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Come noto, il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale è purtroppo in maggioranza gestito tramite i centri di accoglienza straordinari (Cas). All’interno del sistema dei Cas la prima distinzione che può essere fatta è tra piccoli centri gestiti in modalità in rete e centri collettivi. Questi possono accogliere anche centinaia di persone. “Negli anni però gli schemi di capitolato d’appalto per la gestione delle strutture non hanno favorito questa modalità di accoglienza, anzi hanno fatto l’esatto contrario”, scrive Open polis (leggi Le gare d’appalto e il declino dell’accoglienza diffusa).
Tra il 2020 e l’agosto del 2023 le prefetture italiane hanno emesso oltre 7mila 200 bandi, ma molte sono andate deserte. Del resto da tempo i capitolati d’appalto previsti dal ministero dell’interno svantaggiano l’accoglienza diffusa. I prezzi infatti sono inferiori a quelli previsti per i centri più grandi a fronte di servizi più costosi da offrire.
Le ragioni per cui i gestori non si presentano alle gare, spiega Open polis, sono diverse: da un lato gli importi per la gestione in modalità in rete sono meno attrattivi rispetto a quelli proposti per i centri collettivi, dall’altro negli anni sono stati ridotti, fino quasi ad annullarli, anche i servizi previsti per gli ospiti. “La conseguenza è che i Cas sono diventati sempre più delle strutture di permanenza senza alcun tipo di servizio di integrazione. Molti operatori però non sono disposti a fornire questo tipo di servizio…”.
Il fatto che una o più gare vadano deserte rappresenta un grosso problema per le prefetture. In molti casi le gare sono state ripetute: sono almeno cinquanta le prefetture che, nel periodo considerato, hanno riscontrato problemi di questo genere, cioè quasi la metà. Il fenomeno si è manifestato con particolare gravità in alcuni territori tra cui Prato, La Spezia e Varese.
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