Il forum sociale ha cominciato ad articolare i suoi dibattiti. Ora tutti sanno che a Tunisi c’è un grande evento mondiale, non solo gli abitanti della città che sono stati direttamente coinvolti in questa invasione di popoli. La televisione tunisina ne parla infatti dal mattino alla sera e i quotidiani di oggi aprono tutti con foto ed editoriali sugli altermondialisti che dal lontano Porto Alegre sbarcano oggi a Tunisi.
Il confronto è obbligatorio. Innanzitutto per il forum in sé, per le modalità dello stare insieme. L’entusiasmo è lo stesso, il campus universitario è vivo e fantasioso come allora, e come allora i suoi viali sono percorsi continuamente da piccoli cortei tematici, di cui spesso capiamo ben poco perchè parlano, urlano o cantano in arabo. Le donne, invece, sono molto più protagoniste, sia dal punto di vista della quantità, sia per i ruoli di primo piano che qui a Tunisi rivestono: incredibile ma vero, le relatrici in moltissimi dibattiti sono assolutamente maggioritarie.
La musica è ovunque
La musica è ovunque, e a volte organizzata con orchestre di un certo livello, come quella palestinese. Ma i dibattiti ci dicono che Porto Alegre è lontana. Qui non ci sono i relatori internazionalmente conosciuti, come quelli de Le Monde Diplomatique, che in Brasile facevamo a gara per andare a sentire. Non c’è stata trattativa tra le delegazioni dei diversi paesi per gestire gli spazi più importanti.
A Tunisi tutte le organizzazioni che hanno proposto work-shop o seminari hanno trovato spazio in una delle decine e decine di sale del campus e i contenuti dei dibattiti privilegiano naturalmente le rivoluzioni arabe e l’Africa. Soprattutto, la discussione non è più sulla globalizzazione capitalista, sull’analisi della finanziarizzazione dell’economia e le conseguenze sulla vita dei cittadini e dei lavoratori. Tutto ciò è dato per scontato, le analisi sulle politiche neoliberiste sono note e condivise, perchè già se ne sono pagati i prezzi. Interessa molto, invece, capire meglio cosa avviene in paesi come l’Egitto, la Siria, la Libia, dove già il social forum della regione si candida ad ospitare il prossimo appuntamento mondiale. E a loro, ai tunisini, interessa misurarsi sulla ricostruzione di un paese, dal punto di vista sociale come istituzionale.
I minatori tunisini
Così, puoi seguire il confronto tra le lotte dei minatori tunisini, che hanno in qualche modo dato il via alla rivoluzione nel 2008 con una lotta durissima e che ha coinvolto donne, giovani, famiglie intere, e i lavoratori del Sud Africa e del Quebec, che raccontano le contraddizioni con cui si sono dovuti misurare rispetto alla drammatica questione che dovunque si pone, cioè quella che a volte ti chiede di scegliere tra lavoro e ambiente.
Oppure puoi seguire un interessantissimo dibattito, quasi una lezione universitaria, tra giuristi della Tunisia, Marocco e Brasile, che anche qui ha uno spazio privilegiato, anche se Lula ha dovuto sacrificare la sua presenza a Tunisi, a favore di quella di una riunione del Mercosur.
Appassionante, in ogni caso, la discussione sulle costituzioni e la differenza fondamentale tra democrazia formale e sostanziale. Qui, giustamente, devono molto curare la parte formale, quella scritta, quella dei principi, ma sanno anche che è urgente la connessione con la vita reale dei cittadini, con una disoccupazione drammatica che colpisce in particolare i giovani. Al forum sociale ce ne sono moltissimi. Sono i volontari che lavorano per ospitarci e sperano che questo incontro li renda più forti culturalmente e socialmente. Ma non è facile per noi capire quanto sono, invece, i ragazzi disperati, che, a causa della povertà che si estende inesorabilmente, già hanno perso le speranze nella rivoluzione.
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