Partendo dai dati sull’invecchiamento della popolazione, c’è chi propone grandi investimenti per costruire appartamenti di lusso per anziani clienti danarosi. Accade in Veneto ma la logica è diffusa ovunque. Presentato al Festival del Cinema di Venezia, Effetto Domino si inscrive a pieno titolo nella rassegna dei grandi film italiani di racconto del reale e di pensiero critico sul tempo che abbiamo in sorte di attraversare
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Esistono, di questi tempi, almeno due modi molto interessanti per conoscere quale sia lo stato delle cose su nel Nord Oriente d’Italia. Il primo è leggere un paio di libri. Uno splendido volume corale con molti interventi che vanno dal saggistico al narrativo al poetico all’illustrazione, uscito da poche settimane col titolo Lettere da Nordest1. Un romanzo pubblicato nel 2015 dallo scrittore padovano Romolo Bugaro, che oggi torna all’interesse del pubblico grazie alla sua trasposizione cinematografica. Il secondo modo è andare al cinema per vedere il nuovo, importante film di Alessandro Rossetto, secondo lungometraggio dopo Piccola patria (2013).
Rossetto e la cosceneggiatrice Caterina Serra trasportano, con scelta molto efficace, il racconto di Bugaro in una dimensione internazionale, mantenendone al contempo la piena ambientazione veneta, tanto che quasi tutto il film è recitato in dialetto padovano (con sottotitoli).
Il geometra Gianni Colombo (Mirko Artuso), che si presenta in scena all’apertura del film mentre stacca dal muro i crocifissi delle stanze di un albergo in dismissione, ha una proposta da fare all’imprenditore edile Franco Rampazzo (Diego Ribon). Partendo dal dato socio-demografico che rende evidente l’invecchiamento della popolazione, Colombo propone di rilevare un’enorme area nella quale si trovano vari alberghi da demolire, per costruire 2.500 appartamenti di lusso per anziani clienti danarosi che vogliano illudersi di essere ancora giovani. Un affare da 200 milioni di euro, che l’imprenditore, ex-muratore, non esita ad accettare, coinvolgendo anche una serie di soci, oltre alla moglie e alle figlie che lavorano con lui. I terreni vengono acquisiti. I permessi edilizi ottenuti, non senza allungare qualche mazzetta dentro gli uffici tecnici dei comuni interessati. I lavori di demolizione hanno inizio e si può già cominciare a pensare che presto potranno partire quelli di ricostruzione.
Tutto bene, in apparenza. Fino a quando una solerte e implacabile funzionaria di banca (Lucia Mascino) non convoca Rampazzo a Milano per comunicargli che l’istituto ha deciso di revocare la disponibilità al prestito che in origine aveva dato per far partire l’impresa, bloccando contestualmente l’operabilità dei conti. A nulla valgono i tentativi di Rampazzo di far entrare nel colossale affare il ricchissimo giovin signore Marcello Fabris (Stefano Scandaletti). Nel frattempo i soci di Hong Kong cominciano ad innervosirsi e il sassolino che ha cominciato a rotolare dopo l’annuncio del ritiro della banca diventa a poco a poco una frana che avrà effetti disastrosi e per qualcuno letali.
Romolo Bugaro è di professione avvocato e si occupa in particolare di diritto bancario e societario e ristrutturazioni aziendali. Conosce quindi alla perfezione una materia che ha riportato in un romanzo che, a tratti, così come anche il film di Rossetto, sembra un manuale di istruzioni su tipi umani, comportamenti, strategie, psicologie e limiti della società veneta. Nella quale, come sempre, anzi, più di epoche anche immediatamente precedenti a questa, l’unica religione che non teme di perdere i suoi fedeli è quella che ha gli “schei” (i soldi) come idolo di riferimento.
Effetto Domino è un ritratto agghiacciante, puntualissimo e impietoso, profondo e critico di un mondo in cui l’etica del lavoro ha lasciato il passo, forse irrimediabilmente, all’enfasi (più amorale che immorale) della crescita a qualsiasi costo, anche là dove non ce ne sarebbe bisogno. Un mondo in cui si scaverebbero buche per poi riempirle, pur di mantenere attiva quella specie di endorfina sociale che pare tutti anelino come e più dell’aria e che tuttavia rischia di portarci tutti alla catastrofe (al punto che lo stesso Rampazzo uscirà di scena aprendo le braccia a guisa di crocifisso e gridando “Lavorare! Lavorare!”).
La splendida fotografia di Daniel Mazza, così come le scenografie di Leonardo Scarpa e i costumi (soprattutto nella parte finale) di Marianna Peruzzo rendono di rara densità cinematografica una vicenda e alcuni personaggi di grande drammaticità. Oltre a quelli già citati, ma davvero non c’è un interprete fuori posto nemmeno nelle scene più brevi o di raccordo, vanno ricordate almeno le tre donne che accompagnano la vita di Rampazzo, cioè la moglie (Nicoletta Maragno) e le figlie (Maria Roveran e Roberta Da Solier) e Shi Yang Shi, bravissimo giovane attore cinese che interpreta il rappresentante in Veneto della società di Hong Kong interessata nell’affare. Molta musica di Vivaldi, oltre alla colonna sonora composta per il film, scandisce i passaggi della vicenda, divisa in cinque capitoli con la voce fuori campo di Paolo Pierobon che ne racconta sfumature e retroscena.
Presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, Effetto Domino si inscrive a pieno titolo nella rassegna dei grandi film italiani di racconto del reale e di pensiero critico sul tempo che abbiamo in sorte di attraversare.
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1 LETTERE DA NORDEST. A cura di Cristiano Dorigo e Elisabetta Tiveron. Contributi di: Ubah Cristina Alla Farah, Gianfranco Bettin, Francesca Boccaletto/Roberta Cadorin, Antonio G. Bortoluzzi, Alessandro Cinquegrani, Elisa Cozzarini, Fulvio Ervas, Angelo Fioramo, Patrizia Laquidara, Luigi Nacci, Silvia Salvagnini, Giacomo Sartori, Tiziano Scarpa, Federica Sgaggio, Gian Mario Villalta, Stefano Zangrando. Postfazione di Francesco Jori. Helvetia Editrice. Venezia Marghera, 2019.
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EFFETTO DOMINO (Italia, 2019), durata: 104’
regìa: Alessandro Rossetto
soggetto e sceneggiatura: Alessandro Rossetto, Caterina Serra
liberamente ispirato al romanzo Effetto Domino di Romolo Bugaro edito da Marsilio Editori
fotografia: Daniel Mazza
montaggio: Jacopo Quadri
musiche: Alessandro Cellai, Valerio Vigliar, Maria Roveran
scenografia: Leonardo Scarpa
costumi: Marianna Peruzzo
prodotto da Francesco Bonsembiante per JOLEFILM con Rai Cinema
con: Diego Ribon, Mirko Artuso, Maria Roveran, Nicoletta Maragno, Roberta Da Soller, Olivier Rabourdin, Lucia Mascino, Marco Paolini, Andrew C. NG, Shi Yang Shi, Valerio Mazzucato, Stefano Scandaletti, Silvio Comis, Vasco Mirandola, Vitaliano Trevisan, Giancarlo Previati e la voce di Paolo Pierobon
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