituzaingó, un quartiere operaio della periferia di Córdoba circondato di campi di soya, hanno percorso la periferia bussando porta a porta quando hanno cominciato a vedere morire i loro figli e hanno scoperto che gli indici di presenza del cancro erano 41 volte superiori a quelli della media nazionale. Per diversi anni nessun organismo dello stato ha accolto le loro denunce. «A Ituzaingó ci sono 300 malati di cancro, nascono bambini con malformazioni, l’80 per cento di loro ha sostanze agrochimiche nel sangue e il 33 per cento delle morti sono causate da tumori», ha detto Sofia Gatica in una recente iniziativa contro le miniere a Buenos Aires, conclusa lo stesso giorno in cui Página 12 difendeva il fracking.
Con il trascorrere degli anni, Gatica ha ricevuto, per conto delle Madri, il Premio Goldman, uno dei riconoscimenti più importanti del mondo per coloro che lottano in difesa dell’ambiente. I padroni delle coltivazioni di soya sono stati condannati, la giustizia ha riconosciuto la contaminazione e il governo si è pronunciato. Nel frattempo, un immenso dolore affligge le madri del quartiere e di molti altri paesi dell’Argentina della soya. Le madri di Ituzaingó non sono ambientaliste né appartengono ad alcun partito della sinistra, non appoggiamo la destra né sono contro il governo. C’è un’altra logica, quella della dignità.
Tra i progressisti della regione (sudamericana, ndt) si è imposta una logica perversa: misurare le cose in base al fatto che producono benefici per la destra o per il governo. È stato questo l’atteggiamento scelto da alcuni politologi di fronte alle manifestazioni di massa del giugno scorso in Brasile. La sola bussola per non perdersi è l’etica. Oggi il suo ago indica la rotta contro i megaprogetti minerari e l’estrattivismo, non importa chi ci sia al governo.
* Quotidiano argentino progressista di grande prestigio, anche internazionale, che fu fondato alla fine degli anni Ottanta da Horacio Verbitsky, Osvaldo Soriano e Jorge Lanata e altri. Ospita regolarmente articoli di Juan Gelman, Eduardo Galeano, Osvaldo Bayer, Rodrigo Fresan, Juan Sasturain, Juan Forn e altri rilevanti scrittori e giornalisti sudamericani.
Fonte: la Jornada.
Traduzione per Comune-info: m.c.
Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte de los de abajo e delle società in movimento, è un giornalista del settimanale Brecha e collabora con molte altre testate di diversi paesi. In Italia scrive per Comune-info, dopo aver collaborato per dieci anni con Carta. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità nei siti e nelle lingue di tutto il mondo. In Italia sono usciti anche diversi dei suoi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi.
Gli altri articoli di Zibechi su Comune-info: https://comune-info.net/autori/raul-zibechi/
La censura di Pagina 12. Solidarietà con il giornalista Darío Aranda
La Rete nazionale dei Media alternativi argentini (Rnma) esprime solidarietà a Dario Aranda, giornalista di Pagina 12, che ha subito una serie di rappresaglie da parte della direzione del quotidiano. Darío è un giornalista che si è sempre preoccupato di denunciare gli affari delle megaimprese minerarie, l’uso delle sostanze agro-tossiche e i soprusi che colpiscono le diverse comunità indigene che difendono i propri territori contro le multinazionali e i loro soci locali con la complicità dei governi. La direzione di Pagina 12, con Tiffenberg, Andrés Osojnik, ha utilizzato il pretesto dei “criteri giornalistici” per censurare gli articoli di Aranda e mettere sotto silenzio molte lotte. La Rnma esige che la direzione di Pagina 12 cessi la persecuzione nei confronti di Aranda e si mette a disposizione del giornalista e del sindacato per gli atti che considereranno necessari per porre fine ad azioni che giudichiamo discriminatorie e lesive dell’attività e dell’indipendenza del giornalismo.
Il LINK della Campagna No Fracking in Italia: http://www.nofracking.it/campagna-italia/
DA LEGGERE
Fracking, cos’è e quali sono i rischi.
Il fracking e la roccia dei Mapuche di Darío Aranda, da Comune-info
La banda del buco di Alberto Zoratti, da Comune-info
Si cominciano vedere gli effetti del fracking a Vaca Muerta (articolo in spagnolo)
L’allarme degli scienziati: il fracking provoca terremoti.
DA VEDERE
Le comunità mapuche occupano i pozzi della Chevron a Vaca Muerta, nella provincia della Patagonia argentina del Neuquén
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=b2T2Cv_tlLk[/youtube]
Gasland, il film di Josh Fox sul fracking negli Usa con sottotitoli in italiano
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