I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo. È da questa riflessione formulata un centinaio di anni fa da Ludwig Wittgenstein che è nata l’idea di “Spazi di significati“, una delle rubriche più belle e preziose di Melting Pot, tutta dedicata alle parole. Parole che creano significati, li riproducono e, allo stesso tempo, sono il punto di partenza per comprendere il nostro mondo e decostruirne la naturalezza, l’oggettività data. La fa vivere un gruppo di studios* e ricercatrici/tori legat* ai saperi dell’antropologia, della geografia e della linguistica con l’intento di far crescere un luogo di incontro interdisciplinare e di riflessione comune. Mara Degiorgi ne parla in una breve video-intervista con Silvia Gangitano del Laboratorio di studi urbani dell’Università di Ferrara
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Nel settembre del 2020 da alcune redattrici di Melting Pot nasce l’esigenza di aprire la rubrica “spazi di significati“. Il gruppo redazionale è composto da studiose e ricercatrici legate ai saperi dell’antropologia, della geografia e della linguistica.
In questa intervista Mara Degiorgi, antropologa e geografa ne parla con Silvia Gangitano, collaboratrice del Laboratorio di studi urbani a cura di Giuseppe Scandurra, un centro specializzato del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara che ha la finalità di produrre analisi scientifiche nell’ambito degli studi urbani.
“Sentivamo la necessità – spiega Mara – di prenderci il tempo per analizzare le parole che utilizziamo correntemente e a volte superficialmente. Nel contesto della migrazione c’è un abuso di parole e la necessità di una decostruzione delle parole che vengono usate“.
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