È finalmente venuto anche il tempo di togliere il coperchio al vaso di Pandora su uno dei segreti meglio coperti del mondo del pallone: le violenze e gli abusi che cominciano in tenera età e continuano per tutta la carriera. Un’inchiesta della federazione degli Stati Uniti ha rivelato abusi e aggressioni sessuali che cominciano in tenera età e vanno avanti per tutta la carriera, di cui sono state vittime le giocatrici. Naturalmente, al di là dei casi che investono grandi star del mondo del pallone, questo tipo di violenze – che non riguarda in alcun modo solo le donne e tantomeno solo gli Stati Uniti – non trova grandi ascolti nei media. Pochi sanno che nessuna federazione italiana, ad esempio, prevede l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze. Inoltre, se le donne del calcio, grazie ai movimenti globali di protesta, sono oggi in grado di far sentire la propria voce, per gli uomini è paradossalmente più difficile
![](https://comune-info.net/wp-content/uploads/2022/10/Lilly356.jpg)
Una pratica “pervasiva” e “sistemica” di cattive condotte, abusi e aggressioni sessuali, di cui sono state vittime le giocatrici. Questo è emerso da un’inchiesta della federcalcio americana, condotta dall’ex procuratrice generale degli Stati Uniti Sally Yates. Si scoperchia finalmente il vaso di Pandora su uno dei segreti meglio coperti del mondo del pallone: le violenze e gli abusi che cominciano in tenera età e continuano per tutta la carriera.
Sono agghiaccianti alcuni passaggi del report conclusivo dell’inchiesta pubblicato dal Washington Post, a conclusione di un’indagine che ha coinvolto oltre duecento persone tra calciatrici, allenatori e dirigenti. Come è squallido leggere come tutti i tecnici e i dirigenti accusati dalle giocatrici non siano stati denunciati, né tantomeno allontanati, ma solo spostati da un ruolo all’altro.
Ma cosa ancora più misera è notare come la nostra stampa abbia trattato l’argomento, relegandolo a una questione particolare d’oltreoceano, di una singola inchiesta. E non a un modus operandi generale a fondamento di una struttura gerarchica – quella dello sport – in cui gli abusi sono agli ordini del giorno. Solo in Italia «dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano. Eppure nessuna federazione di casa nostra prevede l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze», dice Daniela Simonetti, presidente di Change The Game, associazione che si occupa proprio di questa delicata questione.
Dal calcio femminile americano a quello italiano il passo è breve, nel mondo dello sport la cultura tossica dello stupro è ovunque. Senza fare nomi, c’è un ex famoso giocatore brasiliano di Serie A condannato a Milano per stupro, in primo grado e in appello, che è fuggito nel suo Paese, da dove sarà difficile estradarlo. O un calciatore che continua a giocare in Serie B come se nulla fosse, nonostante un’accusa di violenza sessuale alla quale ha risposto offrendo ventimila euro di risarcimento per chiudere il processo. Per non parlare della recente rimozione forzata dalla panchina di una nazionale straniera di un noto allenatore italiano che è stato anche Serie A.
Perché il tema è universale. E se le donne del calcio, anche grazie all’aiuto di nuove consapevolezze e dei movimenti globali di protesta, sono oggi finalmente in grado di far sentire la loro voce e di denunciare, per gli uomini è paradossalmente più difficile. Oltre che tabù. Perché si entra nell’ambito dei gusti e delle preferenze sessuali. Preferenze etero-normate che lo sportivo maschio e macho, ben ricompensato rappresentante di valori sociali e pubblicitari reazionari, non può assolutamente mettere in discussione. Ogni riferimento allo squallido teatrino di Casillas e Puyol non è puramente casuale.
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con il magazine on line Valori.it
Un argomento di vecchia data a quanto pare ……. per necessità psico-fisiche iscritta al ” Collana ” ho dovuto, mio malgrado, assistere alle circonvenzioni d’un allenatore pedofilo verso una mia collega preadolescente incapace, come io lo ero, di reagire alle sue avances ….