di Enzo C. Delli Quadri*
L’arte è l’attività umana volta a creare opere di valore estetico che non necessariamente debba coincidere con il concetto di bellezza. Richiede abilità, ingegnosità, perizia e talento. Un’opera si dice artistica quando suscita una emozione, essendo essa legata a processi creativi e innovativi che nulla hanno di ripetitivo o cosiddetto “normale”. Questo significato di arte riguarda essenzialmente il singolo uomo, l’artista.
Ma un altro significato di arte viene attribuito ad attività umane che, avendo profonde radici nelle tradizioni secolari e da esse traendo linfa vitale per resistere nel tempo, vengono svolte in modo professionale da una o più persone che, nel rispetto di canoni per definiti e codificati nel tempo, prendono il nome di “Maestri d’Arte”.
Nel territorio almosaviano “Alto Molise Sangro Vastese” le attività che possono, senza alcun dubbio, essere assimilate al significato di arte sono: l’arte del cuoio, l’arte della tessitura, l’arte del ferro battuto, l’arte della ceramica, l’arte del bronzo ma soprattutto l’arte del rame.
La lavorazione del rame era molto diffusa in Agnone (Isernia), dove i ramai insieme ai calderai, gli orafi, i fabbri ferrai hanno contribuito a conservare nel tempo le tipiche lavorazioni utilizzate per arredi di edifici pubblici e privati, per ornamento personale, per attrezzi ed utensili da lavoro e da cucina, facendo della cittadina altomolisana il centro più noto in questo settore.
Lavorazione del rame
La lavorazione dei metalli nel Molise è un’arte antica e legata alle tradizioni ed alle esigenze della civiltà contadina. La lavorazione del rame, come del bronzo, ma anche dell’oro, ha avuto un’importanza rilevante per l’economia molisana, soprattutto in quelle zone povere di terre coltivabili in cui l’agricoltura non garantiva un dignitoso tenore di vita. Non a caso questo tipo di lavorazione si è sviluppato nelle località montane, come ad esempio Agnone. Le origini della produzione di rame agnonese sono molto antiche, ma si può affermare che gli artigiani che lavoravano il rame si moltiplicarono con la venuta ad Agnone dei coloni veneziani, e si specializzarono nel cesello artistico delle tine (o conche), dei mestoli (o manieri). Lo sviluppo del settore si ebbe sia per il crescente aumento della domanda del prodotto, sia per la sua ottima qualità, visto che esistevano severe disposizioni a garantirla. Le botteghe più importanti erano quelle della Chiesa di San Marco, degli Antonelli e dei Cerimele. La produzione era molto intensa nel periodo invernale, mentre in estate, in occasione delle fiere, venivano venduti i manufatti.
Il rame lavorato ad Agnone ha trovato nella transumanza uno dei canali per raggiungere i mercati di Puglia e d’Abruzzo. La produzione fu fiorente fino all’unità d’Italia, quando, abbattute le frontiere doganali, i prodotti agnonesi furono soppiantati da quelli delle fabbriche settentrionali, meno costosi, perché prodotti in serie, e più rifiniti. Agnone in passato aveva diverse fonderie di rame disseminate lungo il fiume Verrino: qui i rottami venivano fusi a circa 1.100 gradi ed il liquido veniva versato in rogiuoli di diverse misure.
Attualmente il rame in forma grezza viene importato per essere lavorato da pochi valenti artisti e maestri ramai locali e venduto prevalentemente in loco. Col rame si producono ancora le tine per l’acqua, i bracieri, i piatti ornamentali, i mestoli ed altri utensili sagomati con gusto antico, oggetti particolarmente apprezzati dagli amatori e dagli arredatori di ambienti rustici.
Il rame
Il rame è l’elemento chimico di numero atomico 29. Il suo simbolo è Cu. Con ogni probabilità il rame è il metallo che l’umanità usa da più tempo: sono stati ritrovati oggetti in rame datati 8700 a.C. I pelasgi lo chiamavano pacur (o bacur) Il suo nome italiano invece deriva dal latino parlato aramen (parola già attestata nel 950) per il tardo aeramen, un derivato della voce latina aes che significa “rame” o “bronzo”, nomi conservati in altre lingue di origine indoeuropea. Solo più tardi viene sostituito (Plinio) dalla parola cuprum, da cui deriva il simbolo chimico dell’elemento. In epoca romana la maggior parte del rame era estratta dall’isola di Cipro, realtà che veniva sottolineata con il termine aes Cyprium, “rame o bronzo di Cipro”.
In epoca romana infatti non si faceva alcuna differenza tra il rame puro e il bronzo, la sua lega più importante. Il rame era già noto ad alcune delle più antiche civiltà di cui abbiamo testimonianze, la storia del suo impiego si stima vecchia di almeno 10.000 anni. Un pendente in rame nativo datato attorno al 9500 a.C. è stato trovato in una grotta dei monti Zagros, in Iraq. In Turchia sono stati ritrovati altri oggetti in rame risalenti al 7000 a.C. Segni di attività del raffinamento del rame a partire dai suoi ossidi minerali (la malachite e l’azzurrite) risalgono al 5000 a.C., mille anni prima di quelli relativi all’uso dell’oro.
L’Italia non è un paese ricco di rame, però le miniere, tutte medio piccole, sono presenti sul territorio dello stato. Solitamente in queste cave il rame era in sottili venature, e i minerali estratti non ne contenevano molto. È ben da ricordare che le miniere di rame, come tutte le altre, hanno da sempre influenzato la vita dei minatori e delle persone che vivevano nella zona. Le più importanti in Italia sono: Predoi, Montecatini Val di Cecina: miniera di Caporciano
I prodotti della lavorazione del rame
Vasellame: casseruole, padelle, pentole, secchi, paioli, forme per dolci e budini, alambicchi, caldaie.
Oggetti per l’ arredamento: candelieri, portaombrelli, portavasi, centrotavola, vassoi, orologi, caminetti.
Tecniche lavorative
La prima battitura a mano (martellatura)
Il rame è tra i metalli più malleabili a freddo, per cui esso può essere positivamente lavorato senza riscaldarlo; la ripetuta martellatura incrudisce il rame che diviene più sottile ma anche più duro. Per raddolcirlo, cioè evitare che con la martellatura la lamiera di rame si rompa, si provvede al riscaldamento del pezzo, portandolo a 500 gradi, lasciandolo poi raffreddare lentamente (ricottura) o immergendolo in acqua. Ogni volta che si riscalda un pezzo si ha la perdita di peso, in quanto si verificano fenomeni di ossidazione superficiale. Le molecole del rame reagiscono al colpo del martello di legno (o Mazzuola), tendendo naturalmente a spostarsi dove trovano minore resistenza; quindi se vi è una parte della superficie che è già stata martellata e conseguentemente si è in incrudita, il metallo scorre verso la parte della lamiera che non è ancora stata battuta, che cioè non si è ancora incrudita. Utilizzando queste caratteristiche l’artigiano può quindi distendere la superficie oppure, al contrario ispessirla. Le operazioni di battitura per curvare e/o per piegare la materia prima (la lastra di rame o il rame cavato, derivante dalla lavorazione effettuata in fucina) sono effettuate su differenti tipi di incudini (“cavallo” o “palo”). Quando si vogliono agganciare due superfici di rame tra loro si effettuano delle successive e reciproche piegature.
L’artigiano, usando il solo martello in legno di bosso, riesce a dare alla lastra rilievi anche cospicui, ad allargare, a stringere e a spianare. Un punto particolarmente delicato della lavorazione è il raccordo tra il fondo e il fianco, dove il rame più spesso del fondo cambia direzione e sarà soggetto a particolari tensioni fisiche, dovendo anche subire calore diretto della fiamma. Questo raccordo, a seconda dei casi, può essere ad angolo vivo oppure essere rotondo, con possibilità intermedie con raccordo formato da un tratto diagonale congiungente fondo e fianco (“quara rotta”), oppure senza spigoli vivi (“mezza tonda”). In questi punti, che costituiscono di norma una circonferenza, il battitore effettua non meno di tre giri concentrici di colpi, in modo da rinforzare le parti e nello stesso tempo dare gradualità al passaggio dal maggiore spessore del fondo al fianco del recipiente che va leggermente assottigliandosi verso l’alto.
L’imbutitura
E’ la lavorazione della lamiera che viene deformata a freddo per ottenere una forma cava. Si usano lamiere di rame (o ottone) che grazie alla loro malleabilità possono stirarsi e piegarsi a freddo senza rompersi. Si prepara un blocco di legno cavo secondo la forma desiderata, si appoggia sopra una lastra di rame (o ottone) e si martella con forza il centro della lastra, fino ad ammaccarlo progressivamente. Al termine di questa procedura si ottiene l’oggetto desiderato.
L’oggetto viene pulito immergendolo dentro un bagno di acido solforico (40%) diluito con acqua (60%) (decapaggio) per togliere tutte le impurità derivanti dalle varie ricotture.
Viene quindi ulteriormente lavato con acqua, strofinato con paglietta e detersivo (nell’antica lavorazione si utilizzava la cenere) e lasciato asciugare.
La martellatura
L’ultima lavorazione da effettuarsi con il martello ha soprattutto, anche se non soltanto, fini estetici. Questa martellatura può essere effettuata a colpi molto vicini l’uno all’altro, in pratica senza alcuna soluzione di continuità; in tal modo la superficie non presenta alcun rilievo, e di conseguenza questo tipo di lavorazione è detta liscia. La battitura incrudisce, cioè indurisce, ulteriormente il metallo; essa è sempre fatta sul fondo del recipiente, talora è anche ripetuta sui fianchi. Questi tuttavia possono essere lavorati a colpi, cioè con martellature distribuite in modo regolare, distanziate tra loro, a costruire un ornamento di tipo geometrico, oppure a formare fasi più o meno originali, a presentare motivi ben evidenziati. Se queste linee di martellatura costituiscono vere e proprie figure, lettere di parole e anche qualcosa di più, si usa dire che la lavorazione è a disegno a “rabesco”.
Le ultime lavorazioni
Terminate le operazioni di battitura, l’artigiano provvede ad applicare al recipiente i vari accessori, come ad esempio i manici, e a realizzare l’orlo secondo opportuni procedimenti. Viene applicato un tondino di ferro o di ottone di sezione proporzionata alla dimensione del recipiente sul suo bordo esterno, il quale è fornito di una aletta successivamente ribattuta con l’ausilio di pinze, tenaglie, mazzuola e martello sino ad aggraffare strettamente il tondino e a renderlo del tutto invisibile. Questa operazione rinforza il recipiente e lo rende adatto a resistere a elevate tensioni. Per gli oggetti in cui non è necessario questo rinforzo, ci si limita alla rifilatura dell’orlo. Per il vasellame l’applicazione di ansole (traversine per i paioli, asole per i polentini, manici, maniglie e ponticelli per le padelle) , si effettua in genere mediante chiodatura, ed è quindi necessario bucare con opportuni strumenti il recipiente al di sotto dell’orlo rinforzato dal ferro.
La stagnatura
Se si tratta di utensili da cucina è necessaria la stagnatura, operazione mediante la quale l’intero recipiente viene ricoperto da un sottile strato di stagno che da una parte aumenta la resistenza del rame alla corrosione, dall’altra evita il formarsi di velenosi composti derivati dal contratto del rame con acidi propri di alcuni alimenti. Si cosparge di acido cotto il pezzo e si fa sciogliere lo stagno con un cannello del gas. Con del cotone lo si distende su tutto il pezzo; terminata questa operazione si sciacqua con acqua e si pulisce il pezzo dall’esterno. Alcuni oggetti (padelle e casseruole) vengono puliti con l’utilizzo della pulitrice, stracci di cotone e pasta abrasiva.
La cesellatura
È una fase di lavorazione della lamiera di rame, ancora oggi fatta da alcune antiche botteghe con sistemi che danno pregio e valore al pezzo in lavorazione.
Sono tre i sistemi di cesellatura: a incisione, a semisbalzo e a sbalzo. In tutti il cesellatore procede nel seguente modo: prende un pezzo di lamiera di rame, fa un disegno e con un punzone (piatto o a biglia piccolo) traccia un’incisione, utilizzando un platò di ferro come supporto. La differenza tra i tre sistemi consiste essenzialmente nella diversa profondita’ della cesellatura. Nel primo caso il cesellatore incide in modo leggero il tracciato, mentre negli altri due casi ne marca i punti più importanti per poi procedere allo sbalzo, raggiungendo da 1 sino anche a 5 centimetri di profondità.
Quella vera e propria prevede le seguenti fasi di lavorazione: anzitutto si imbutisce a proprio piacimento la figura con la mazzuola semitonda di legno di bosso, poggiandosi su un cuscino di sabbia, sino a ottenere la profondita’ voluta. Durante questa operazione la lamiera viene ricotta più volte. Poi viene fatta una cassetta di legno grande quanto il quadro, ci si cola della pece greca, quindi vi si appiccica il pezzo di rame e si rifinisce lo sbalzo o il semisbalzo con dei punzoni di legno di bosso o di ferro non taglienti.
Si toglie dalla pece, si ricuoce e si immerge in un bagno di decapaggio, quindi lo si asciuga. Si riempie la parte sbalzata con della pece greca molto dura, si staffa il tutto su un pezzo di legno con delle strettoie, quindi si lascia raffreddare e con dei punzoni si decora la figura a piacere del cesellatore. Con un cannello del gas si scalda fino a far staccare la pece dal rame, lo si immerge in un bagno di decapaggio, si pulisce con paglietta di ferro e detersivo e lo si asciuga. Su un platò di ferro lo si tira in piano per gli ultimi ritocchi. Le ultime fasi della lavorazione prevedono l’immersione in un bagno di brunitura per donare al lavoro la tinta voluta e la lucidatura con paglietta asciutta e lucido particolare.
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Fonti:
– http://www.regione.molise.it/web/turismo/turismo.nsf/0/485B2553BDD4D73BC12575ED00329D72?OpenDocument
– http://www.regione.piemonte.it/artig/eccellenza/dwd/disc_metalli.pdf
– wikipedia
* Questo articolo è stato pubblicato su altosannio.it, magazine online dedicato all’area di confine tra Abruzzo e Molise (territorio almosaviano, “Alto Molise Sangro Vastese”)
DA LEGGERE
Veramente molto interessante, il vostro sito mi piace tantissimo!
Grazie Arianna, sbircia anche qui:
https://comune-info.net/2014/01/ribellarsi-facendo-4/
in particolare questo:
https://comune-info.net/2014/03/la-stazione-comune-dei-mondi-nuovi/
Un caro saluto
Gianluca, Riccardo e Marco
Ci sono artigiani che lavorano il rame su figure personalizzate?
saluti Riccardo.
sono uno studente universitario e sto facendo una ricerca sugli utensili usati dai ramai ,in maniera particolare la ricerca verte sul martello a testa sferica. Vi chiedo se gentilmente potete inviarmi: notizie storia, informazioni con quali materia li è fatto ,manici, dimensioni, fabbricanti, rivenditori,foto del martello e filmati di lavorazione. La ricerca è a scopo prettamente didattico e devo consegnarla entro il 5 febbraio . Appena sostenuto l’esame sarà mia premura inviarvi una copia della ricerca . Il mio numero di telefono 3356466322
Vi ringrazio e vi auguro buone feste
Create conche piccole per souvenir?
Finalmente un articolo completo su i manufatti di rame battuto.Niente a che vedere con i troiai di rame stampato di oggi.