Che ne direste di un bell’hamburger di carne senza carne? Potreste assaggiarlo facilmente a New York per meno di 15 dollari, ma l’estate scorsa l’inviato del Venerdì di Repubblica l’ha provato in California: “Ho mangiato il futuro e mi ha lasciato uno strano retrogusto… ma il sapore non potrà che migliorare”. Quel futuro commestibile lo produce Impossible Food, un’aziendina che Google ha tentato di comprare per 300 milioni di dollari, niente da fare. Bill Gates, meno ingordo, s’è limitato a un investimento più modesto: 200 milioni. Nessuno di questi signori è solito sperperare soldi, quindi tanto appetito illustre non si spiegherebbe senza la certezza di un allargamento planetario dei mercati. Inoltre, come i lettori di Comune più attenti sanno bene, l’industria della carne è un vero flagello per la salute, l’ambiente e gli animali. Siamo di fronte a un cambiamento epocale? Forse, ma la realtà, come spiega magistralmente Silvia Ribeiro, è assai differente. Il business degli imitatori vegetali high tech nasconde segreti inquietanti e potenzialmente più nefasti di quello del suino macinato. Sono legati al processo di ingegneria genetica che produce l’heme, l’ingrediente chiave dell’hamburger al sangue verde
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di Silvia Ribeiro
L’industria della carne è un grave problema per la salute, l’ambiente e per gli animali che sono costretti a vivere tutta la loro vita in condizioni deplorevoli. Per tutte queste ragioni, sempre più persone scelgono di mangiare meno carne o di abbandonare totalmente il suo consumo. Davanti a questa domanda, l’industria dei sostituti vegetali della carne cresce molto rapidamente, ma sono davvero migliori?
Ad esempio, il cosiddetto hamburger impossibile (Impossible Burger) dell’impresa high-tech Impossible Foods, nella quale molti operatori provengono dall’industria biochimica e informatica più che da quella alimentare, è uno dei prodotti di questo fiorente mercato. Lo presentano come completamente vegetale, ma con una salsa segreta che lo fa sanguinare e con un sapore e un colore molto simili a quelli della carne.
L’ingrediente che gli dà questo effetto, la leghemoglobina (abbreviata in inglese SLH o semplicemente heme), è in questo caso un prodotto derivato dall’ingegneria genetica che non è stato approvato come sicuro per la salute umana dall’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali degli Stati Uniti (FDA nel suo acronimo inglese): malgrado ciò, dal 2016 l’azienda lo ha messo sul mercato.
La questione è venuta alla luce per un articolo del New York Times dell’8 agosto 2017, a partire dal quale le organizzazioni Amigos de la Tierra e Grupo ETC hanno ottenuto, mediante la legge di accesso all’informazione, i documenti che l’impresa ha presentato alla FDA, nel tentativo di ottenere la sua approvazione (tinyurl.com).
Secondo quanto ha spiegato Jim Thomas, del Grupo ETC, la FDA ha detto a Impossible Foods che il suo hamburger non raggiunge gli standard di innocuità, e l’impresa ha ammesso di non conoscere tutti i suoi ingredienti. Anche così, lo ha venduto a migliaia di incauti consumatori. L’azienda dovrebbe ritirare dal mercato i suoi hamburger fino a quando la FDA non stabilisce la sicurezza del prodotto e dovrebbe porgere le sue scuse a coloro che sono stati messi a rischio.
La leghemoglobina usata per questo hamburger, è una proteina creata in laboratorio che ne imita una presente nella radice delle piante di soia, ma viene prodotta, all’interno di serbatoi, da microbi alterati mediante la biologia sintetica. Nei documenti presentati dall’azienda alla FDA, l’agenzia ha avvertito che secondo i dati forniti, l’heme, ingrediente chiave dell’hamburger, non rispetta gli standard per lo status di sicurezza generalmente riconosciuti (GRAS, nel suo acronimo in inglese). L’impresa ha ammesso che nel processo di ingegneria genetica per l’heme, si erano generate 46 proteine supplementari inaspettate, nessuna delle quali era stata valutata nel dossier presentato alla FDA. Per evitare che la FDA respingesse la richiesta, l’impresa l’ha volontariamente ritirata, assicurando che avrebbe realizzato nuovi test, che attualmente assicura di aver realizzato con successo – in esperimenti di alimentazione con topi da laboratorio- ma, malgrado questo, lo studio non è pubblico. Anche se l’azienda sostiene che la proteina contenuta nella soia è stata consumata per molto tempo e non sono noti effetti avversi, la versione costruita mediante biologia sintetica, così come le proteine supplementari inaspettate, sono sconosciute e hanno un potenziale allergenico e altri sconosciuti.
Il caso di questo hamburger vegetale sanguinante è significativo dello sviluppo in questo settore. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di alternative sostenibili, ma in molti casi sono sostituti con ingredienti che sono stati secreti, in vasche di fermentazione, da microbi o lieviti alterati geneticamente mediante la biologia sintetica: un settore scarsamente o per nulla regolamentato, nel quale non esistono neanche norme di biosicurezza adeguate a questo processo industriale nuovo e per nulla naturale. Altri esempi dello stesso tipo sono i sostituti che imitano il latte vaccino prodotti dall’azienda Perfect Day o gli albumi di Clara Foods, entrambi prodotti con biologia sintetica.
Sono aziende che cercano di approfittare commercialmente delle lacune normative e della critica e della sensibilità di sempre più persone davanti alla produzione industriale di carne e alla crudeltà degli allevamenti, ma senza spiegare che il processo di produzione si basa su tecnologie rischiose, sia in questi che in altri casi, come quelli che producono carne in laboratorio, un’altra avventura di alta tecnologia che implica rischi sulla salute che non sono stati valutati.
Il motore di questo settore industriale è che il mercato dei sostituti dei prodotti animali è enorme e in rapida crescita: il fondatore della Impossible Foods stima che, in pochi anni, sarà di miliardi di dollari. Sicuramente è anche il motivo per cui Impossible Foods ha ottenuto investimenti per 200 milioni di dollari da parte di Bill Gates, Khosla Ventures e anche dal miliardario di Hong Kong, Li Ka-Shing, ai quali questo mese si sono aggiunti ulteriori 75 milioni di dollari dal fondo di investimento sovrano di Singapore (NYT).
La messa in discussione dell’allevamento industriale degli animali è completamente giustificata per una vasta gamma di ragioni, ma non abbiamo bisogno di cambiarlo per un’altra industria nociva e rischiosa. La produzione contadina, agro-ecologica, di pastori e pescatori artigianali, ci offre abbondanti alternative reali, sane e provate.
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Monia De Moniax dice
le proteine da cadaveri Animali si chiamano proteine. Le proteine vegetali si chiamano proteine. Se quelle vegetali fossero meno proteiche di quelle cadaveriane, si chiamerebbero contro teine, va senza dirlo. Rinunciare a mangiare cadaveri? Non sia MAI. Vuoi mettere la soddisfazione di addentare il corpo di una povera bestiola torturata ed assassinata peggio di Giulio Regeni e non solo Lui? Ed allora, che si inventano i commercianti di medicinali spacciati per miracoli che vanificano i nefasti danni collaterali provocati dall’ingestione continua di cadaverina? Il cadavere finto, magari, appunto col sangue finto che cola. Ce bella invenzione. Ma l’Inventore della medicina il Grande Ippocrate che dissse? “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo.” In parole povere: l’unica medicina che serve al vivente è il cibo. L’umano è fruttariano, si vede dal tipo di dentatura. I frutti sono tutti quelli che pendono dalle piante, e quando maturi cadono. Quindi anche pomodori, fagioli, fagiolini, fave, cavoletti di bruxelles, melanzane, peperoni, eccetera. Vi basta?
Raffaele C dice
Non diciamo sciocchezze! Mai sentito parlare di valore biologico delle proteine e di amminoacidi limitanti?
enrico palacino dice
L’aumento della richiesta di alimenti vegetali è comunque un dato di fatto. Non bisogna dimenticare che la nostra deve essere anche una ricerca di qualità, questo di per se premia le piccole produzioni.
Marino Vascotto dice
Imitatori, surrogati, pseudoquasi: che bisogno c’è? Abbiamo una varietà di cibi e una cultura gastronomica tali da soddisfare massimamente i piaceri del palato anche da vegetariani. Perché andare in cerca di alternative che, come in questo caso, possono solo che far male a una giusta causa? Certo, diventando vegetariani, com’è successo a me quattro anni fa, si va in cerca di cose nuove, come del resto succede a chiunque apprezzi il buon mangiare, vegetariano oppure no. Ho quindi conosciuto (meglio) la soia, la quinoa, il seitan ed altre numerose bontà, poi ho fatto la mia selezione, ma secondo i miei gusti, non seguendo una logica del rimpiazzo per mantenere le apparenze (perché, poi?). E anche senza cercare nulla di nuovo, diamo un’occhiata al nostro patrimonio gastronomico/culinario: alle voci “antipasti”, “primi” e “contorni” troviamo tanto di quel ben di dio da non far pesare la miseria presente alla voce “secondi”.
Marino Vascotto dice
Si può intravedere anche qualcosa di positivo in questi dati. Se questo mercato è (realmente o potenzialmente) così grande da smuovere capitali enormi e i loro portatori, significa che c’è un’altrettanto grande quantità di persone che desidera (continuare a) mangiare qualcosa che sappia di carne ma che in realtà non lo sia. Ci sono quindi tantissime persone che per motivi etici, ecologici o salutistici (salvo cadere appunto dalla padella alla brace), oppongono un rifiuto al consumo di carne. E questa non può essere che una notizia confortante, salvo poi sentirsi impotenti di fronte a chi ha più possibilità di sfruttare questa tendenza dirottandola verso abitudini ugualmente nocive. E pensare che se qualcuno ha un rifiuto motivato nei confronti del mangiar carne sarebbe quasi fatta… se non fossimo succubi di questo maledetto capitalismo.
Nicola dice
L’hamburger perfettamente simulato, con tanto di sangue gocciolante? Con tutta la ricchezza vegetale esistente e gli infiniti modi per cucinarla? Vegetariani o no, quando ci si vuole chiudere da soli dentro una galera, non c’è scelta alimentare che conti.
franco dice
Ho letto cose demenziali,come”l’uomo e fruttariano”,oppure “nefasti danni collaterali provocati dall’ingestione continua di cadaverina”,ma lo sa questo essere abbastanza stolto che la cadaverine è presente in ogni essere vivente?
Mangiatevi pure la carne vegetale,io preferisco la carne vera,quella buona.
Marino Vascotto dice
Mi sembra abbastanza chiaro che sia l’articolo che i conseguenti commenti sono contro la “carne vegetale” ma anche contro il consumo della carne vera. Se poi qualcuno non ne mangia perché convinto che l’uomo sia fruttariano oppure ha paura degli effetti della cadaverina, faccia pure. Ci sono però motivi ben più seri per non mangiare carne. Anche quella buona.
roberto dice
quando sei un giornalista ignorante manco sai che heme è solo la traduzione inglese dell’eme, molecola normalmente contenuta in emoglobina e mioglobina (sangue e muscoli). tutta questa paura perché è una molecola prodotta da lieviti modificati in laboratorio, ma cone pensate che venga prodotta l’insulina? tritando pancreas di mucca o maiale come 100 anni fa?