Prima gli italiani, la loro cultura non è compatibile con la nostra, se perdiamo identità non avremo futuro… Alcune delle risposte un po’ deliranti, ricche di stereotipi e pregiudizi, che rimbalzano ovunque in questi tempi grigi fanno pensare a quel brano di Ralph Linton, antropologo, scritto un po’ di anni fa avendo in mente il cittadino comune statunitense (ma potrebbe essere di qualsiasi paese europeo). Un testo che dovremmo leggere, rileggere e far circolare: la sua valenza un po’ umoristica scava in profondità più di tante analisi
di Ralph Linton*
“Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria dell’India; o di lino, pianta originaria del vicino Oriente; o di lana di pecora, animale originariamente domesticato nel vicino Oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Si infila i mocassini inventati dagli indiani e va nel bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee e americane. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche.
Tornato in camera da letto, prende i suoi vestiti da una sedia il cui modello è stato elaborato nell’Europa meridionale e si veste. Indossa indumenti la cui forma derivò in origine dai vestiti di pelle dei nomadi delle steppe dell’Asia, si infila le scarpe fatte di pelle tinta secondo un procedimento inventato nell’antico Egitto, tagliate secondo un modello derivato dalle civiltà classiche del Mediterraneo; si mette intorno al collo una striscia che è un vestigio sopravvissuto degli scialli che tenevano sulle spalle i croati del diciassettesimo secolo.
Andando a far colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che sono un’antica invenzione della Lidia. Al ristorante il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina, il suo coltello è di acciaio, lega fatta per la prima volta nell’India del sud, la forchetta ha origine medievali italiane, il cucchiaio è un derivato dell’originale romano. Prende il caffè, pianta abissina e mangerà delle cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento, originario dell’Asia minore.
Quando il nostro amico ha finito di mangiare, si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un abitudine degli indiani d’America, consumando la pianta addomesticata in Brasileo fumando la pipa, derivata dagli indiani della Virginia o la sigaretta, derivata dal Messico.
Può anche fumare un sigaro, trasmessoci dalle Antille, attraverso la Spagna. Mentre fuma legge le notizie del giornale, stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania.
Mentre legge se è un buon cittadino conservatore ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano”.
Brano citato in L’ identità etnica: storia e critica di un concetto equivoco, un bel libro (La Nuova Italia Scientifica) dell’antropologo Ugo Fabietti, scritto nel 1995.
*Antropologo statunitense
DA LEGGERE
https://comune-info.net/2016/11/migranti-alfabeto-di-un-mondo-diverso/
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