di Simone Ogno
Prima di approdare a Roma nel 2008, il Festival Internazionale della Zuppa si è fatto le ossa in giro per il mondo partendo da Lille nel 2001 e attraversando in seguito anche Berlino, Cracovia, Barcellona, Madrid, Francoforte e infine Bologna nel 2004. Domenica 10 aprile torna presso il Casale Garibaldi, sede de La Città dell’Utopia, la nona edizione romana del Festival.
Il Festival tenta di creare un momento di socialità intorno a un piatto popolare e conosciuto in tutto il mondo, mentre i partecipanti al contest zuppesco si contendono l’ambito “mestolo d’oro”. La zuppa è un piatto presente in tutte le tradizioni culinarie del mondo, quasi un filo conduttore che lega tra loro geografie distanti, sottolineando i tratti comuni tra culture locali e al tempo stesso la loro unicità. Il suo carattere popolare è legato a una preparazione che trascende classi e frontiere, poiché bastano ingredienti tra i più umili e basilari per creare una zuppa unica e gustosa: come una comunità in cui ciascuno apporta il suo contributo per il raggiungimento di un risultato comune, e nessuno è più importante dell’altro e dell’altra.
Per noi la zuppa è quindi un alimento che viene dal basso e a sinistra, come sono soliti dire i compagni e le compagne zapatiste. Per questo motivo non possiamo concepire il Festival senza un legame con il mondo e con i territori, con le loro resistenze e loro sfide. Lo scorso anno ci eravamo soffermati sul grande bluff di Expo, il grande evento ospitato a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre 2015. Una kermesse che aveva la pretesa di “nutrire il pianeta” ed essere “energia per la vita”, mentre a maggioranza dei prodotti promossi e venduti proveniva da multinazionali del settore agroalimentare che calpestano i diritti dei propri lavoratori e minacciano le comunità locali che vi si oppongono. Senza contare che dietro la retorica del “buon cibo” erano in mostra catene di punti vendita e, in generale, la grande distribuzione, che portano avanti politiche aguzzine nei confronti dei propri produttori e lavoratori.
A dodici mesi di distanza Expo è arrivata anche a Roma, e lo ha fatto importando il suo modello democratico un po’ come le coalizioni internazionali hanno fatto nel Vicino e Medio-Oriente: distruggendone il tessuto sociale. Expo è arrivata a Roma nella figura di Francesco Paolo Tronca, prefetto che ha guidato Milano durante la kermesse, “un modello vincente” (sic!) che bisognava estendere all’Italia tutta secondo il governo Renzi. Quale laboratorio migliore di una città svuotata di politica come Roma?
I provvedimenti amministrativi attuati dalla giunta Marino, e successivamente dal commissario Tronca, hanno così preso di mira tutte le realtà che in questi anni hanno creato socialità, recuperato luoghi degradati dall’abbandono, promosso cultura e sport accessibili a chiunque, continuando a rendere vivi i quartieri della città di Roma. Stiamo parlando di associazioni, cooperative, spazi sociali nati dalla partecipazione attiva e che sono oggi sotto sgombero e rischiano di vedere spazzato via il patrimonio di relazioni e di comunità costruite. Dedichiamo questo Festival della Zuppa proprio a tutte quelle realtà sociali e culturali e alla loro resistenza di cui siamo parte e che è fondamentale per la vita democratica di Roma, realtà che il 19 marzo hanno gridato a voce alta che Roma non si vende! Le invitiamo a gareggiare al contest zuppesco, a raccontarsi e a portare tutta quella ricchezza che anima i quartieri della nostra città.
Aspettiamo tutte e tutti voi, sia come assaggiatori che come cuochi.
I cuochi partecipanti si contenderanno quattro premi molto ambiti: il mestolo d’oro, il mestolo d’argento, il cucchiaio di legno e il premio del riciclo assegnato dalla giuria bambini. Ad arricchire la giornata ci saranno concerti, artisti di strada, laboratori per tutte le età, spettacoli di teatro, giochi per grandi e piccini.
#ZuppaLiberaTutti
Comune è tra i media partner dell’iniziativa.
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