Approvare e rendere operative le delibere comunali per l’iscrizione anagrafica delle persone senza dimora; avviare un censimento di tutti gli immobili in disuso di proprietà pubblica sul territorio affinché si possa garantire la residenza. Due proposte puntuali per cominciare a difendersi dal decreto Salvini convertito in legge e dare alla parola accoglienza un significato nuovo, a cominciare dai territori e dagli enti locali. Il caso qui raccontato con una lettera riguarda Bari ed è piuttosto importante non solo perché il sindaco, Antonio Decaro, è presidente dell’Anci, ma perché rende visibile un lungo percorso, in cui diritto all’abitare, difesa dei più vulnerabili al di là della propria origine e autogestione prendono forma ogni giorno in diverso modo, incluso lo straordinario non-marchio Sfruttazero
LETTERA APERTA
Gentile Sindaco di Bari, Antonio Decaro, nonché presidente dell’ANCI,
siamo alcune delle tante associazioni e collettivi composte da persone migranti e native, che ogni giorno nella città da Lei amministrata costruiscono e vivono molteplici esperienze mutualistiche e culturali, di supporto legale e scuole di lingua, attività artigianali e di autoproduzione. Si tratta di pratiche solidali, che intrecciano le più variegate problematiche e criticità legate ai flussi migratori, che sostengono vertenze e rivendicazioni per ottenere diritti sociali e civili per tutta la cittadinanza, a prescindere dalla nazione di provenienza, dall’orientamento religioso e sessuale, dal colore della pelle e dallo status giuridico.
Lo scorso ottobre è entrato in vigore il Decreto Legge n. 113 (convertito con modificazioni nella legge 1 dicembre 2018, n. 132), disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza: una combinazione di misure legislative che, tra le altre, abbattono i diritti di difesa e le garanzie in materia di libertà personale, prevedono il prolungamento dei tempi di trattenimento nei Cpr (Centri per il rimpatrio) e l’apertura di numerosi centri di detenzione, cancellano la protezione umanitaria, escludono dal registro dell’anagrafe i e le richiedenti asilo, espellono persone richiedenti asilo dai percorsi di inclusione già avviati restringendo il sistema di accoglienza, privano i e le migranti dei diritti basilari e del permesso di soggiorno, costringendoli all’irregolarità, e quindi a sopravvivere per strada, ad utilizzare rifugi occasionali. Persone sempre più fragili socialmente, più vulnerabili, più ricattabili e più esposti al rischio di diventare corpi e forza lavoro da sfruttare.
https://comune-info.net/2018/11/atto-contrario/
In questi mesi non siamo rimasti indifferenti ed in silenzio. Abbiamo continuato a denunciare pubblicamente gli effetti negativi della Legge sulle condizioni di vita delle persone migranti. Continueremo la battaglia per noi centrale che siamo chiamati a sostenere, ovvero quella volta all’abrogazione dell’intero impianto normativo del cosiddetto D.L. Salvini, attraverso la sua delegittimazione giuridica (l’incostituzionalità), ma anche sociale e politica.
Nel frattempo, però, c’è l’esigenza immediata di supportare e salvaguardare la possibilità di un’accoglienza dignitosa. È urgente poter garantire l’accesso ai diritti elementari e alle tutele minime alle persone.
https://comune-info.net/2019/01/non-in-nostro-nome-appello/
Sulla scia della presa di parola da parte di diversi sindaci sulle criticità di alcuni punti nevralgici della Legge e in funzione di quanto qui sinteticamente descritto, LE CHIEDIAMO DI INTERVENIRE IMMEDIATAMENTE per:
1. rendere operativa la già esistente Delibera della Giunta comunale del 1° novembre 2018 che detta le Linee di indirizzo per l’iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora e senza tetto. L’obiettivo è quello di non privare i cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno provvisorio rilasciato ai migranti richiedenti asilo, ai sensi dell’art. 4 comma 1 del d.lvo 142/15, della possibilità di essere inseriti nello schedario della popolazione temporanea, previsto dall’art. 32 del d.p.r. 223/1989, quale minima misura di tutela dei loro diritti fondamentali, con la possibilità di individuare un indirizzo presso una qualsiasi sede comunale che possa essere valido anche ai fini della richiesta di permesso di soggiorno. Come dichiarato lo scorso 1° novembre dagli Assessori competenti l’obiettivo del provvedimento è regolamentare la concessione di residenza anagrafica e il diritto alla salute, oltre che garantire l’accesso a tutti i servizi di assistenza socio sanitaria e ai programmi di inclusione socio lavorativa che l’amministrazione sta mettendo in campo.
2. avviare un censimento di tutti gli immobili in disuso di proprietà pubblica sul territorio comunale affinché si possa ulteriormente garantire la residenza e favorire il diritto all’uguaglianza formale e sostanziale. Il restringimento del sistema di accoglienza previsto dalla Legge suddetta, la mancanza di una dimora stabile, la privazione dei diritti di base riduce a maggiore marginalità e irregolarità tutte quelle persone già a disagio. L’assegnazione diretta di un’abitazione, seguendo le esperienze virtuose in autogestione già presenti in città, permetterebbe maggiore possibilità di regolarizzazione e avvio di percorsi di inclusione socio-lavorativa, funzionale a rendere Bari una città aperta e senza frontiere, una città solidale e sorridente!
Per avviare un confronto aperto e costruire un percorso collettivo su queste questioni, invitiamo tutt* a partecipare ad un’ASSEMBLEA DOMENICA 17 FEBBRAIO ALLE ORE 18.30 a Villa Roth in via Annibale di Francia 17/B, Bari, uno dei luoghi simbolici del diritto all’abitare, della convivenza comune tra migranti e nativ* insieme!
Per sottoscrivere la lettera come singoli o realtà collettive scrivere a:
Primi firmatari:
Scuola Penny Wirton, Bari; Villa Roth, casa autogestita / Sportello Fuorimercato; Convochiamoci per Bari; Gruppo Lavoro Rifugiati; Associazione Rita Atria, Bari; Solidaria Aps; Masseria dei Monelli / Ortocircuito;
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